Operatori sanitari accusati di maltrattamenti su bambini, un papà: “Mio figlio tornò con lividi e un braccio rotto”

Domenico C. è uno dei genitori che hanno denunciato i maltrattamenti subiti dai figli ricoverati nel centro di riabilitazione privato Villa di Santa Maria di Tavernerio, in provincia di Como. La Procura ha da poco chiuso le indagini a carico di 14 ex operatori sanitari, che tra il 2018 e il 2021 avrebbero abitualmente maltrattato una quindicina di bambini con disabilità, attraverso un "regime di violenza e paura improntato a sottomettere" i piccoli con "percosse, vessazioni e minacce".
Come riportato negli atti di indagine, uno degli operatori è accusato di aver chiuso un bambino di otto anni con disabilità "in un carrello metallico con ruote a forma di gabbia, chiuso da grate in ferro, adibito al trasporto della spazzatura o della biancheria, per non doverlo sorvegliare durante le ore notturne". In altre occasioni lo avrebbe chiuso nel locale antibagno per non doverlo controllare e lo avrebbe preso a calci e strattoni.
Il figlio di Domenico è entrato nel centro nel 2020, all'età di 12 anni: "La struttura ci è stata consigliata dal neuropsichiatra dell’ospedale di Saronno – ha raccontato il padre al giornale Il Giorno – Quando lo abbiamo portato eravamo in piena pandemia e per cinque mesi non abbiamo potuto vederlo. Quando l’emergenza è rientrata lo portavamo a casa nel fine settimana: aveva ecchimosi, graffi e morsicature su parti del corpo che non avrebbe potuto raggiungere da solo".
Alle richieste di spiegazioni dei due genitori, dice ancora Domenico, "Ci dicevano che era caduto, oppure che erano stati altri bambini. Nostro figlio riusciva a comunicarci la sua paura, sbatteva i denti, tremava. Si capiva che non era sereno". La situazione è andata avanti fino all'ultimo episodio di maltrattamenti, che ha fatto finire il figlio di Domenico in ospedale: "Ci hanno detto che uno degli ospiti lo aveva strattonato, provocandogli una frattura al braccio. Dopo quell’episodio abbiamo deciso di riportarlo a casa".
Dopo la denuncia di Domenico, il procuratore Massimo Astori ha chiesto per la seconda volta l'archiviazione, sostenendo che nel suo caso non è "sufficientemente dimostrabile un regime di vita caratterizzato da condotte maltrattanti". Il legale della famiglia, Piero Porciani, si è nuovamente opposto alla richiesta di archiviazione. "Speriamo che questo caso vengaora vagliato attentamente – ha detto – e che vengano accertate anche le responsabilità di chi non ha sorvegliato".