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“Stai zitto e licenziati”: operaio cade da un ponteggio senza protezioni di sicurezza, il datore di lavoro lo minaccia

Un operaio di 42 anni è caduto da un ponteggio dove mancavano le protezioni di sicurezza. Il datore di lavoro gli fa cambiare gli abiti prima di portarlo in ospedale e lo minaccia: “Licenziati e stai zitto”. La denuncia e il racconto dell’operaio.
A cura di Giulia Ghirardi
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Immagine di repertorio
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Se fanno domande devi dire che sei caduto in giro, non nel cantiere”. È questa la minaccia con cui Ali (nome di fantasia) è stato portato in ospedale dopo essere caduto da un ponteggio privo della ringhiera di protezione situato nel cantiere dove lavorava come operaio. Per rendere più credibile tale versione, il 42enne è stato anche costretto a cambiare giacca e a indossare un paio di scarpe di un collega non da lavoro.

Tutto è iniziato quando Ali, dipendente a tempo indeterminato in una piccola impresa nel Varesotto, ha iniziato a lavorare in un cantiere a Cremona per la ristrutturazione di una palazzina. Fino a quando una mattina, intorno alle 8:30, il 42enne è caduto da un ponteggio che era privo della ringhiera di sicurezza. “Lavoravo alla costruzione del tetto", ha riferito Ali ai carabinieri. "Sono scivolato e a causa della mancanza della ringhiera di protezione e sono precipitato atterrando sul solaio del quarto piano”.

L'operaio è stato quindi soccorso dai colleghi, ma uno di loro gli ha fatto indossare la sua giacca e le scarpe non da lavoro per fingere che l'incidente non fosse avvenuto all'interno del cantiere. Soltanto dopo essersi cambiato indumenti, l'uomo è stato portato in auto all’ospedale di Cremona. In seguito all'incidente, è stato però contattato dal datore di lavoro che lo avrebbe minacciato, intimandogli di non dire nulla e chiedendogli di "mandare un foglio con cui mi licenziavo altrimenti mi avrebbe rispedito in Egitto”.

Invece del silenzio, però, il 42enne ha deciso di rivolgersi a un legale per far valere i suoi diritti perché, al momento, è a casa senza stipendio, senza la possibilità di lavorare perché ha il braccio bloccato e il rischio di danni permanenti e con zero indennizzi perché la caduta "è stata un incidente". Così, l’11 marzo scorso, ha sporto denuncia all’Inail di Milano Nord, che ha chiesto un intervento dell’Ispettorato del Lavoro. “Casi come il suo purtroppo sono frequenti nell’edilizia solo che pochissimi sporgono denuncia perché poi restano tagliati fuori da un mondo del lavoro che si basa sul passaparola tra connazionali e su rapporti di fiducia e conoscenza, dove è diffuso il caporalato nella filiera degli appalti affidati a piccole imprese", ha spiegato l’avvocato Luigi Vitali, legale di Ali. "Per questo servirebbero tutele, anche economiche, per proteggere chi si oppone a questo sistema”.

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