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Strage di Paderno Dugnano

Stermina la famiglia a 17 anni a Paderno Dugnano, il giudice: “Ha programmato lucidamente le sue azioni”

Lo scorso giugno il gup del Tribunale per i Minorenni di Milano ha condannato a 20 anni in primo grado con rito abbreviato il 17enne accusato di aver sterminato la sua famiglia a Paderno Dugnano. Il giudice non ha riconosciuto il vizio parziale di mente, sostenendo che in quel momento il ragazzo era in grado di “distinguere la realtà dall’immaginazione”.
A cura di Enrico Spaccini
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"Ha lucidamente programmato, attuato e variato secondo il bisogno le proprie azioni, prima, durante e dopo". Per questo motivo lo scorso 27 giugno il Tribunale per i Minorenni di Milano ha condannato in primo grado con rito abbreviato a 20 anni di reclusione il ragazzo che ad agosto 2024, quando aveva appena 17 anni, ha ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni nella loro villetta di Paderno Dugnano. Il gup, infatti, ha deciso di non riconoscere il vizio parziale di mente che era stato accertato durante la perizia e di condannare il ragazzo al massimo della pena per i procedimenti minorili. L'avvocato Amedeo Rizza, che difende il giovane imputato, ha annunciato che presenterà ricorso in Appello.

La sera del 31 agosto 2024 la famiglia del 17enne aveva festeggiato il compleanno del padre e, quando ormai erano andati tutti a letto, il ragazzo era rimasto da solo davanti alla tv per qualche tempo prima di entrare in azione. Prima ha ucciso il fratellino che dormiva, poi la madre che era intervenuta per soccorrere il figlio e, infine, il padre. All'arrivo dei carabinieri, il 17enne aveva detto: "Li ho uccisi tutti io".

Durante il procedimento, il gip aveva disposto una perizia psichiatrica nei confronti del 17enne. Esame che aveva accertato un vizio parziale di mente, con la capacità di intendere e di volere che sarebbe scemata al momento dei fatti. Lo stesso giudice del Tribunale per i Minorenni nelle motivazioni della sua sentenza ha riportato come il ragazzo fosse "guidato da un pensiero stravagante" e "bizzarro", raggiungere "l'immortalità attraverso l'eliminazione della propria famiglia", tuttavia sarebbe rimasto sempre in "controllo". Un "controllo" che, ha dichiarato il gup, gli avrebbe permesso di distinguere "la realtà dall'immaginazione".

"Ovviamente non condivido questa motivazione", ha dichiarato il difensore Rizza, "il giudice non ha preso atto della concreta incidenza e del nesso di causalità che c'è tra la patologia del ragazzo e il reato commesso". Il legale ha, infine, annunciato che presenterà ricorso in Appello contro la sentenza.

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