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Operai morti per l’amianto all’Alfa Romeo: assolti gli ex vertici dell’azienda

Ieri la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione nei confronti degli ex manager dell’Alfa Romeo di Arese accusati della morte di 15 operai per amianto: “Sul diritto alla giustizia per i 15 lavoratori è stata messa una pietra tombale e ingiustizia è fatta, per sempre”, ha scritto in una nota stampa l’Associazione Medicina Democratica.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Sul diritto alla giustizia per i 15 lavoratori dell’Alfa Romeo di Arese uccisi dall’amianto, respirato nel loro posto di lavoro, come tutte le consulenze e certificazioni hanno dimostrato, è stata messa una pietra tombale e ingiustizia è fatta, per sempre": a sostenerlo è Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e di Aiea. Ieri infatti la IV sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la pronuncia assolutoria della Corte d'Appello di Milano nei confronti di Paolo Cantarella, ex amministratore delegato della Fiat, Piero Fusaro, ex presidente Lancia Industriale e dei manager Giorgio Garuzzo e Giovanni Battista Razelli che erano stati accusati di omicidio colposo per non aver adottato le necessarie misure a tutela della salute dei lavoratori.

Gli ex manager ai vertici dal 1974 al 1996

Gli ex manager assolti ricoprivano ruoli chiave in azienda nel periodo che va dal 1974 al 1996. "La sentenza –  secondo quanto spiegato dall'avvocatessa dei famigliari delle vittime – turba e disorienta". Per l'associazione Medicina Democratica, indignata da questa sentenza, è davvero impossibile ammettere che i manager non potessero non conoscere la pericolosità dell'amianto: "Nello stabilimento erano presenti 147mila m2 di amianto solo nel reparto abbigliamento/montaggio, 23 tonnellate nella parte impiantistica, 34 tonnellate nel reparto verniciatura e 106 tonnellate di lastre di copertura fino alle azioni di smaltimento successive al 1992".

Medicina Democratica: Continueremo con la nostra battaglia

Nonostante la sentenza, il presidente nazionale di Medicina Democratica ha assicurato: "Continueremo su tutti i fronti la nostra battaglia per il riconoscimento delle responsabilità penali e civili di chi ha causato con i propri comportamenti la morte di lavoratori, per mancate tutele, prevenzione e attuazione delle leggi".

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