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“Vorrei vedere tua figlia stuprata”: minacce alla consigliera che critica chi diffonde i video delle presunte borseggiatrici

Diana De Marchi, consigliera comunale in forza al Partito democratico, è stata vittima di insulti dopo essersi schierata contro la pubblicazione di filmati che ritraggono presunte borseggiatrici in metro.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Vorrei vedere tua figlia stuprata", "oppure mettiamo in casa tua tutti gli immigrati e non rompere se ti stuprano": sono solo alcune delle minacce ricevute da Diana De Marchi, consigliera comunale in forza al Partito democratico e presidente della commissione Pari opportunità e diritti civili del Comune di Milano. Da sempre attenta a combattere ogni forma di discriminazione o stigma, De Marchi è stata vittima di insulti dopo essersi schierata contro la pubblicazione sui social di filmati che ritraggono presunte borseggiatrici in metro.

"Siamo tutti consapevoli che essere borseggiati sia una cosa terribile e che vada condannata. Nonostante questa premessa, è necessario comprendere che non sono queste le modalità corrette per contrastare i reati. È necessario fare affidamento sulle forze che sono in campo e che sono competenti sul tema. Nonostante io sia convinta di questo e nonostante condanni qualsiasi forma di violenza e reato, sono stata prima accusata di difendere i ladri e poi oggetto di insulti spregevoli", ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it. 

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Cosa pensa del tipo di narrazione fatta sulle presunte borseggiatrici? 

I video che riprendono le presunte borseggiatrici possono generare violenza. Inoltre lo stesso Questore di Milano ha spiegato che non sono utili alle indagini. Ci sono professionisti: abbiamo persone che sanno come lavorare e come fare le indagini, non bisogna sostituirsi a loro.

È anche per questo che ho chiesto a chi filma questi presunti reati e vuole rendersi utile di inviare questi video alle forze dell'ordine e di non diffonderli, perché esiste già uno stigma nei confronti di rom e sinti e questa attività potrebbe alimentarlo ulteriormente e anche nei confronti di chi conduce una vita onesta e si tratta della maggior parte della popolazione.

C'è poi un altro tema è che quello relativo alla proposta di abolire l'articolo 146 del codice penale che prevede il rinvio dell'esecuzione della pena nei confronti di una donna incinta. Questo articolo, a mio parere, tutela un diritto sacrosanto prevede che sconteranno questa pena in un periodo successivo.

A questo si è aggiunta la proposta di allontanare i bambini alla prima recidiva perché queste donne non sarebbero state in grado di essere buone madri, ma anche in questo caso è una posizione sbagliata e uno stigma ulteriore.

Cosa le è stato risposto quando ha chiesto agli autori dei filmati, di inviare i video alle forze dell'ordine?

Mi hanno detto che le forze dell'ordine non possono fare niente perché non le arrestano mai. Poi, quando l'ho chiesto una seconda volta, mi è stato risposto che avevano provato a parlare con la polizia che si trova nelle stazioni e con gli addetti atm. Hanno spiegato che in quell'occasione, gli era stato spiegato che non potevano intervenire e che quindi era meglio che ci pensassero loro avvisando le persone sui treni e pubblicando video così da aiutare i passeggeri a riconoscere le borseggiatrici.

Ho poi chiesto a uno degli autori di incontrarci così da poter lavorare insieme, ma dopo essere stato aggredito ha disdetto l'appuntamento.

C'è il rischio che questa narrazione contribuisca a incentivare la violenza nei confronti di una categoria di persone, ma anche di chi realizza questi video? 

Sì. Abbiamo ragionato, durante le ultime puntate, anche sul fatto che questi video non hanno portato a niente se non a un'aggressione nei confronti dello stesso autore. Si aggiunto poi un altro aspetto e cioè che verificandosi all'interno di vagoni, anche i passeggeri sono a rischio di aggressione.

Ripeto: c'è il rischio che passi il messaggio che tutti i rom e i sinti siano borseggiatori e borseggiatrici quando non è così. E in questo modo tutto il lavoro che abbiamo fatto e facciamo contro la stigmatizzazione potrebbe andare perso. È vero che ci sono ragazzi e ragazzi che vivono nella illegalità, ma non sono solo rom e sinti. Bisogna lavorare affinché tutti escano da questo campo. Non bisogna dare in pasto ai social alcuni soggetti perché non sono d'aiuto.

Questa narrazione racconta che "siccome le borseggiatrici ci sono e continueranno a esserci, invece di utilizzare le strade normali che non risolvono il problema, si cerca di risolverlo subito autonomamente".

C'è anche un altro tema: per le persone che condividono questi video e appoggiano queste modalità c'è la convinzione che siccome si tratta di donne, a volte incinta, queste siano soggetti più facili da manovrare e come se fosse ovvio che non agiscano autonomamente, ma che lo facciano solo perché condizionate da gruppi e famiglie a commettere reati. Ecco, in un certo senso, l'ho visto anche come un attacco gratuito alle donne in generale.

Dopo le sue dichiarazioni che chiedevano di smettere con filmare e condividere video di presunte borseggiatrici, è stata vittima di minacce? 

Sì. È stato augurato sia a me che a mia figlia di essere stuprate, mi hanno detto che sto dalle parte di chi ruba e ogni giorno che passa le minacce sono sempre più violente. È anche qui, c'è un discorso di genere: le donne che fanno politica sono più soggette, rispetto ai colleghi uomini, di attacchi sui social.

Quali sono le politiche del Comune di Milano per combattere le discriminazioni nei confronti della popolazione rom e sinti?

Come Comune di Milano abbiamo l'obiettivo di superare i campi rom. Per farlo servono risorse economiche, elaborare un patto di legalità, trovare alloggi e procedere con l'inserimento lavorativo. È un percorso che richiede tempo e risorse economiche. Durante la prima puntata della trasmissione televisiva Diritto e Rovescio, in onda su Rete Quattro che si occupata molto del caso delle presunte borseggiatrici, ho avuto la possibilità di parlare con una ragazza di 17 anni, alla quale ho proposto un percorso alternativo. Esistono delle possibilità e delle risorse che il Comune sta cercando di mettere in campo.

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