Fino a marzo di quest'anno per Beppe Sala non c'era alcuna emergenza sicurezza a Milano. "Il tema – diceva – è che quasi tutte le grandi città del mondo vivono questo problema". Come se questo fosse un buon motivo per non occuparsene. Poi il primo maggio la svolta: dopo una serie di stupri avvenuti in centro, ha spiegato che l'unica soluzione è dotare la città di altri agenti di Polizia, da chiedere al ministero dell'Interno. Da più parti, però, dicono che non basterà aumentare il numero dei poliziotti per rendere Milano sicura. Ma il sindaco non li ascolta e, quando ormai non può più fare finta di nulla, è proprio a un ex poliziotto che chiede aiuto per dimostrare di star facendo qualcosa.
Benché ci sia, infatti, già un assessore alla sicurezza nella giunta (Marco Granelli), il primo cittadino ha deciso di nominare Franco Gabrielli delegato per la sicurezza e la coesione sociale del Comune. Il suo ruolo sarà quello di coordinare un comitato composto anche dallo stesso Granelli e da Lamberto Bertolè, assessore al Welfare. Un modo per mettere, di fatto, un esperto a controllare l'operato di questi due. Infatti le critiche, soprattutto nei confronti di Granelli, non sono affatto mancate in questi ultimi mesi.
Ma allora, perché non sostituirlo? A maggior ragione che a Milano ci sono già altri comitati di tematica affine e tutti presieduti da personaggi esterni alla politica fortemente riconosciuti per la loro esperienza: il "Comitato per lo studio e la promozione di attività finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalità organizzata", con a capo Nando Dalla Chiesa, e quello per "Legalità, Trasparenza ed Efficienza amministrativa", con a capo Gherardo Colombo. La soluzione proposta da Sala sembra quindi quella di istituire un comitato per ogni attività che i suoi assessori non riescono o non hanno la possibilità di gestire.
Non è chiaro, però, quale sia il senso di avere una doppia struttura, quella dell'assessorato e quella del comitato, che si occupano delle stesse identiche funzioni. Appare quindi una forma, seppur mascherata, di commissariamento nei confronti dei suoi assessori, in particolare di Granelli. La scelta di una figura tecnica che risponde direttamente al sindaco conferma la volontà di impossessarsi di un tema, esautorando di fatto chi dovrebbe già averne la delega.
L'unico beneficio di questa scelta sembra quello di assoldare facilmente figure di primo piano, il cui nome può sicuramente piacere all'opinione pubblica, che così ha l'impressione che ci siano i migliori professionisti impegnati a risolvere i problemi. Ma Gabrielli è veramente la persona giusta per occuparsi della sicurezza e della coesione sociale a Milano?
L'ex capo della Polizia di Stato ha un curriculum di tutto rispetto: è entrato nelle forze dell'ordine nel 1987, ha lavorato in diverse Digos (l'ufficio politico della questura), alla Direzione centrale della polizia criminale, all'Antiterrorismo ed è stato perfino direttore del servizio segreto civile italiano, prima di diventare prefetto. Tutte esperienze, com'è normale che sia per un poliziotto, in cui il contrasto alla criminalità si basa unicamente sulla forza repressiva e non anche quella di prevenzione sociale.
Un poliziotto, infatti, si occupa tendenzialmente di individuare e arrestare gli autori dei reati già commessi. Al massimo di presidiare il territorio per controllarlo e impedire che i delitti vengano commessi, aumentando il rischio di essere scoperti. Di certo un poliziotto non si occupa di capire quali siano i fattori che determinano la criminalità, di creare i presupposti sociale ed economici perché nessuno sia messo nelle condizioni di trovare una convenienza nel delinquere.
E che anche questa seconda attività sia necessaria per garantire la sicurezza in una città Sala lo sa bene, altrimenti non avrebbe aggiunto alle competenze del comitato anche "la coesione sociale". Ma poi ha preferito scegliere una figura che, almeno per curriculum, ha fatto della repressione e non della prevenzione il suo mestiere.