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Ultime notizie su Alessia Pifferi

Un anno fa veniva ritrovato il corpo di Diana Pifferi, abbandonata in casa dalla madre e morta di stenti

Un anno fa, nel pomeriggio del 21 luglio, il ritrovamento del corpo senza vita della piccola Diana in un appartamento di Ponte Lambro (Milano). La madre Alessia Pifferi l’aveva abbandonata per cinque giorni da sola in casa, lasciandola morire di stenti. Oggi è accusata di omicidio volontario pluriaggravato.
A cura di Francesca Del Boca
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Diana Pifferi
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L'hanno ritrovata nella sua culla, con mani e bocca già annerite. Accanto, un biberon ormai vuoto. Così un anno esatto fa, il 21 luglio del 2022, gli agenti della Squadra mobile di Milano hanno sorpreso il corpo senza vita di Diana, 18 mesi, morta di stenti dopo cinque giorni di abbandono in un appartamento di Ponte Lambro, estrema periferia Est di Milano. La madre, Alessia Pifferi, in quei giorni era andata a stare dal compagno, in un paese nella Bergamasca, lasciando la piccola da sola dentro casa. "Sapevo che sarebbe potuto succedere", le sue prime parole ai soccorritori. "Ho fatto qualcosa che non andava fatto".

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Diana Pifferi, morta di stenti a 18 mesi

Nei giorni seguenti, man mano che proseguono le indagini, questa assurda vicenda si fa sempre più chiara. Emerge che Alessia, 38 anni, aveva già abbandonato la figlia a casa da sola per "essere più libera" e potersi godere le fughe d'amore con il compagno. "Mai per così tanto tempo, però. Al massimo per il fine settimana, dal venerdì al lunedì". E che, quell'ultima volta fatale, la donna aveva in realtà fatto ritorno a Milano dopo qualche giorno dalla partenza, senza però passare a controllare le condizioni della figlia lasciata chiusa nell'appartamento in piena estate. La polizia riferirà di aver trovato il salotto in disordine, i pannolini usati per terra e sul davanzale della finestra. Nel frigorifero solo pezzi di cibo, e una boccetta di tranquillante.

La valigia con gli abiti da sera e la limousine

Uno scenario squallido che contrasta con una valigia nera ritrovata sul pavimento dagli agenti: all'interno ci sono decine e decine di abiti da sera. Ma non solo. I testimoni raccontano che Alessia Pifferi comprava continuamente vestiti molto appariscenti, girava di frequente con auto private da 300 euro a tratta, noleggiava limousine per le sue serate in compagnia. Un tenore di vita in netto contrasto con la modestia dell'abitazione e, soprattutto, con il fatto che la donna fosse ufficialmente disoccupata.

Come si mantiene dunque Alessia Pifferi? Con piccoli contributi in denaro da parte della madre, che vive in Calabria, e forse, secondo quanto stanno appurando gli inquirenti, un giro di prestazioni sessuali nelle quali sarebbe coinvolto un vicino di casa, oggi indagato per favoreggiamento della prostituzione. 

Il compagno di Alessia Pifferi: "Non mi aveva detto che era incinta"

Le risorse economiche della donna, insomma, finiscono in viaggi, cene, abiti e momenti romantici. E soprattutto nella relazione con il 50enne bergamasco in cui Alessia sta investendo non solo denaro, ma anche tutto il suo tempo e tutte le sue speranze di una vita migliore, libera e ricca d'amore. Senza se e senza ma. Per lei,  insomma, è una vera e propria boccata d'aria."Quando veniva da me non portava mai Diana, diceva che voleva respirare un po‘", racconta proprio il compagno, elettricista di Leffe. La relazione tra i due è fatta di alti e bassi. Si conoscono su un sito di incontri nell'agosto del 2020, ma dopo poco Alessia, per errore, rimane incinta di un altro uomo.

"Avevo il sospetto che fosse incinta, data l'assenza del ciclo mestruale e la pancia che aumentava sempre più". Lei nega sempre, per timore che quella relazione finisca. Finché negare diventa impossibile, e Diana viene al mondo proprio dentro l'appartamento del compagno a Leffe, sul pavimento del bagno. "Mi ha detto che nemmeno lei sapeva di essere incinta. Non so chi sia il padre". I due si dividono per un po', ma poi riprendono a frequentarsi. Fino al ritrovamento del cadavere della bambina.

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Il processo per omicidio volontario pluriaggravato

E soprattutto fino al processo nei confronti della 38enne, reclusa oggi nel carcere di San Vittore e accusata di omicidio volontario pluriaggravato. "Alessia Pifferi ha un quoziente intellettivo di una bambina di 7 anni, e le hanno lasciato una neonata", il parere dell'equipe medica dell'istituto penitenziario, che diagnostica "un gravissimo ritardo mentale", evidentemente sfuggito ai servizi sociali e all'intera comunità.

Famiglia in primis. "Alessia deve pagare, per noi non esiste più. Ci ha sempre mentito", sono state infatti le durissime parole della sorella e della madre, che hanno pubblicamente preso le distanze dalla 38enne. "Ha lasciato la bambina per andare a divertirsi, non per un'emergenza. Come ha fatto a chiudere la porta di casa con la bambina dentro, e andare via?". "Mi avete abbandonato tutti", replicherà la stessa Alessia in una lettera dal carcere. "Non siete mai state dalla mia parte. Avevo bisogno di aiuto, e ora sono una mamma e una donna a pezzi".

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