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Uccide un 33enne davanti al bar perché sente “le voci”: la Procura chiede 22 anni di carcere per Petrit Gega

Il 31 maggio 2023 Petrit Gega ha ucciso Alfons Kola colpendolo con numerose coltellate davanti a un bar di Calcinatello (Brescia). Per la Procura, il 55enne era andato là con l’intenzione di uccidere. Durante il processo, è stata riconosciuta la parziale infermità mentale dell’imputato che ha detto di aver agito perché sentiva “le voci”.
A cura di Enrico Spaccini
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(Archivio)
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La Procura di Brescia ha chiesto una condanna a 22 anni di reclusione per Petrit Gega, imputato per l'omicidio di Alfons Kola avvenuto il 31 maggio del 2023. Secondo l'accusa, il 55enne aveva colpito il 33enne davanti a un bar di Calcinatello (in provincia di Brescia), con la vittima che avrebbe provato a difendersi con una spranga. Per il pm Francesco Milanesi, Gega quel giorno era uscito di casa con l'intenzione di uccidere, portando con sé "due colteli da cucina" e aspettando "due ore per aggredire Kola". Per questo motivo ha chiesto il riconoscimento dell'aggravante della premeditazione, che andrebbe a bilanciare l'attenuante della parziale infermità di mente. Il 55enne, infatti, aveva dichiarato di aver agito perché spinto dalle "voci". La sentenza è attesa per il 21 luglio.

L'omicidio di Alfons Kola

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 31 maggio del 2023 Kola si era diretto al bar di Calcinatello dopo l'orario di lavoro per un aperitivo con alcuni amici. Quando stava per andarsene, il 33enne albanese avrebbe incrociato Gega. Secondo l'accusa, il 55enne connazionale della vittima si era recato in quel posto con la precisa intenzione di uccidere, mentre Kola avrebbe provato a difendersi con una spranga. Gega ha colpito il rivale più volte ed è stato fermato dai carabinieri quando ormai era rientrato nella sua abitazione a Lonato del Garda. Kola è morto il giorno seguente in ospedale.

Durante l'udienza che si è tenuta ieri, martedì 17 giugno, in Corte d'Assise il pm Milanesi ha spiegato come alcuni testimoni avrebbero riferito di aver sentito Gega dire "qualcuno di quella famiglia deve morire" e "pagherà il sangue", cosa che farebbe pensare a una faida familiare originata in Albania. Un cugino della vittima avrebbe riferito che prima dell'omicidio il 55enne avrebbe provato a sparare a suo fratello e che lui stesso sarebbe stato minacciato.

La richiesta della Procura e la versione della difesa

La Procura contesta, quindi, a Gega l'omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Secondo l'accusa, l'aggravante sarebbe da bilanciare con l'attenuante della parziale infermità mentale accertata dal perito del Tribunale, in quanto il 55enne aveva detto di aver ucciso perché sentiva "le voci".

Il difensore dell'imputato, Gianfranco Abate, ha chiesto invece l'assoluzione per legittima difesa del suo assistito. Secondo l'avvocato, sarebbe stato Kola a colpire per primo: "I testimoni che affermano il contrario sono parenti e amici della vittima", ha dichiarato.

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