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Rintraccia la madre biologica per una cura sperimentale contro il cancro: la storia di Daniela Molinari

Daniela Molinari è una donna di 48 anni affetta da un tumore molto raro, impossibile da curare. La sua unica speranza era ricorrere a una cura sperimentale alla quale poteva accedere solo con dei prelievi del Dna anche di almeno uno dei genitori. Daniela però è stata adottata e ha dovuto intraprendere una lunga campagna per poter rintracciare la sua madre biologica e avere accesso alle cure. Ai microfoni di Fanpage.it Daniela ha raccontato la sua storia e le prossime sfide che la attendono.
A cura di Simona Buscaglia
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Daniela Molinari ha 48 anni ed è affetta da un tumore raro dei linfonodi. Il risultato della malattia avviene dopo l'esame istologico in seguito all'operazione per il tumore al seno. Il responso parla chiaro: non è possibile operare questo tipo di cancro e come unica speranza Daniela avrebbe una cura sperimentale condotta dall'Hospital Cancer di Houston, negli Stati Uniti. Per sintetizzare questo speciale farmaco però è necessario un campione del dna di almeno uno dei due genitori. Daniela, intervistata da Fanpage.it, ha descritto così la sua sensazione: "Ho capito che mancava un pezzo, io avevo uno ma mi mancava, essendo stata adottata, quello del genitore. È come se mi fossi sentita negata la possibilità di vivere". Qui comincia il calvario per Daniela, che è stata adottata da neonata e non ha mai conosciuto madre e padre biologici. Da lì comincia una campagna mediatica che porterà la storia di Daniela sulle principali testate e televisioni nazionali: "Da un momento all'altro avevo la coda dei giornali e delle televisioni fuori da casa – ha ricordato Daniela – e li ho usati proprio come se fosse una corrispondenza epistolare con la mia madre biologica"

Dopo un mese la madre presta un campione di Dna alla figlia

Dopo circa un mese la madre biologica di Daniela decide di farsi avanti e concede un campione del suo Dna alla figlia, che può così cominciare le cure: "Dopo un mese la mia madre biologica ha comunicato al Tribunale la sua volontà di aiutarmi, ma non ha voluto intervenire sull'anonimato. È stato quindi emesso un decreto che consentisse a me in una data e a lei in un'altra di fare questo prelievo in totale segretezza". Tutto questo ha permesso di poter sintetizzare il farmaco con cui oggi Daniela si sta curando: "Spero che vada tutto bene perché dopo tutta questa fatica mi dispiacerebbe non farcela". Daniela oggi combatte la sua battaglia in ospedale e non ha intenzione di fermarsi. La battaglia di Daniela infatti non è solo per se stessa ma anche per tutte quelle persone che come lei sono state adottate: "i medici mi hanno detto che queste saranno le cure del futuro che quindi sempre più tumori saranno curati con questa modalità e quindi mi chiedo chi è stato adottato avrà una possibilità in meno di vivere? Mettere a disposizione queste informazioni può aiutare a salvare la vita del figlio". Chiede che venga cambiata la legge sulle cartelle cliniche delle madri che scelgono l'anonimato, per poter rendere più facile una situazione già di per sé complicata come la sua.

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