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Operazione contro la ‘ndrangheta a Brescia: arrestati 13 affiliati alla cosca Bellocco

L’indagine “Ritorno” conferma quanto già dimostrato nel 2015 dall’operazione “Nduja”: a capo dell’organizzazione criminale c’è Umberto Bellocco, che dal carcere riusciva a gestire i traffici grazie all’aiuto dei familiari.
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Arresti 'ndrangheta a Brescia
Arresti ‘ndrangheta a Brescia

Sono accusate di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e in materia di lavoro le 13 persone arrestate queste mattina dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri a Brescia. Il blitz, scattato alle prime ore dell'alba e denominato "Ritorno", è avvenuto all'interno della più ampia e articolata operazione Blu Notte, che ha portato a 76 arresti in tutta Italia.

Il blitz a Brescia

L'indagine, frutto della collaborazione fra Carabinieri e Guardia di Finanza e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, ha portato all'arresto di 13 persone e al sequestro di soldi e beni  per un importo di oltre 4 milioni di euro. Ma soprattutto ha permesso di ricostruire le infiltrazioni della cosca di ‘ndrangheta Bellocco nel Nord Italia.

Questa nuova operazione conferma infatti quanto già accertato durante l'indagine ‘Nduja del 2005 e quindi l'attività della cosca Bellocco, originaria di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, nel territorio di Bergamo e Brescia.

Qui la cosca, comandata da Umberto Bellocco, nipote e omonimo dello storico boss, tentava soprattutto di infiltrarsi nell'economia legale. Nonostante l'uomo fosse detenuto, in quanto condannato in via definitiva nel 2009 per associazione mafiosa, riusciva tramite i familiari a controllare le attività criminali.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, con la costa Bellocco collaborava anche un imprenditore della zona che avrebbe "fornito un fattivo contributo, anche mediante la commissione di delitti tributari e di somministrazione fraudolenta di manodopera", per il riciclaggio di denaro, "attuato attraverso un articolato circuito di società" che di fatto emettevano fatture anche "per operazioni inesistenti".

La colonizzazione della ‘ndrangheta

Secondo quanto riferito dagli stessi inquirenti, l'indagine "Ritorno" consente di confermare quel fenomeno di colonizzazione da parte della ‘ndrangheta di territori "precedentemente immuni da tali manifestazioni criminali e caratterizzati da un maggiore sviluppo economico e da un più ampio grado di ricchezza generale".

Le ‘ndrine presenti in luoghi diversi dalla Calabria, sia in Italia che all'Estero, avrebbero una importante forma di autonomia rispetto all'organizzazione tradizionale, a cui pure dipendono sotto un profilo regolamentare ed organizzativo.

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