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Picco d’influenza in Lombardia, l’infettivologo Puoti: “Si sente la pressione nei pronto soccorso pediatrici”

Intervistato da Fanpage.it Massimo Puoti, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Niguarda a Milano, ha spiegato come ancora non siamo arrivati al picco dell’influenza. Tuttavia, con le vaccinazioni si potrebbe fermare l’ascesa dei contagi.
Intervista a Prof. Massimo Puoti
Infettivologo, direttore del reparto Malattie infettive dell'ospedale Niguarda di Milano
A cura di Enrico Spaccini
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Era da 13 anni che l'influenza non tornava a colpire in modo così prepotente e precoce. La curva di casi si sta impennando con diverse settimane d'anticipo, con la fascia d'età 0-4 più colpita delle altre, ma non stiamo ancora assistendo al vero picco: "Il rischio è di raggiungere i numeri tipici di fine anno già nelle prossime settimane, quando ancora siamo alle prese con le vaccinazioni".

Il direttore del reparto Malattie infettive dell'ospedale Niguarda di Milano, il dottor Massimo Puoti, ha spiegato a Fanpage.it come dobbiamo interpretare i numeri che stiamo leggendo sulla Lombardia, che parlano di un'incidenza molto più elevata rispetto alla media nazionale: "Bisogna ricordare che la Lombardia attira molte persone anche dall'estero e i virus viaggiano con le persone".

Professore, era prevedibile l'arrivo anticipato dell'influenza?

Che sarebbe arrivata prima degli altri anni, ce lo aspettavamo. Si osserva sempre ciò che succede nell'altro emisfero e in Australia si è visto che l'epidemia ha anticipato di diverse settimane quello che era il solito picco, quello a cavallo tra la fine e l'inizio del nuovo anno. Era già successo nel 2009-2010.

Guardando i dati di InfluNet, la Lombardia è la regione più colpita.

La Lombardia nella settimana dal 7 al 13 novembre ha registrato 10,76 casi per mille abitanti. È la più alta e supera di molto l'incidenza nazionale che si aggira intorno ai 6,6 casi per mille assistiti. Bisogna ricordare, però, che la Lombardia è sempre un centro di alta circolazione di persone, soprattutto dall'estero. I virus viaggiano con le persone e quindi arrivano prima qui.

Poi, guardando i dati divisi per fasce d'età, ci sono regioni che registrano dati molti simili alla Lombardia, quindi non credo ci siano altri motivi particolari. Ad esempio, l'Umbria ha registrato 10,38 casi per mille persone ed è molto diversa dalla Lombardia, sotto diversi punti di vista.

Ma perché proprio adesso?

Probabilmente perché negli ultimi due anni la popolazione godeva di una maggiore protezione per via del Covid-19, tra mascherine e distanziamento sociale. Infatti, in quei due inverni l'influenza non ha mai raggiunto un'incidenza così alta. La stagione 2022-2023 è, invece, caratterizzata da una ridotta protezione, cosa che può aver portato anche a una più alta circolazione tra i bambini.

Però i casi in termini assoluti sono molti.

I casi sono molti, l'incidenza è elevata rispetto agli altri anni ma è ancora lontana dai picchi fisiologici di dicembre e gennaio. Senza vaccini, quel picco potrebbe arrivare più in fretta. Riprendendo la stagione 2009-2010, anche in quel caso fu anticipato, ma poi non ce ne fu un secondo a dicembre. Quindi, forse, sta solo accadendo in anticipo e potrebbe esaurirsi come una stagione influenzale come le altre ma che si presenta prima.

Negli ospedali lombardi si percepisce questo incremento di casi?

Si percepisce soprattutto nei pronto soccorso pediatrici. L'influenza, infatti, sta colpendo in particolare la fascia 0-4 anni. Per quanto riguarda gli ospedali, la situazione è un po' più complessa. Quando un anziano prende l'influenza, questa può portare ad altre complicanze, dalla polmonite batterica, allo scompenso cardiaco. Il numero di ospedalizzazioni così aumenta, anche se queste non sono direttamente riconducibili all'influenza.

Quali strumenti abbiamo per combattere l'influenza?

Dobbiamo ricordarci che siamo ancora in tempo per vaccinare tutti i soggetti più fragili, ai bambini alle persone più esposte. In Lombardia, poi, dal 26 novembre l'antinfluenzale viene somministrato in modo gratuito a tutti ed è il modo migliore per fermare i contagi. E comunque ci sono dei farmaci antivirali che possono essere usati nelle fasi precoci della malattia, così da scongiurare eventuali complicazioni.

Ci si può ammalare di Covid-19 e influenza insieme?

Le coinfezioni sono possibili. Anzi, prendere Covid e influenza insieme porta a un andamento peggiore del singolo virus. Per questo è importante continuare a proporre di fare le due vaccinazioni insieme.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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