147 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Telefono spento, sigaretta e caffè solo in pausa: polemica sulle regole severe dell’archistar Caputo

Stanno facendo discutere in questi giorni alcune regole di comportamento molto severe che i collaboratori dello studio di architettura di Andrea Caputo, che si è recentemente aggiudicato il bando per la riqualificazione di piazzale Loreto a Milano, sono tenuti a rispettare sul lavoro. Dal divieto di tenere acceso il telefonino o di fare chiamate private alle sigarette e ai caffè concessi solo nelle due pause: tante le critiche per una “lista di regole/compiti dati con una coscienza che appartiene forse all’inizio del XX secolo”, come spiega l’account Instagram “Disordine degli architetti” che ha fatto scoppiare il caso. La replica di Caputo: “Il documento non rispecchia il modus operandi del nostro studio”.
A cura di Francesco Loiacono
147 CONDIVISIONI
Immagine

Lo scorso maggio il suo studio di architettura si è aggiudicato l'importante bando Reinventing cities per la riqualificazione di piazzale Loreto a Milano. Eppure il clima lavorativo per chi collabora con Andrea Caputo, astro nascente dell'architettura, non deve essere certo dei migliori. Almeno stando ad alcune regole – che definire severe è un eufemismo – che stanno circolando da alcuni giorni sulla pagina Instagram "Disordine degli architetti", che raccoglie spesso segnalazioni sulla difficile vita professionale dei giovani architetti. "Non siamo né avvocati né specialisti dei diritti dei lavoratori, ci limitiamo a dire che quello che vediamo non ci piace", hanno scritto i gestori dell'account Instagram pubblicando alcune pagine colme di regole di comportamento e divieti. "Non approviamo questa lista di regole/compiti dati con una coscienza che appartiene forse all’inizio del XX secolo e ci chiediamo come sia possibile che a studi del genere vengano date commissioni di questa portata in un paese come l’Italia. A voi sembra eticamente corretto?".

Le regole che stanno suscitando polemiche

Ma quali sono dunque le regole contestate? Le due pagine inizialmente postate dall'account Instagram contengono sia regole che possono essere definite di buon senso (come quella di lasciare pulita la propria postazione di lavoro o il tavolo della cucina), sia regole decisamente più severe. Dal telefono che deve essere spento durante l'orario lavorativo alle pause: solo due quelle concesse nel corso della giornata, da dieci minuti l'una e durante le quali sono consentiti i caffè e le sigarette, vietate durante il resto della giornata. E ancora: la pausa pranzo deve essere tassativamente dalle 13 alle 14 "e non dalle 13.05 alle 14.05", i cibi maleodoranti sono vietati, le chiamate personali sono vietate tranne che durante le pause o a pranzo.

Immagine

La replica dell'architetto Caputo

Le regole sarebbero state "spifferate" da alcuni ex collaboratori dell'architetto, che ha affidato al proprio profilo Instagram la sua replica: "Le foto ai fogli pubblicati su Instagram corrispondono a un documento che non conoscevo, non ho mai autorizzato e non rispecchia il modus operandi del nostro studio. Se effettivamente circolato riguarda un periodo circoscritto, lontano nel tempo". Caputo ha poi aggiunto: "In ogni caso, all’interno di quel documento, sono possibili risposte – alcune indubbiamente sbagliate nei toni e nei contenuti, altre ragionevoli – a problemi oggettivi di convivenza che affliggono il nostro come molti altri studi di architettura". E quindi, senza entrare nel merito delle regole, ha elencato alcuni degli aspetti positivi legati al suo studio, tra cui i tirocini sempre retribuiti, spazi di lavoro dignitosi e la massima puntualità nei pagamenti, e alcuni aspetti negativi.

La replica dell'architetto ha però causato una controreplica da parte evidentemente di suoi ex collaboratori, desiderosi di non lasciare a Caputo l'ultima parola. E così, sempre sull'account Instagram Disordine degli architetti, è apparsa una mail del 2017 in cui lo studio informava i propri collaboratori che cenare con il cibo dell'ufficio sarebbe stato possibile solo per chi fosse rimasto almeno fino a mezzanotte e altri screenshot di risposte decisamente poco garbate nei toni inviate dallo stesso Caputo ad alcuni suoi collaboratori. "Potremmo fare una monografia solo con questo tipo di segnalazioni – hanno scritto sul profilo Instagram di Disordine degli architetti -. Crediamo che queste persone meritino delle scuse e noi vorremo essere assicurati sul fatto di non dover mai più parlare di questo studio. Come già detto non abbiamo nessuna intenzione di perseguitare qualcuno, ma allo stesso tempo siamo stufi che questo tipo di situazioni vengano affrontate con leggerezza e che vengano fatte cadere nel dimenticatoio dopo poco tempo".

L'intervento dell'Ordine degli architetti

Le polemiche sollevate dal post su Instagram dell'account (riprese per primo dal sito True-news.it e poi da altre testate), hanno spinto a intervenire l'Ordine degli architetti della Provincia di Milano. In un comunicato apparso sul sito lo scorso 4 luglio si legge che "il tema della collaborazione tra professionisti negli studi di architettura, soprattutto al di fuori dei rapporti di lavoro più tradizionali", è una questione "ampia e delicata" che "si inquadra in un più generale processo di precarizzazione dell'attività intellettuale che caratterizza il mondo del lavoro contemporaneo". "Autonomia e orientamento al risultato sono forse le caratteristiche fondamentali di questo modo di collaborare e andrebbero sempre tenute in conto – scrive il presidente Paolo Mazzoleni -. Così come, soprattutto, il fatto che ogni Professionista ha l’obbligo anche deontologico di compensare la collaborazione in proporzione all’apporto ricevuto. Questo modo di collaborare e lavorare è l’esperienza quotidiana in molti studi di architettura", si legge nella nota, "eppure sappiamo che le eccezioni negative ci sono, a volte anche di una certa gravità". Il presidente ricorda quindi che "il rapporto tra professionisti iscritti agli Ordini deve essere improntato alla lealtà e alla correttezza e che ogni violazione di questi principi, presenti in maniera chiara ed esplicita nel Codice Deontologico che ogni professionista deve osservare, si configura come un illecito disciplinare che, se segnalato, verrà analizzato e del caso censurato dal Consiglio di Disciplina dell’Ordine. Rapporti corretti tra titolari e collaboratori, anche e soprattutto quelli che come loro sono professionisti iscritti agli albi, sono uno dei fondamenti di una professione sana, capace di crescere e di consolidarsi nel tempo – conclude Mazzoleni -. Marginalizzare chi si comporta scorrettamente, quando possibile perseguendolo e censurandolo, è interesse di tutta la categoria che rischia prima di tutto perdita di affidabilità e credibilità ed è possibile solo con lo sforzo congiunto delle istituzioni e degli stessi colleghi".

147 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views