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A Bagnoli trovati piombo, cadmio, mercurio e arsenico in mare: colpa dell’ex Italsider

Analizzando i sedimenti marini dello specchio d’acqua antistante l’ex sito Italsider di Bagnolil, periferia occidentale di Napoli, l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha determinato la composizione degli agenti inquinanti depositati: si tratta di metalli pesanti come cadmio, mercurio, piombo, zinco, ma anche di arsenico.
A cura di Valerio Papadia
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Metalli pesanti, ma non solo, sedimentati nello specchio d'acqua antistante l'ex sito Italsider di Bagnoli, periferia occidentale di Napoli, dismesso da quasi 40 anni e mai oggetto di un vero intervento di bonifica. Individuare la composizione degli agenti inquinanti nei sedimenti marini è stato l'oggetto dello studio dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) intitolato "The first application of compositional data analysis (CoDA) in a multivariate perspective for detection of pollution source in sea sediments: The Pozzuoli Bay (Italy) case study" e pubblicato su Chemosfere, in collaborazione con l'Università di Napoli Federico II e con l'Università degli Studi del Sannio. Lo studio, che si è avvalso appunto del CoDA, un metodo innovativo di analisi dei dati composizionali, ha permesso di accertare la presenza in mare di cadmio, piombo, zinco e rame.

Non solo: lo studio ha evidenziato anche la presenza di un semimetallo quale l'arsenico, individuando però altre cause per la sua presenza rispetto a quelle ipotizzate fino ad ora. Bagnoli fa parte infatti della caldera dei Campi Flegrei, zona altamente vulcanica, e la presenza di arsenico è da ricercare, sì, nelle fumarole marine, ma non solo. La presenza di arsenico è da individuare, infatti, nel canale di sversamento delle acque di drenaggio di Agnano.

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"Con tale metodologia si è prodotta una mappatura specifica delle sostanze inquinanti, e soprattutto delle sorgenti di inquinamento; anche perché in quest’area vulcanica attiva, caratterizzata da una marcata attività idrotermale con emissioni fumaroliche, l’inquinamento di origine antropica si intreccia fortemente con quello di origine naturale, geo-genico" ha dichiarato Pooria Ebrahimi, dell'Università Federico II di Napoli.

"Sono stati esaminati gli elementi inquinanti contenuti nei sedimenti marini prelevati durante una campagna di monitoraggio eseguita nel 2017 nell’ambito del Progetto ABBaCO. I risultati ci hanno permesso di evidenziare che alcune classi di inquinanti (mercurio, cadmio, rame, piombo e zinco) sono molto diffuse nei sedimenti depositati di fronte all'ex sito industriale" ha invece spiegato, riguardo allo studio, Renato Somma, ricercatore dell'Ingv e primo autore della pubblicazione.

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