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Tony, che vive in un campo rom a Milano: “Ci hanno obbligato a vivere qui, ora vogliono distruggere le nostre case”

“Noi esprimiamo ovviamente cordoglio e vicinanza ai figli e ai parenti della vittima. Quanto è accaduto è assurdo. Comprendiamo il dolore dei familiari, ma è necessario che questo episodio non venga strumentalizzato”: a dirlo a Fanpage.it è Tony Deragna del Movimento Kethane, che vive nel Villaggio delle Rose meglio conosciuto come il campo Chiesa Rossa, il più grande campo rom di Milano.
A cura di Ilaria Quattrone
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A Milano quattro bambini tra i 13 anni e gli 11 anni hanno rubato un'automobile ad alcuni turisti, il tredicenne l'ha guidata, è finito in un'area verde e ha investito e ucciso una donna di 71 anni, Cecilia De Astis. I quattro sono poi scappati e sono stati rintracciati successivamente. A causare l'incidente, ribadiamolo ancora una volta, sono quattro bambini. In queste ore però si è accesa la polemica che si è focalizzata sulla etnia dei giovanissimi: i ragazzini infatti sono di origine rom. Diversi esponenti politici hanno quindi rispolverato attacchi contro le comunità rom. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha per esempio parlato della necessità di "radere al suolo" i campi in cui vivono.

Oltre a precisare che le famiglie dei ragazzini non hanno occupato abusivamente quell'area, è bene precisare che la soluzione non è "radere al suolo" qualsiasi campo rom abusivo o autorizzato. Qualora dovessero sussistere condizioni che impediscono di vivere dignitosamente all'interno di queste zone, che possano compromettere la salute psico-fisica degli abitanti o dovessero sussistere condizioni igienico sanitarie scarse o assenti o che favoriscano la criminalità, è necessario trovare altre soluzioni che prevedono soprattutto percorsi di integrazione o di socialità per tutti coloro che vi abitano.

Al di là di campi rom sì o no, è a quanto pare fondamentale ribadire un concetto che dovrebbe essere base: continuare a etichettare tutte le persone con origini rom e sinti come criminali è discriminatorio, razzista e pericoloso.

"Le parole pronunciate da Matteo Salvini, un ministro della Repubblica Italiana, sono estremamente pericolose che rimandano al passato. Un brutto passato, che è stato vissuto nel nostro Paese", spiega a Fanpage.it Tony Deragna del Movimento Kethane.

"Noi esprimiamo ovviamente cordoglio e vicinanza ai figli e ai parenti della vittima. Quanto è accaduto è assurdo. Comprendiamo il dolore dei familiari, ma è necessario che questo episodio non venga strumentalizzato", ha ancora precisato. Deragna inoltre vive nel Villaggio delle Rose che è conosciuto a Milano come il campo di Chiesa Rossa, il più grande della città. "L'origine, l'appartenenza o l'essere rom non ha nulla a che vedere con quello che è successo. È possibile che questi bambini non siano effettivamente seguiti dalle famiglie e che non vadano a scuola, ma allora in questo caso dovrebbero intervenire gli uffici di competenza. C'è una responsabilità da parte dei genitori, ma anche da parte delle Istituzioni. Se questi bambini non risultano iscritti a scuola o se dovessero esserlo, ma non frequentarla allora, in questo caso, qualcuno dovrebbero segnalarlo. Ma questo vale per qualsiasi bimbo che vive in situazioni simili. Non bisogna assolutamente generalizzare".

"Non è che i reati vengono commessi solo nei villaggi o i campi rom. Non mi sembra che al di fuori di queste realtà, ci sia la massima legalità. Non è possibile che ci sia sempre un capro espiatorio, che alcuni personaggi politici arrivino ad alti livelli solo dicendo cavolate su extracomunitari o Rom. Ci sono alcuni cittadini che sono esasperati dalle loro condizioni economiche e lavorative. E la loro disperazione è strumentalizzata dal politico di turno che continua a sostenere che gli emigrati mangiano e bevono gratis e che i rom rubano e spaccano. Questa esasperazione viene quindi strumentalizzata e si trasforma poi in rabbia nei confronti di gruppi di persone".

Sicuramente radere al suolo non è una soluzione: "Io sono un cittadino italiano, che vivo all'interno di un villaggio, che lavoro e che pago le tasse. Anche se dovessero radere al suolo il campo, dove io e miei parenti abbiamo investito anni di sacrifici, continuerei a fare questo. In realtà poi non siamo stati noi a scegliere di vivere in quel luogo, ci hanno mandati. La città di Milano ci ha costretti a vivere in quei luoghi per 40 anni. Come rom italiani ci siamo adattati, ma non abbiamo scelto noi di viverci".

"Prima si andava in giro con i cavalli o si faceva i nomadi. C'erano gli arrotini che riparavano gli ombrelli, i lavoratori di metallo e i commercianti di cavalli. A un certo punto, la città non voleva più nomadi in giro e ci ha costretti a vivere in questi luoghi". Adesso però il campo Chiesa Rossa, creato da una giunta di centrodestra, dovrebbe essere smantellato come richiesto da una giunta di centrosinistra. E infatti lo stesso Deregna ha detto: "Adesso dopo che abbiamo investito tutto, abbiamo costruito le nostre case e il nostro futuro, ci vogliono mandare via e voglio abbattere tutto. Parliamo di 80 famiglie, circa 250 persone che hanno fatto anni di sacrifici. Poi io sono un cittadino onesto e lo sarò anche fuori, ma attualmente vogliono distruggere le nostre case".

"Sul tema abbiamo un tavolo aperto con il Comune di Milano e l'assessorato. Circa 30-40 famiglie hanno accettato il percorso alternativo offerto dal Comune. È previsto per persone con fragilità e consente di accedere a un alloggio Sat e cioè temporaneo. Gli altri che non rientrano nei criteri previsti per accedere a queste abitazioni, potrebbero finire nei centri d'emergenza. È una situazione complicata, ma per me è una strage. Metterci fuori da lì, significa impedire alla nostra cultura e lingua di sopravvivere. Ci estingueremo culturalmente. Il nostro popolo non esisterà più per volere della politica italiana".

Il nostro Paese per Deregna ha sicuramente un problema con la cultura rom: "Non vuole fare i conti con il proprio passato. In Germania, per esempio, hanno riconosciuto culturalmente il popolo Rom e sinti. Hanno costruito anche un monumento di fronte al parlamento tedesco. In Italia, invece, non vogliono riconoscere il passato". 

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