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Stilista trovata morta, chiesti 30 anni per l’ex. La sorella di Carlotta: “Avanti verso la verità”

Oggi si sono aperte le porte della prima udienza con rito abbreviato per Marco Venturi, accusato di aver ucciso cinque anni fa la stilista Carlotta Benusiglio. La sorella della donna: “Andiamo avanti verso la verità”.
A cura di Giorgia Venturini
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"A distanza di tanti anni la richiesta di 30 anni per l'ex fidanzato di Carlotta è qualcosa di positivo: la aspettavamo da cinque anni. Ora andiamo avanti". Ha la voce commossa al termine dell'udienza Giorgia Benusiglio, la sorella della stilista trovata impiccata in un albero di piazza Napoli a Milano. Dopo cinque anni dalla morte oggi venerdì 19 novembre si sono aperte per la prima volta le porte del Tribunale di Milano dove questa mattina si è svolta la prima udienza con rito abbreviato che vede imputato l'ex della vittima Marco Venturi: questo vuol dire che in caso di condanna avrebbe diritto a un sconto di pena. Questo perché i fatti sono accaduti prima del 2019 quando la legge ha stabilito che il giudizio abbreviato non è più ammesso per i reati punibili con l'ergastolo, come l'omicidio aggravato.

L'ex fidanzato non si è presentato in udienza

Tra i presenti oggi in aula però non c'era Marco Venturi, accusato di omicidio e maltrattamenti nei confronti di Carlotta. A rappresentarlo c'erano i suoi due legali Andrea Belotti e Veronica Rasoli: gli avvocati non hanno preferito commentare quanto accaduto durante la prima udienza dichiarando solo a Fanpage.it che "è stata una mattinata ricca di contenuti". Durante le ore davanti al giudice dell'udienza preliminare Raffaella Mascarino sono stati proiettati i video in cui si vede quella notte Carlotta e Marco. I dettagli sono noti solo ai presenti dell'udienza, svolta a porte chiuse. Resta il fatto che oggi Venturi, che è a piede libero, non si è presentato: "Ce lo aspettavamo. Non abbiamo avuto modo neanche di parlare con i suoi avvocati", continua Giorgia. Che poi aggiunge: "Stiamo andando avanti per avere verità e giustizia con la speranza di ridare presto dignità a mia sorella che è in fondo quello che possiamo fare. Non possiamo ridarle la vita, ma dignità sì".

La sorella: Carlotta oggi era con me in aula

Giorgia, che oggi vive con la mamma, a margine dell'udienza precisa anche che la loro vita è "una condanna costante. Non c'è giorno in cui non pensi a mia sorella, in cui non vorrei parlare con lei, condividere le mie gioie e i miei dolori. Io e mia madre stiamo vivendo una condanna da cinque anni e siamo consapevoli che vivremo questa condanna per sempre. Cambierà poco. Ma solo una volta ridata dignità a mia sorella noi famigliari potremmo iniziare a lavorare sulla perdita e sull'accettazione. Riusciremo a tornare a vivere una vita il più possibile normale". Poi Giorgia conclude: "Quello che so è che oggi Carlotta era qui con me in quest'aula di tribunale".

Carlotta vittima di maltrattamenti

Il processo con rito abbreviato arriva dopo che nel 2017 il primo pubblico ministero – le indagini sono state affidate a tre pm diversi negli anni – ha chiesto l'archiviazione per suicidio. Oggi in aula a rappresentare l'accusa c'era Francesca Crupi: per lei Venturi avrebbe ucciso Carlotta "per futili motivi, con dolo d'impeto, stringendole al collo una sciarpa oppure il proprio braccio". Ovvero, l'omicidio – come sostiene anche la famiglia – sarebbe stato l'ultimo capitolo di una serie di atti persecutori iniziati nel settembre del 2014 e finiti in tragedia del maggio 2016. "Venturi – secondo quanto Fanpage.it ha potuto leggere dalle carte – molestava la ex con telefonate e messaggi telefonici anche in orari notturni. Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte; l'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava". L'ex fidanzato era arrivato persino a provocarle un trauma cranico nel gennaio del 2015. Le violenze erano poi continuate anche nei giorni successivi. Venturi ad oggi è un uomo libero. La richiesta di carcerazione è stata respinta tre volte: lo scorso 16 ottobre 2020 la Cassazione aveva confermato la decisione del Riesame di non carcerare l'uomo dal momento che nei suoi confronti "mancano gravi indizi di colpevolezza". Ora spetterà al giudice del rito abbreviare capire quanto accaduto quella sera. Intanto ha rinviato la seconda udienza al 24 gennaio.

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