Strangolato e murato in una villa: chiesto l’ergastolo per l’ultimo omicida

Ha immobilizzato la vittima così che gli altri complici potessero strangolarlo con un filo di nylon e gettato in un pozzo artesiano in un residence di Senago. Ora si sta concludendo il processo anche per l'ultimo imputato: la Procura ha chiesto l'ergastolo per Salvatore Tambè.
L'arresto dopo la confessione di uno degli omicidi
Le manette per lui erano scattate mentre si trovava ai domiciliari a Riesi, in provincia di Caltanissetta. Tutte le persone coinvolte infatti risultano collegate in qualche modo al locale mandamento mafioso della zona. Il ritrovamento del cadavere, avvenuto sei anni dopo, è stato possibile grazie alla collaborazione con la magistratura del pregiudicato Carmelo Arlotta.
L'omicidio nel 2013
I fatti risalgono al 2013. La vittima è l’albanese Astrit Lamaj: di lui per anni si erano perse le tracce fino alla collaborazione di uno degli indagati che ha rivelato dove il corpo era nascosto, ovvero in un pozzo artesiano in un appartamento a Senago. Ad aiutare gli altri nell'omicidio è stato proprio l'imputato per il quale ora il pubblico ministero ha chiesto l'ergastolo.
I condannati per l'omicidio
Altri sono stati gli imputati per questo omicidio. Angelo Arlotta e il fratello Carmelo sono stati condannati a 30 anni e 14 anni di reclusione con l’abbreviato. Francesco Serio, cugino degli Arlotta, sta scontando una pena a 3 anni di reclusione, così come Cosimo Mazzola, ritenuto colpevole di occultamento di cadavere.
Il movente
Stando alle indagini degli inquirenti, l'omicidio è stato commesso su richiesta di Carmela Sciacchitano, la 64 anni che ha avuto una relazione con la vittima. Quando era stata lasciata ha voluto così punire l'ex: ora la donna è in carcere e sta scontando una condanna a 16 anni.