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Vendevano droga tramite i social, ma truffavano gli acquirenti: incassavano i soldi e sparivano

Nella notte di oggi venerdì 6 ottobre la Polizia di Monza ha eseguito una misura cautelare in carcere nei confronti di sette persone e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: gli indagati sono ritenuti responsabili di aver organizzato lo spaccio di droga utilizzando i canali social.
A cura di Giorgia Venturini
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Le foto della droga con il costo pubblicata sui social
Le foto della droga con il costo pubblicata sui social

Utilizzavano i social per creare un gruppo sul web e vendere sostanze stupefacenti: un vero e proprio canale di spaccio di cocaina, hashish e marjuana. Nella notte di oggi venerdì 6 ottobre la Polizia di Monza ha eseguito una misura cautelare in carcere nei confronti di sette persone e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria emesse dalla Procura di Monza.

Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Monza, supportata dai Reparti Prevenzione Crimine di Milano e di unità cinofile antidroga della Polizia, sono scattate nel maggio del 2022 dando vita all'operazione denominata "Cooper", come il modello di autovettura utilizzata dagli spacciatori. Gli arrestati, attraverso i social media, pubblicavano la vendita "di stupefacenti attraverso i così detti meet up, brevi incontri tra venditore ed acquirente concordati attraverso canali social o di messaggistica istantanea", come spiega la Polizia in una nota.

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Come avveniva lo spaccio di droga sui social

Nel dettaglio, lo spacciatore si nascondeva dietro a un nickname e utilizzava specifici link: gli acquirenti venivano collegati a gruppi creati su alcuni canali social che rimandavano a specifici link con tanto di foto della droga in vendita. Una volta cliccato su questi era possibile vendere e comprare la sostanza stupefacente. Gli agenti sono riusciti a risalire al primo profilo e a un primo canale aperto sui social dove era stato avviato lo spaccio. I primissimi accertamenti hanno permesso di individuare in cittadino italiano di 20 anni residente a Monza. Gli investigatori hanno poi individuato ulteriori due canali social dello stesso tipo, con migliaia di iscritti, tutti gestiti dal medesimo cittadino italiano.

Non solo vendita di stupefacenti: venivano offerti anche documenti e patenti di guida false e servizi dox (dal verbo doxare, scoprire l’identità di un contatto internet anonimo). Poi venivano organizzati gli incontri per la cessione diretta, ossia il così detto "meet up".

Gli spacciatori truffavano i loro acquirenti

L’attività di indagine ha scoperto che il cittadino italiano, in alcuni casi con la complicità di amici fidati, truffava i potenziali clienti: questi inviavano denaro tramite bonifici bancari su conti correnti, anche esteri, per i servizi richiesti e pubblicizzati senza che mai ricevessero la "prestazione acquistata". L'ammontare della truffa si è scoperto arrivare a 60mila euro in sei mesi. Nel corso delle indagini sono state ricostruite e documentate circa 2mila cessioni di stupefacenti, cocaina, hashish e marjuana, per un volume d’affari illecito pari ad oltre mezzo milione di euro.

Chi sono i fornitori di droga

Attraverso dirette attività d’intercettazione si è risaliti anche ai fornitori del cittadino italiano, un gruppo di cittadini marocchini a loro volta anche spacciatori al dettaglio di cocaina ed hashish che a Monza rifornivano il “giro” del cittadino italiano ed erano attivi nello spaccio anche nei comuni di Lissone, Desio, Seregno, Triuggio, Albiate e Carate Brianza, fino alla città di Milano.

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