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Elezioni politiche 2022

Stefania Mammì (M5S): “La sanità torni in mano allo Stato, i sistemi regionali funzionano male”

Stefania Mammì spiega in un’intervista a Fanpage.it le proposte elettorali del M5S in tema di sanità: dalla riforma del sistema sanitario alle necessità nel dopo pandemia.
A cura di Fabio Pellaco
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Stefania Mammì
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Dopo due anni di Covid la sanità dovrebbe essere uno dei temi centrali della campagna elettorale, ma tra i partiti non riscuote molto successo. Nel programma del Movimento 5 Stelle una delle proposte è la riforma del sistema sanitario, per togliere il controllo alle Regioni e restituirlo allo Stato. "Vogliamo evitare le disfunzioni di venti sistemi regionali differenti che non sanno collaborare", ha spiegato Stefania Mammì, in corsa per la riconferma alla Camera dei Deputati.

Il Movimento si è schierato più volte contro l'invio delle armi in Ucraina, ma ogni tentativo diplomatico (anche quelli portati avanti dal vostro ex "capo politico" Luigi Di Maio) sono falliti. Qual è la vostra proposta concreta perché l'Italia contribuisca a mettere fine al conflitto?

L'invio delle armi da parte dell'Italia, l'appoggio incondizionato ad ogni scelta di Biden e i toni tenuti dal premier Draghi e dai ministri Guerini e Di Maio, stanno precludendo all'Italia ogni ruolo da mediatore. Il segretario della Nato, Stoltenberg, nel mese di maggio, ha definito un cambio di strategia e di scenario in Ucraina. Quella che inizialmente era un’iniziativa di supporto all'esercito ucraino, a fini difensivi, si è trasformata in attacco con l'obiettivo, anche, di riconquista della Crimea.

Di fatto si stanno mettendo in fila i tasselli per una guerra duratura e devastante. L'Italia dovrebbe incrinare questo atteggiamento passivo e sottomesso che l'Europa sta dimostrando nei confronti delle scelte belliche statunitensi. Il prossimo Governo non dovrebbe rinnovare la disponibilità all'invio di nuove armi in Ucraina e trovare sponda con altri paesi europei, con i quali costruire un fronte diplomatico in grado di dialogare con i russi e trovare spiragli per un cessate il fuoco.

Continuando con questo atteggiamento remissivo e rassegnato ai diktat della Nato si sta condannando l'Europa, e il nostro Paese, ad anni di guerra e di recessione, con conseguenze economiche e sociali che i cittadini stanno già vivendo sulla propria pelle.

Superbonus 110% e Reddito di Cittadinanza sono due misure che il M5S continua a proporre, ma che sono state investite da dure polemiche negli ultimi mesi. Pensate che siano ancora sostenibili?

Il Reddito di Cittadinanza ha permesso a numerose famiglie di avere un sostegno, in un periodo storico drammatico per molti. Ci attendono mesi difficili, il RdC si dimostrerà ancora una volta una misura necessaria e fondamentale per la tenuta del tessuto sociale. Il Superbonus si è rivelato nei numeri, una misura decisamente sostenibile e proficua.

Inoltre, occorre approvare subito il salario minimo, incentivare i settori strategici per il Paese, sostenere il potere d'acquisto dei lavoratori senza tralasciare i paracadute sociali per le fasce più deboli. Strumenti come il credito fiscale, se ben impiegati come nel caso del Superbonus 110%, generano un gettito fiscale superiore all'investimento.

Tra gli innumerevoli problemi del mondo del lavoro, c'è un tema di cui si è occupata: il contratto collettivo nazionale del comparto sanità è fermo sulle scrivanie del ministero dell'Economia ormai da giugno. Come si sblocca questa situazione?

È una situazione indubbiamente incresciosa, legata alla mancanza di volontà politica oltre alle lungaggini burocratiche e che sta impedendo, ancora una volta, che vada in porto un contratto che coinvolge migliaia di lavoratori del comparto sanità. Il Mef ha chiesto ulteriori chiarimenti e questo allunga i tempi.

