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A Pompei scoperta casa del ceto medio: piatti e bicchieri nell’armadio chiuso da 2mila anni

Scoperta a Pompei, nella Regio V, una casa appartenuta a una famiglia del ceto medio: nell’armadio, chiuso da 2mila anni, trovate le stoviglie.
A cura di Nico Falco
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La casa scoperta a Pompei (foto Instagram - Gabriel Zuchtriegel)
La casa scoperta a Pompei (foto Instagram – Gabriel Zuchtriegel)

Una casa appartenuta ad una famiglia del ceto medio pompeiano è stata scoperta nel retro del "giardino incantato", lo spazio dipinto col grande larario che fu portato alla luce nel 2018: 5 piccole stanze, più bagno e cucina, che sono rimaste nascoste per oltre duemila anni e sono riemerse grazie alla tecnica dei calchi. La maggiore sorpresa, in un armadio che è rimasto chiuso dal giorno dell'eruzione: all'interno conservava ancora il corredo di stoviglie, tra piatti e bicchieri. A completare l'arredamento un tavolino, un letto, un baule lasciato aperto che probabilmente è stato svuotato all'ultimo momento durante la fuga.

Gli ambienti sono nell'area Nord, nella cosiddetta Regio V; per il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, sono un importante documento per capire come nella cittadina alle pendici del Vesuvio viveva il ceto medio, "persone che tante volte vivevano in affitto e comunque ai margini delle classi più benestanti". Queste condizioni, prosegue Zuchtriegel, erano comuni a gran parte degli abitanti di Pompei, ma nonostante questo si tratta di una realtà che è stata poco documentata. Sui muri della casa non ci sono tracce di pittura e manca anche il pavimento, composto da terra battuta.

"Si riuscì a far adornare il cortile con il larario e con la vasca per la cisterna con pitture eccezionali – ha spiegato Gabriel Zuchtriegel – ma evidentemente i mezzi non bastavano per decorare le cinque stanze della casa, una delle quali fungeva da deposito. Nelle altre stanze, due al piano superiore e raggiungibili tramite un soppalco, abbiamo trovato un misto di oggetti, alcuni di materiali preziosi come il bronzo e il vetro, altri di uso quotidiano. I mobili di legno di cui è stato possibile eseguire dei calchi sono di estrema semplicità. Non conosciamo gli abitanti della casa ma sicuramente la cultura dell'ozio a cui si ispira la meravigliosa decorazione del cortile per loro era più un futuro che sognavano che una realtà vissuta".

Per gli scavi è stata usata la tecnica dei calchi, la stessa utilizzata qualche mese fa per la stanza degli schiavi della villa di Civita Giuliana. Anche in questo caso il gesso ha fatto riapparire gli arredi, persino sette tavolette tenute insieme da uno spago e sigillate con ceralacca, probabilmente documenti. "Pompei è una scoperta continua – ha sottolineato Massimo Osanna, direttore generale dei Musei – ma soprattutto si conferma essere un inesauribile laboratorio di studio e ricerca, che consente di non mettere mai un punto finale alla ricerca, ma al contrario di aggiungere nuovi dati alla storia della città. Il Grande progetto Pompei, con il quale attraverso superiori esigenze di tutela si sono determinati altri scavi, ha consegnato al Parco archeologico un'esperienza e una metodologia che oggi viene perseguita in un regime ordinario, nell'ambito del quale continuano ad emergere eccezionale risultati". Per il ministro per la Cultura, Dario Franceschini, "Pompei davvero non finisce di stupire ed è una bellissima storia di riscatto, la dimostrazione che quando in Italia si lavora in squadra, si investe sui giovani, sulla ricerca e sull'innovazione si raggiungono risultati straordinari".

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