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A Napoli i centri anti-violenza per le donne sono chiusi da 8 mesi: mancano i fondi

A Napoli i centri antiviolenza per le donne sono chiusi dallo scorso luglio perché sono finiti i fondi. Le strutture sono andare avanti in questi mesi grazie al lavoro di volontariato. In corso la nuova gara. L’associazione femminista Non una di meno ha occupato per protesta il centro del Palazzetto Urban. L’assessore Menna: “I numeri verdi funzionano, ma abbiamo pochi fondi”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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A Napoli i centri antiviolenza per le donne sono chiusi dallo scorso luglio perché sono finiti i fondi. Le strutture sono andare avanti in questi mesi soltanto grazie al lavoro di volontariato, ma chiaramente non possono assicurare una copertura quotidiana come avveniva prima. Il Comune di Napoli ha avviato la nuova gara di affidamento. Ma le associazioni femministe protestano contro i ritardi e stamattina, in occasione della ricorrenza della Festa della Donna dell'8 marzo, hanno sfidato la zona rossa, occupando il centro anti-violenza del Palazzetto Urban, al centro storico, dove si trova la sede centrale per le violenze di genere. Un gruppo di donne, dell'associazione Non una di meno, ha esposto uno striscione: “La violenza non va in zona rossa”. Per l'assessore alle Pari Opportunità Francesca Menna: “Il telefono dei centri anti-violenza è attivo. Solo a causa della pandemia c'è stato un ritardo dell'acquisizione dei fondi regionali da cui è dipeso un rallentamento di tutte le procedure per l'assegnazione del servizio. In questo momento stiamo nominando la commissione giudicatrice”.

Le femministe occupano il centro anti-violenza

Nell'anno appena trascorso, intanto, secondo i dati del Comune di Napoli, è aumentato il fenomeno della violenza sulle donne, in corrispondenza con lockdown e zone rosse Covid. “Telefoni spenti, pochi posti letto nelle case rifugio e centri anti-violenza chiusi” sono le principali critiche mosse dall'associazione Non una di meno che oggi ha occupato simbolicamente il centro anti-violenza del Palazzetto Urban. “Da luglio il cav della città di Napoli – spiegano le esponenti dell'associazione – non risponde nemmeno al telefono. Il 12 Febbraio è scaduto l'avviso per il centro antiviolenza di Montecalvario, con un finanziamento di116mila euro per 6 mesi. Non è possibile pensare di finanziare un cav solo per sei mesi. Fino a dicembre l'amministrazione non aveva rinnovato l'appalto per la gestione dei percorsi di fuoriuscita dalla violenza domestica e delle case rifugio. Inoltre, nonostante la Convenzione di Istanbul raccomandi un posto letto in casa rifugio ogni 10.000 abitanti, in Regione Campania ce ne sono solo 13, ognuna con 6 posti. Nella città di Napoli, con una popolazione di circa un milione di abitanti, esiste solo una casa rifugio. Gli sportelli antiviolenza attualmente attivi – raccontano le attiviste – sono garantiti solo per l'impegno delle volontarie senza alcun tipo di riconoscimento istituzionale o retribuzione di sorta”.

L'assessore Menna: “Il telefono funziona, ma pochi fondi”

L'assessore alle Pari Opportunità Francesca Menna, oggi, ha parlato con le manifestanti. “Abbiamo spiegato loro che il telefono è invece attivo. Solo a causa della pandemia c'è stato un ritardo dell'acquisizione dei fondi regionali da cui è dipeso un rallentamento di tutte le procedure per l'assegnazione del servizio. In questo momento stiamo nominando la commissione che dovrà esaminare le domande e procedere all'assegnazione”.

“Il problema principale – spiega Menna a Fanpage.it – è che i fondi per le pari opportunità sono pochi. Il Comune è solo il punto terminale di una filiera ricevendo i fondi dalla Regione, per cui un qualsiasi ritardo nell' erogazione del servizio collegato all'assenza di fondi, dipende dal rallentamento della filiera stessa”. “I fondi – aggiunge Menna – purtroppo ci arrivano con ritardo. Solo oggi possiamo lavorare ai progetti con i fondi del 2019. Il numero verde funziona, gestito dai volontari, che però non hanno l'obbligo di farlo, essendo finiti i fondi. Poi c'è il numero nazionale che gira le chiamate ai volontari dei centri del Comune e agli altri centri convenzionati delle associazioni. Il sistema attiva poi gli assistenti sociali e le case accoglienza”.

Quanti sono i centri anti-violenza a Napoli?

Il Comune ne ha uno centrale e altre 5 postazioni periferiche che dipendono dal primo. Ma il problema è il budget, se avessimo più fondi ne potremmo finanziare di più. Il problema è che i fondi per le pari opportunità sono pochissimi a livello nazionale. Col Recovery fund sarebbe stato importante aumentarli. La parte territoriale è fondamentale nel contrasto alla violenza di genere.

C'è un osservatorio al Comune sulle violenze?

Io sto lavorando per costruirlo. Quando sono arrivata ho trovato solo un tavolo interistituzionale, ma non è mai partito. Abbiamo fatto degli incontri perché il mio obiettivo prima di fine mandato è di metterlo in piedi. Al momento è attivo solo l'osservatorio regionale che si occupa sia di violenza di genere che Lgbt.

Al nuovo Policlinico aperto Centro Antiviolenza

Al Nuovo Policlinico Federico II, attivato da oggi un Centro Antiviolenza presso il Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico dell'Azienda. Un percorso diagnostico terapeutico assistenziale che ha l'obiettivo di fornire una risposta immediata alle donne vittime di violenza, ma anche garantire un servizio di presa in carico globale che tenga conto della sfera psicologica, della tutela dei minori, degli aspetti medico-legali.

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