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Protesta contro il lockdown, fumogeni sotto casa del sindaco Gori: “Grave buttare benzina sul fuoco”

Momenti di tensione ieri sera a Bergamo dove è andata in scena una protesta contro l’ultimo Dpcm e il lockdown scattato da oggi. I manifestanti hanno raggiunto la casa del sindaco Giorgio Gori, scandendo cori e accendendo fumogeni. Il sindaco su Facebook: “Episodio non piacevole ma capisco la preoccupazione della gente”. Mentre agli esponenti politici presenti al corteo dice: “Sanno che il sindaco non c’entra con la zona rossa, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso”.
A cura di Francesco Loiacono
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Tensione, cori, urla, fumogeni e bandiere tricolore, anche sotto casa del sindaco Giorgio Gori. Ma per fortuna nessuno scontro. Questo il bilancio della protesta andata in scena ieri sera a Bergamo, la città più colpita dalla prima ondata della pandemia di Coronavirus che da oggi, come il resto della Lombardia, è in lockdown per via dell'ultimo Dpcm del governo e dell'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha inserito tutta la regione nella cosiddetta "zona rossa". Bergamo in questa nuova ondata della pandemia risulta meno colpita rispetto ad altre province lombarde, ma non è certo esente dal pericolo di una recrudescenza del virus. Eppure la decisione del governo di varare misure omogenee per tutta la regione ha scatenato la rabbia di quanti – negozianti, partite iva, baristi, ristoratori – saranno maggiormente colpiti dalle ulteriori restrizioni introdotte a partire da oggi: negozi di beni non essenziali chiusi, bar e ristoranti attivi solo per asporto o domicilio, chiusura di centri estetici e coprifuoco anticipato alle 22.

E così ieri sera, dopo un tam tam sui social, un nutrito e variegato gruppo di manifestanti, tra cui anche esponenti di estrema destra, negazionisti ed esponenti della Lega, si è ritrovato fuori da Palazzo Frizzoni, sede del Comune, per protestare contro l'ultimo Dpcm. Dopo il presidio è partito un corteo non autorizzato che si è diretto verso l'abitazione in cui il sindaco Gori abita con la sua famiglia. Qui i manifestanti si sono fermati scandendo cori, tra cui quello "libertà, libertà" che sta caratterizzando molte delle proteste che vanno in scena in questi giorni in Italia – , sventolando bandiere tricolori, accendendo fumogeni e invitando rumorosamente il sindaco a "svegliarsi" e a scendere.

Il post del sindaco: Buttare benzina sul fuoco è grave

Gori ha evitato di incontrare i manifestanti, che se ne sono andati dopo circa un'ora, controllati dalla polizia. Nella mattinata di oggi il sindaco ha affidato a un lungo post su Facebook il suo pensiero, parlando di un episodio non piacevole ma affermando di comprendere "la preoccupazione – in alcuni casi la disperazione – di chi vive della propria attività e teme in queste ore che la nuova chiusura possa darle il colpo di grazia". Poi però il sindaco ha ricordato come lui non c'entri niente con la decisione presa dal governo, invitando tutte le forze politiche presenti al corteo a non strumentalizzare il dolore e anche la rabbia legati al difficile momento che Bergamo, come tutta Italia, sta vivendo: "In un momento come questo, con tanta gente angosciata per il proprio futuro, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso. Perché nessuno può dirsi sicuro di governare quella protesta, una volta che l’ha scatenata".

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