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Napoli, a Castel Sant’Elmo arriva la filosofia di Immanuel Kant nella notte dei musei

Sabato 19 maggio alle ore 20.30 l’appuntamento è nella Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo, per la Terza Edizione della Festa dei Musei, promossa dal MIBACT. Il filosofo Giuseppe Ferraro legge alcuni brani della “Critica della Ragion Pratica” di Immanuel Kant. Accompagnamento musicale di Zena Rotundi all’arpa e Francesca Iavarone al flauto.
A cura di Redazione Cultura
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Sabato 19 maggio alle ore 20.30 l’appuntamento è nella Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo, per la Terza Edizione della Festa dei Musei, promossa dal MIBACT. Il filosofo Giuseppe Ferraro legge alcuni brani della “Critica della Ragion Pratica” di Immanuel Kant, commentato nella forma di dialogo corale, con un emozionante accompagnamento musicale di Zena Rotundi all’arpa e Francesca Iavarone al flauto.

Si partirà dal “cielo stellato e la legge morale” ricordando le pagine di Kant, per arrivare al “diritto di ammirazione” contro ogni forma di arbitrarietà e di offesa e di come questa città e chi la abita, debba essere ammirabile. Con la gioia dello stupore della meraviglia per una città che si fa scuola. Il costo d’ingresso al Castel Sant’Elmo è di € 1, la partecipazione all’evento è a offerta libera a sostegno dei costi di organizzazione.

La conclusione della "Critica della ragion pratica" è una delle pagine piú celebri di Kant, sarà il punto di partenza dell'appuntamento partenopeo sotto il cielo di San Martino, a Napoli, dove domina il panorama il Castel Sant'Elmo:

Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io indivisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l’intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connessione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che deve restituire al pianeta (un semplice punto nell’Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall’animalità e anche dall’intero mondo sensibile, almeno per quanto si può riferire dalla determinazione conforme ai fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all’infinito.

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