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Stipendi sotto la soglia di povertà per i lavoratori della vigilanza: condannati Atm e Ivri

La Corte d’Appello di Milano ha respinto il ricorso di Atm e Ivri, dando ragione ai lavoratori. Gli stipendi dovranno essere aumentati per garantire “un’esistenza libera e dignitosa”.
A cura di Enrico Spaccini
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È possibile avere una "esistenza ibera e dignitosa" con uno stipendio da 950 euro lordi? Secondo i giudici della Corte d'Appello di Milano, no. Per questo motivo, hanno respinto il ricorso presentato dall'Azienda trasporti milanesi e Ivri Servizi Fiduciari disponendo di aumentare lo stipendio mensile lordo dei lavoratori a 1.218 euro lordi.

Il limite di povertà assoluta nel 2018

"Il limite di povertà assoluta per una persona fra 18 e 59 anni residente in un'aerea metropolitana del nord Italia è corrispondente a una capacità di spesa di 834,66 euro (quindi netti) elevata a 1.600 euro mensili nel caso di moglie e due figli a carico in età compresa fra i 4 a 10 anni", scrivono i giudici. Le cifre si riferiscono al 2018, l'anno in cui si sono concentrate le contestazioni avanzate da alcuni lavoratori di Ivri, ovvero il sub appaltatore di Atm per i servizi di vigilanza e sicurezza.

Se già cinque anni fa lo stipendio era al di sotto della soglia di povertà, oggi con l'aumento dei prezzi dell'energia (e non solo) la situazione è diventata insostenibile. I dipendenti di Ivri, infatti, percepiscono uno stipendio lordo di 950 euro al mese per un totale di 173 ore di lavoro. Quindi una paga oraria di 5,49 euro/l'ora lordi su turni dalla durata di oltre 11 ore e completamente in notturna.

Con la sentenza depositata il 25 gennaio, i giudici hanno respinto il ricorso di Atm e Ivri confermando per intero la sentenza in primo grado emessa ad aprile 2021 che ha dato ragione ai lavoratori. Per il tribunale di Milano "è intuitivo" che certe paghe non rispettino "il principio di proporzionalità e, ancor di più, quello di sufficienza a condurre un’esistenza libera e dignitosa", si legge nelle motivazioni, "e a far fronte alle esigenze di vita proprie e della famiglia della retribuzione stabiliti inderogabilmente dall’articolo 36 della Costituzione".

La nota di Atm

Atm fa sapere che non ha alcuna responsabilità diretta nel rapporto contrattuale che intercorre tra il datore di lavoro (IVRI) e i lavoratori, rapporto che risulta peraltro regolato da un ccnl (quello per i dipendenti di istituti e imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari).

Atm è chiamata in causa in qualità di committente e in tale veste è responsabile in solido con l’appaltatore per i pagamenti da effettuare ai lavoratori.

Si precisa inoltre che la gara per il nuovo contratto di servizio di portierato/vigilanza prevede che i partecipanti alla gara stessa “accettino” di adeguare l’importo orario riconosciuto dalla sentenza in oggetto.

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