Omicidio Ravasio, anche il figlio della Mantide di Parabiago chiede scusa: “Al pm ho mentito, mia madre è coinvolta”

"Dopo le udienze, dopo aver visto le immagini del luogo dell'incidente, dopo aver ricordato quei momenti, dopo aver sentito descrivere il volo del corpo della vittima e dopo aver parlato con tante persone voglio dire che sono dispiaciuto per quello che è successo e che chiedo scusa a tutti per il male che ho fatto". A parlare è Igor Benedito, figlio di Adilma Pereira Carneiro, conosciuta come la "Mantide di Parabiago", che oggi, lunedì 19 maggio, ha reso spontanee dichiarazioni nel processo davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Busto Arsizio che lo vede imputato insieme alla madre e altre sei persone per l'omicidio di Fabio Ravasio il 9 agosto 2024.
Per l'accusa si trattò di un omicidio camuffato da incidente stradale: Benedito era alla guida della Opel che travolse Ravasio e il piano sarebbe stato ideato dalla madre del giovane per incassare l'eredità. "E poi quando sono stato sentito dal pubblico ministero non ho detto la verità su mia madre", ha detto ancora Benedito che davanti al Pm negò che Adilma Pereira sapesse qualcosa dell'accaduto. "Lei ha avuto un ruolo in questo omicidio, ma io ho sbagliato perché volevo proteggere per tutta la mia vita la mia famiglia e mia madre, ma ora mi rendo conto che questo non è giusto e che io devo pensare a me e ai miei fratelli e alle mie sorelle. Spiegherò tutto quello che so quando sarà il momento, ma devo liberarmi di questo peso ora. Grazie".
Dall'inizio della vicenda, Benedito è il quinto coimputato a fare spontanee dichiarazioni chiedendo perdono e indicando la 49enne, in quest'ultimo caso in modo meno esplicito, come coinvolta e responsabile dell'accaduto. Nel caso delle precedenti dichiarazioni i quattro coimputati avevano, infatti, individuato nella donna l'ideatrice e organizzatrice dell'omicidio. L'ultimo era stato Massimo Ferretti, il barista e ex amante di Adilma Pereira Carneiro che aveva affermato: "Mi assumo ogni responsabilità, ciò che è successo è ingiustificabile".
Omicidio di Parabiago, la madre della vittima: "Adilma è un mostro"
Davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Busto Arsizio è stata sentita anche Annamaria Trentarossi, madre di Fabio Ravasio. Rivolgendosi al presidente della Corte, Giuseppe Fazio, la donna ha detto: "Vi prego fate giustizia, io mio figlio non ce l'ho più ma glielo devo. Mi hanno azzerato la famiglia e il mio è un dolore atroce". Trentarossi ha parlato anche delle condizioni del marito: "Sta molto male, non è più lui. Ha un gravissimo scompenso cardiaco, il suo cuore è al 15%. I medici ci hanno sconsigliato di farlo testimoniare o di farlo assistere alle udienze tanto la situazione è grave".
La donna ha quindi risposto alle domande del pm Ciro Caramore e degli avvocati di parte civile e della difesa riferendo sul movente: "I soldi. Loro volevano solo i soldi. Lo ha ucciso per i soldi". Trentarossi ha anche spiegato come "Adilma ci ha turlupinato giocando con i nostri sentimenti per i bambini". Si tratta di due gemelli che a lungo la famiglia Ravasio ha creduto figli della vittima scoprendo poi con un test del Dna "non solo che quei bambini che adoravamo non erano figli di Fabio, ma che Pereira si era anche sposata con Marcello Trifone (anche lui a processo per l'omicidio di Ravasio). Nonostante questo Fabio non voleva rinunciare ai bambini. E anche noi li abbiamo sempre amati. Attraverso quell'amore la signora è riuscita a farsi prestare da noi 800mila euro per una casa che nonostante le promesse non ci ha mai restituito".
Per l'accusa Pereira, che non sapeva del test del Dna già effettuato dalla famiglia Ravasio, ha cercato, falsificando alcuni certificati, di far passare i bambini per i figli della vittima. "Fabio aveva una polizza multi rischio con assicurazione anche sulla vita", ha detto ancora la madre. "Il valore era di 600mila euro e il premio sarebbe andato ai legittimi eredi", per l'accusa ai due bambini se non fosse emerso che non erano figli di Ravasio.