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A Napoli medici in fuga dal 118, Galano: “Da 120 a 30 in due anni, rete emergenza al collasso”

Crisi del 118 a Napoli, rimasti appena 30 medici. Il dirigente Galano intervistato da Fanpage.it: “Servono gratificazioni e tutele, centralizzare l’emergenza”.
Intervista a Dott. Giuseppe Galano
Presidente AAROI-EMAC Campania, dirigente 118 Napoli
A cura di Nico Falco
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Giuseppe Galano, presidente AAROI-EMAC Campania
Giuseppe Galano, presidente AAROI-EMAC Campania

In appena due anni il numero dei medici del 118 di Napoli è crollato: da 120 a 30. Succede così che le ambulanze medicalizzate, che prima erano 13, ora sono appena 6, una delle quali a Capri. Una fuga di massa, quella descritta da Giuseppe Galano, presidente per la Campania del sindacato dei medici anestesisti Aaroi-Emac e direttore della centrale operativa del 118 di Napoli. I motivi sono diversi: mancano gli incentivi, sia professionali sia economici, le risorse sono ridotte all'osso e in questo quadro si aggiungono anche le continue aggressioni ai sanitari. E così il 118 rischia di collassare, tirandosi dietro il sistema sanitario come un castello di carte: senza il primo anello dell'emergenza la pressione finisce tutta sugli ospedali che, perennemente a corto di personale, devono già fare i conti con un'utenza troppo vasta.

Dottor Galano, quale è la situazione del 118 di Napoli oggi?

Oggi un medico del 118 parte soldato e alla fine di una carriera di 30 anni rimane soldato. Non c'è avanzamento, le gratificazioni professionali sono poche o nulle e mancano quelle economiche, che dovrebbero andare di pari passo. Fino a due anni fa avevo una dotazione organica di circa 120 medici, oggi ne ho circa 30. Pochissimi sono andati in pensione, la stragrande maggioranza si è dimessa per andare a lavorare in medicina generale.

Avevamo 13 ambulanze medicalizzate, che erano già poche: il decreto del 2015 per i fabbisogni prevedeva che ce ne fosse una ogni 60mila abitanti, quindi su Napoli avremmo dovuto averne 17. Oggi abbiamo 6 ambulanze medicalizzate, compresa quella di Capri che è fissa sull'isola: a Napoli ce ne sono 5.

Lei ha anche un ruolo sindacale, sicuramente ha parlato con i dimissionari. Cosa le hanno detto?

Questi medici prima sono stati vessati perché era stato chiesto loro, durante il Covid, di restituire l'indennità ricevuta: hanno avuto richieste anche di 100mila euro. Poi c'è stato un chiarimento e non hanno dovuto restituire nulla, ma è ovvio che da una situazione del genere si esca intimiditi. Poi si sono visti togliere l'indennità, che è stata data solo di recente. Parlando di cifre, un medico del 118 non arriva a tremila euro netti al mese dopo 30 anni di carriera; un neo assunto in ospedale parte da 2.500 euro. Alla fine è anche comprensibile che, in queste condizioni, un medico scelga di lavorare altrove, con uno stipendio migliore e sicuramente con meno problemi e preoccupazioni. 

E poi c'è anche la questione aggressioni.

Questo è un problema che si è aggiunto agli altri e ha determinato le dimissioni di massa. Le aggressioni sono aumentate perché il servizio sanitario non garantisce la salute a tutti i cittadini. Il cittadino, quindi, arrabbiato per questo, se la prende con l'operatore del 118 che, secondo lui, non sta facendo quello che ritiene opportuno. Bisogna andare a monte per risolvere il problema.

Il 118 resta un servizio fondamentale, anche a sostegno delle strutture del territorio: nel 2022 abbiamo fatto 28mila cure sul posto, sono 28mila persone che non sono andate in ospedale. 

Cosa servirebbe, secondo lei, per arginare questa situazione e ripristinare il servizio?

Il Governo nazionale ha stanziato 2 miliardi per la sanità, ma sappiamo che, di questi, 1,4 miliardi serviranno per coprire, e a stento, i costi aumentati per l'energia. Come si può pensare che un comparto come la sanità possa essere coperto con risorse di 600 milioni? Anche il governo regionale potrebbe fare qualcosa, come diversificare l'erogazione per tipologia di prestazione e gratificare diversamente l'emergenza. Bisogna agire su un sistema.

E poi c'è anche un'altra cosa: si dovrebbe sfruttare meglio la medicina territoriale, per far sì che sia un filtro per evitare chiamate da codice bianco al 118. I medici di base dovrebbero essere destinate maggiori risorse, in modo che abbiano gli strumenti adeguati per rispondere alle esigenze dell'utenza. Sarebbe poi meglio avere una organizzazione centralizzata dell'emergenza territoriale che comprenda il 118 e la continuità assistenziale, così da ottimizzare al meglio le risorse e le prestazioni.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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