Credo che non ci sia nessuna oggettiva possibilità di definire la sottoscrizione del contratto collettivo nazionale entro questo mese di settembre. Dico questo alla luce del fatto che il documento dovrà essere certificato dalla Corte dei conti entro 15 giorni dal licenziamento del Ministero. Alla fine pagheranno i destinatari del contratto: infermieri, operatori socio sanitari, ostetriche ecc. Mi auguro che tutti i soggetti coinvolti, sindacati compresi, facciano fronte comune per chiedere al Governo di accelerare i tempi.

Lei è membro della Commissione Affari Sociali della Camera. Nei giorni scorsi il prof. Matteo Bassetti ha dichiarato che "se arrivasse un Covid22 saremmo impreparati come nel 2020". È vero che si è lavorato solo in ottica emergenziale senza attuare provvedimenti strutturali?

Ci siamo trovati a gestire una situazione di piena emergenza e soprattutto nuova. La pandemia di Covid-19 ha progressivamente aumentato la consapevolezza sociale che un sistema sanitario pubblico, equo e universalistico, rappresenti un caposaldo della nostra democrazia.

Ora si iniziano a vedere gli effetti che la pandemia ha lasciato anche sul medio-lungo termine: abbiamo purtroppo accumulato ritardo nell'erogazione di prestazioni sanitarie e nella prevenzione a vari livelli. Inoltre, occorre occuparsi del long-Covid e delle conseguenze legate alla salute mentale. Detto questo, quello che è successo nel 2020 ha fatto epidemiologia, in modo da non trovarci mai più impreparati di fronte a una nuovo aumento di casi, che mi auguro non accada.

È vero che si parla poco di sanità in questa campagna elettorale?

Se ne parla poco, ma il nostro programma è chiaro e scritto nero su bianco: al primo posto c'è la battaglia con cui metteremo fine alle interferenze della politica nelle nomine dei dirigenti sanitari.

È fondamentale una nuova gestione dei Pronto Soccorso che abbiamo visto, proprio durante la pandemia di Covid-19, essere un presidio fondamentale per garantire il diritto alla cura del cittadino. Ma non può essere l'unica via d'accesso alle cure. Per questo, abbiamo voluto investire sulla medicina territoriale strutturata anche attraverso le case di comunità e l'infermiere di famiglia.

Con l'attuazione del Pnrr, la necessità di riforme strutturali e il recupero delle prestazioni sanitarie la prossima legislatura sarà determinante per il destino del Servizio Sanitario Nazionale, per questo è indispensabile rimettere la sanità al centro dell'agenda di Governo a prescindere dall'esito delle urne, poiché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio di ideologie partitiche e di interessi privati.

Di questo siamo consapevoli ed è per questo che dispiace quando, anche tra gli addetti ai lavori, non ci si accorge dell'immane sforzo che ha fatto il M5S per rimettere al centro la sanità ed invertire per la prima volta il trend di tagli voluto dai partiti che per decenni ci hanno governato.

Tra le vostre proposte c'è quella di riportare la sanità sotto la gestione dello Stato togliendola dal controllo delle Regioni. È una strada realmente percorribile?

È l'unica strada percorribile per rimettere al centro la salute del cittadino, intesa come benessere psico-fisico della persona. Puntiamo ad un nuovo rapporto tra Stato e Regioni, con lo Stato che torna ad avere un ruolo centrale di indirizzo. Vogliamo riformare il Titolo V della Costituzione per evitare le attuali disfunzioni di venti sistemi regionali differenti che non sanno collaborare, come dimostrato dalla gestione della pandemia di Covid-19.

Tutti gli altri partiti parlano di "autonomia differenziata" ma noi sappiamo che questa aumenta le differenze tra cittadini e, a tal proposito, ci batteremo per una nuova gestione della sanità che riveda il rapporto pubblico-privato, dove quest'ultimo deve essere integrativo e non sostitutivo. Non possiamo permetterci che soltanto chi ha disponibilità economica possa accedere alle cure.

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