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Perché fra Natale e Capodanno ci potrebbe essere un nuovo picco di Covid e influenza in Lombardia

Tra questa settimana e la prossima si potrebbe registrare un picco di casi influenzali e di Covid in Lombardia. Per questo motivo “È bene che le persone fragili facciano attenzione”, come spiega a Fanpage.it, Massimo Puoti, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Niguarda di Milano.
A cura di Ilaria Quattrone
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C'è un aumento di casi di influenza e Covid in Italia e di conseguenza anche in Lombardia. Tutti i pronto soccorso di Milano sono in crisi e sembrerebbe che tra questa e la prossima settimana si raggiungerà il picco influenzale. E con l'arrivo delle feste e quindi l'aumento di possibilità di contatti, l'attenzione del personale sanitario è alta.

"Il consiglio da dare per le feste è che le persone malate stiano a casa. Chi sta male non deve fare come nelle pubblicità dove chi ha sintomi, prende i farmaci e poi va in ufficio, alla cena di Natale con i nonni o persone che hanno malattie": a dirlo a Fanpage.it è Massimo Puoti, direttore del reparto Malattie Infettive dell'ospedale Niguarda di Milano.

Ci sarà un picco di Covid e influenza tra Natale e Capodanno? 

Sì, speriamo che sia questa settimana e non la prossima. L’andamento dell'influenza è identico a quello registrato in Australia: è molto precoce e si ha un numero di casi particolarmente alto soprattutto tra i bimbi tra 0 e 4 anni. Per fortuna, il virus è un po’ più contenuto tra gli ultra 75enni. Nelle sindromi influenzali sono compresi i Covid, altri virus e quello dell’influenza che la fa da padrone con circa il 50 per cento dei casi.

Si sta registrando un aumento dei casi maggiore rispetto agli altri anni? 

Sì, arriva ai livelli dell’epidemia del 2009. È ancora però presto per dire se è stato maggiore o minore rispetto quell'anno.

Al momento ci sono più casi di influenza australiana che di Covid?

È difficile dire quale sia il maggiore. Le sindromi influenzali vengono registrate attraverso una valutazione dei sintomi da parte dei medici di medicina generale. Il Covid attraverso i tamponi. Le due rilevazioni non sono paragonabili.

Questo aumento dei casi è dovuto soprattutto al fatto che rispetto agli altri anni abbiamo avuto restrizioni? 

Sì, però non possiamo avere restrizioni in eterno per prevenire tutti i virus respiratori. È bene che le persone fragili facciano attenzione. Parliamo di persone sopra gli 80 anni, di chi non è vaccinato per l’influenza, di chi ha malattia ematologiche, di chi prende farmaci che riducono le difese immunitarie, di chi ha una malattia dei polmoni, del cuore, del diabete. Tutti loro dovrebbero essere vaccinati, però purtroppo il tasso di vaccinazione non è mai così buono come vorremmo.

Perché l’influenza australiana è così virulenta?

Diciamo che soprattutto i bambini, avendo avuto per due anni le mascherine e dovendo rispettare il distanziamento sociale, non erano mai stati in contatti con il virus. Questa fascia di popolazione, che è la più colpita, la trasmette a tutti gli altri.

Il consiglio da dare per le feste è che le persone malate stiano a casa. Chi sta male non deve fare come nelle pubblicità che vediamo dove ci si prende i farmaci e poi si va in ufficio, alla cena di Natale con i nonni o persone che hanno malattie. Chi è malato sta a casa: gestisce a casa il decorso della malattia e poi esce quando sta bene.

Le persone fragili, nel momento in cui usano mezzi di trasporto affollati o si trovano in luoghi affollati, è bene che usino la mascherina.

Possiamo dire che il Covid è finito?

No, il Covid è cambiato perché la popolazione ha fatto il vaccino e il virus è cambiato. La situazione epidemiologica è molto diversa da quella del passato. Il Covid però rimane ugualmente pericoloso per alcune categorie di persone: chi soffre di malattie del sangue, le persone trapiantate, gli ultra 80enni e anche tutti coloro che non si sono vaccinati.

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