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Picco dell’influenza ad aprile, l’infettivologo Puoti: “Andamento anomalo, ci sarà colpo di coda”

Massimo Puoti, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano, a Fanpage.it spiega l’anomalo picco dell’influenza stagionale registrato ad aprile. “Più colpiti i giovani, bene gli over 64 perché vaccinati”.
Intervista a Prof. Massimo Puoti
Infettivologo, direttore del reparto Malattie infettive dell'ospedale Niguarda di Milano
A cura di Enrico Spaccini
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Siamo abituati a pensare all'influenza come una malattia tipica dei mesi invernali, con il freddo che ci porta prima un raffreddore, poi il mal di gola e infine la febbre. Tuttavia, come evidenziato dal rapporto epidemiologico pubblicato dalla Rete italiana sorveglianza influenza (InfluNet), tra marzo e aprile abbiamo assistito a un aumento significativo di persone che hanno accusato sintomi influenzali. Il livello di incidenza che ha raggiunto quasi i 6 casi per mille pazienti, ora sembra essere tornato a scendere. Il dottor Massimo Puoti, direttore del reparto Malattie infettive dell'ospedale Niguarda di Milano, ha spiegato a Fanpage.it le motivazioni di questo andamento così particolare dell'influenza stagionale illustrando anche quelle che sono le armi che abbiamo a disposizione per combatterla.

Dottore, è normale che l'influenza abbia avuto un picco di casi ad aprile?

Devo dire che abbiamo assistito a un andamento anomalo dell'influenza stagionale. Di solito il picco si inizia a vedere a dicembre e gennaio. Poi, comunque, entro marzo cala piano piano. Quest'anno, invece, oltre alla solita risalita invernale, l'influenza ha avuto il suo punto più alto di contagi tra fine marzo e inizio aprile. Ora, però, già sta iniziando a calare.

Anche se alcuni medici di base temono un colpo di coda.

Il colpo di coda ci sarà sicuramente. Non solo per l'influenza, ma anche per il Covid. Con le festività la gente viaggia e l'attenzione al contagio è diminuita. In più, se dall'1 maggio cade l'obbligo di mascherina, il colpo di coda potrebbe essere lungo.

Ci sono stati casi gravi all'ospedale Niguarda di Milano?

La scorsa settimana sono state ricoverate cinque o sei persone per complicanze da influenza stagionale. La cosa più importante è effettuare la diagnosi nel minor tempo possibile. Ci sono farmaci che, se presi entro le prime 72 ore dalla manifestazione dei sintomi, possono ridurre notevolmente il rischio di ricovero.

Chi sono i più colpiti?

Dobbiamo tenere presente che comunque i dati sono bassi rispetto agli altri anni. Senza considerare il periodo 2020-2021 dove la curva è rimasta piatta, quelli del 2021-2022 sono dati che restano inferiori rispetto agli anni precedenti alla pandemia. In queste ultime settimane sono stati soprattutto i giovani a incidere sull'incremento (in tutto il Paese, gli under 14 registrano un'incidenza di circa 21 casi per 1000 assistiti, contro i 6 degli over 64, ndr). La curva degli ultra 64enni, invece, è rimasta piatta grazie alle vaccinazioni. E questa è una cosa molto importante per i ricoveri ospedalieri.

Perché proprio i giovani?

Questi due anni di limitazioni e mascherine hanno ridotto in modo significativo la trasmissione di molti virus, non solo quello del Covid. Compreso quello influenzale. Questo ha portato, in particolare nei bambini, a una cosiddetta "differenza di immunità specifica e adattativa". Il nostro sistema immunitario non è più abituato a scontrarsi con i virus e quindi rischia di infettarsi più facilmente.

Quindi chi si ammala rischia anche di stare più male del previsto?

Circola questa ipotesi. C'è chi pensa che se una persona non prende l'influenza per molto tempo, quando si contagia rischia di manifestare sintomi più gravi del normale. Tuttavia, si tratta di un fenomeno che sarebbe molto difficile da analizzare. In questo momento non è una cosa spiegabile, rimane un grosso punto interrogativo.

Dobbiamo preoccuparci?

C'è un grande coinvolgimento mediatico intorno a questa influenza: è strano sì, ma non grave. I pochi casi sono un risultato che possiamo attribuire alle buone abitudini che questa pandemia ci sta lasciando come lavarsi spesso le mani, non stare troppo vicini agli altri e l'utilizzo delle mascherine. Se riusciamo a mantenerle nel tempo, anche in minima parte come segno di rispetto per la salute dell'altro, potremo assistere a un miglioramento generale.

Quindi più cerchiamo di tornare alla vita normale più rischiamo di prendere anche l'influenza.

Sembra di sì, almeno in Italia. È complicato, però, spiegare l'incremento di aprile. Infatti, dati alla mano, si è visto quasi contemporaneamente in tutta Europa. Anche nei Paesi che hanno iniziato ben prima di noi a togliere i divieti e gli obblighi.

Vaccini antinfluenzali con quelli anti-Covid, è una buona idea?

Io, come anche molte persone fragili, l'ho già fatto con la terza dose. Per quanto riguarda l'influenza, serve una copertura vicina all'80 per cento tra gli anziani. Solo con questi numeri possiamo dare un aiuto concreto agli ospedali riducendo la quantità di persone ricoverate. E se può aiutare fare il vaccino antinfluenzale insieme a quello contro il Covid, nel caso dovesse servire una quarta dose, ben venga.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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