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Uccide una donna e accoltella un collega, il legale di Emanuele De Maria: “Voleva chiedere la semilibertà”

L’avvocato Daniele Tropea ha rivelato che il suo assistito, Emanuele De Maria, il detenuto di Bollate che ha accoltellato un collega e si è tolto la vita gettandosi dal Duomo di Milano mentre era in permesso per lavoro, avrebbe voluto chiedere la semilibertà. Il 35enne è indagato per l’omicidio di Chamila Wijesuriya, 50enne che lavorava con lui.
A cura di Alice De Luca
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Emanuele De Maria, il detenuto che a Milano ha ucciso una donna e ha accoltellato un collega per poi togliersi la vita gettandosi dal Duomo, avrebbe voluto chiedere la semilibertà, cioè la misura alternativa che permette ai carcerati di trascorrere parte della giornata fuori dall'istituto penitenziario. Stando a quanto riferito dal suo legale, Daniele Tropea, ne avevano parlato "poco tempo fa", tanto che l'avvocato aveva intenzione di farne richiesta proprio "il mese prossimo".

Nel frattempo rimangono ancora alcuni elementi da chiarire nella vicenda che nelle ultime ore ha turbato la città. Stando a quanto ricostruito fino a questo momento, nel pomeriggio di venerdì 9 maggio De Maria, uscito dal carcere grazie al permesso lavoro, non fa ritorno in cella e incontra al parco Nord Chamila Wijesuriya, 50enne di Cinisello Balsamo con la quale lavora all'hotel Berna di Milano. Le telecamere riprendono i due passeggiare insieme, ma dopo quell'incontro di Wijesuriya si perdono le tracce, fino a quando il suo corpo viene ritrovato tra le sterpaglie con tagli alla gola e ai polsi.

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Nel frattempo le telecamere di sicurezza registrano i movimenti di De Maria: il 35enne entra nella stazione Bignami della metropolitana senza la donna, ma tenendo in mano quella che sembra essere la sua borsa. Prima di salire sulla metro, prende il telefono della vittima e lo usa per fare due telefonate: la prima alla madre (il numero è salvato nella rubrica della donna) e la seconda alla cognata, la moglie del fratello. Dice: "Vi chiedo perdono, ho fatto una ca**ata", poi getta il cellulare nella spazzatura. Sarà ritrovato qualche ora dopo da un addetto di Atm che lo sente squillare incessantemente: è il marito di Wijesuriya che cerca di mettersi in contatto con lei dopo la sua scomparsa.

Nel frattempo De Maria ricompare la mattina seguente, alle 6:00 di sabato 10 maggio, davanti all'hotel Berna, vicino alla stazione Centrale, dove accoltella il collega Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, lasciandolo in fin di vita. Poi scappa e resta latitante per qualche ora, fino a quando, attorno alle 14:00 del giorno dopo, domenica 11 maggio, De Maria si toglie la vita gettandosi dal Duomo. Aveva in tasca una foto di Wijesuriya e una sua ciocca di capelli.

La procura ha aperto un fascicolo per omicidio sulla morte della donna, nel quale risulta indagato De Maria. Restano però da chiarire i moventi delle sue azioni, sia nel presunto omicidio, sia nell'accoltellamento del collega. Gli investigatori contano di poter ottenere maggiori informazioni in merito da parte del 50enne accoltellato, non appena sarà nelle condizioni di poter rilasciare dichiarazioni.

Da quanto emerge dagli atti giudiziari, De Maria era stato condannato in via definitiva a 14 anni e 3 mesi per omicidio aggravato e minacce, dopo aver accoltellato nel 2016 una giovane tunisina. Avrebbe finito di scontare la pena il 12 dicembre 2030. Il 30 novembre 2021, il 35enne era stato trasferito a Bollate. L'ammissione al lavoro esterno gli è stata concessa dal magistrato di sorveglianza il 22 maggio di due anni fa.

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