Ragazza di 18 anni violentata a San Zenone, il 25enne arrestato resta in carcere: “Ha agito senza pietà”

Deve restare in carcere Harouna Sangare, il 25enne arrestato con l'accusa di aver violentato e picchiato una ragazza di 18 anni la sera del 30 agosto scorso all'ingresso della stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro (nella Città Metropolitana di Milano). Lo ha deciso la gip del Tribunale di Lodi Anna Cerretta, che ha convalidato il fermo ed escluso la possibilità di custodie cautelari alternative sottolineando il pericolo di fuga e il rischio di reiterazione del reato. Quest'ultimo motivato dal fatto che Sangare era già stato denunciato in passato dall'ex compagna per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia.
Sangare è stato arrestato lo scorso mercoledì 10 settembre. I carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese sono arrivati a lui grazie alle analisi delle telecamere di sorveglianza del centro accoglienza in cui lavorava come aiuto cuoco e dalle tracce del suo Dna trovato sugli indumenti della vittima. La 18enne, infatti, aveva denunciato di aver subito violenza sessuale da parte di uno sconosciuto la sera del 30 agosto, mentre si dirigeva alla stazione ferroviaria di San Zenone al Lambro.
Nel suo provvedimento, la giudice Cerretta ha sottolineato la "spiccata capacità criminale" di cui sarebbe in possesso Sangare e che sarebbe emersa "dall'efferatezza dell'azione, commessa in modo particolarmente cruento e nei confronti di una giovane ragazza a lui sconosciuta che si è trovata sul suo cammino per una fatale casualità". La gip parla di una violenza "senza pietà e in totale spregio della sua dignità". Sangare, originario del Mali arrivato in Italia a luglio 2024 e titolare di un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria, avrebbe immobilizzato la 18enne, le avrebbe tappato la bocca, afferrata per il collo e trascinata lontano dai binari per violentarla.
La pm Martina Parisi aveva chiesto per Sangare la permanenza in carcere, sostenendo concreto il pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Difeso d'ufficio dall'avvocato Marco Moscatiello, il 25enne è stato valutato dalla giudice Cerretta come un "soggetto altamente pericoloso" per l'incolumità pubblica, del tutto "inaffidabile" e privo di "alcuna capacità di autocontrollo", nonché "completamente incapace di osservare le più basilari regole del vivere civile". Per questo motivo, ha scritto nel suo provvedimento, non è ipotizzabile per lui "una misura di restrizione domiciliare, anche con il presidio del braccialetto elettronico".