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Nucleare in Lombardia, l’esperto: “Sarebbe un luogo tecnicamente ideale per una centrale”

In Italia si sta tornando a parlare di nucleare. Prima con le parole del ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani e ieri con le dichiarazioni possibiliste di Matteo Salvini su un’ipotetica centrale nucleare in Lombardia. Il tema delle scorie è ancora attuale visto che, come sottolinea Legambiente in un rapporto dello scorso marzo, non esiste ancora un deposito nazionale dei rifiuti nucleari prodotti prima della dismissione. Fanpage.it ha intervistato il fisico Daniele Alloni dell’Università di Pavia per capire meglio le ultime tecnologie e se la Lombardia possa essere un luogo idoneo ad ospitare un’ipotetica centrale nucleare.
A cura di Simona Buscaglia
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Nel nostro Paese si sta tornando a parlare di nucleare. Dopo le affermazioni del ministro alla transizione ecologica Roberto Cingolani, hanno fatto discutere le dichiarazioni di ieri di Matteo Salvini: "Se metterei una centrale nucleare in Lombardia? Che problema c’è". Parole seguite a stretto giro da quelle della vicepresidente e assessora al welfare Letizia Moratti, che aveva affermato: "Un nucleare verde, sicuro, credo sarebbe una buona cosa, non solo per la Lombardia ma per l'Italia", e aveva aggiunto "Il nucleare ha fatto grandissimi passi avanti" e potrebbe essere anche "un modo per non pagare bollette che continuano a crescere". Anche il governatore Attilio Fontana si era detto possibilista: "Non è più il nucleare di Chernobyl, bisogna avere il coraggio di spogliarci dalle ideologie e guardare alla realtà e al mondo che cambia e che è andato avanti con le tecnologie". E se Pd e M5s hanno espresso al contrario il loro parere scettico, sottolineando la decisione presa anni fa dagli italiani con ben due "no" ad altrettanti referendum sulla questione, sono tante le domande che si sono sollevate in queste ultime ore. Fanpage.it ha intervistato Daniele Alloni, fisico e vice direttore del reattore nucleare Triga del Lena (Laboratorio di Energia Nucleare Applicata) all'Università di Pavia, per cercare di capire i tempi di una possibile realizzazione di una centrale nucleare, se ci siano i presupposti in Lombardia e quali siano i passi avanti fatti, se ce ne sono stati, dall'energia nucleare.

Vero è che il nocciolo del problema delle scorie nucleari in Italia esiste. È ancora attuale per quelle delle centrali dismesse dopo il 1987, anno del primo referendum. Nel rapporto di Legambiente "Rifiuti radioattivi, ieri, oggi e domani" pubblicato a marzo 2021 si precisa infatti come non esista ancora oggi un Deposito nazionale di questi rifiuti: "In Italia, ad oggi, secondo gli ultimi dati disponibili (riferiti a dicembre 2019), ci sono 31mila metri cubi di rifiuti radioattivi collocati in 24 impianti distribuiti su 16 siti in 8 Regioni – si legge nel rapporto dell'associazione ambientalista – Impianti e siti di stoccaggio provvisori che sono stati adattati, per necessità, ma che sono assolutamente inidonei a mantenere in sicurezza materiali radioattivi. Siti come l’ex centrale nucleare di Borgo Sabotino, a Latina, posta a meno di un chilometro dall’attuale linea di costa, o come le ex centrali di Garigliano e di Caorso, rispettivamente in provincia di Caserta e di Piacenza, entrambe poste in aree ad elevato rischio idrogeologico in quanto costruite a ridosso di due importanti fiumi come il Garigliano ed il Po".

L'intervista al fisico Daniele Alloni

Quali sono le caratteristiche per identificare un luogo adatto a una centrale nucleare? In Lombardia ci potrebbe essere un luogo adatto?

Qualora si procedesse a un piano di ripristino dell'energia nucleare, quindi degli impianti nucleari di potenza, la Lombardia, avendo bacini idrici importanti come il Po e altri grossi fiumi tecnicamente sarebbe l'ideale. In generale questi luoghi non devono essere zone sismiche, o comunque a basso rischio sismico, come lo è la Lombardia, e lo dimostra il fatto che i vecchi impianti, quelli di Trino vercellese, e quello di Caorso, in provincia di Piacenza, erano comunque molto vicini. Anche il reattore nucleare Triga di Pavia che è piccolo, 250 Kw, essendo comunque sopra i 100 Kw è trattato, secondo la legislazione italiana alla pari di un reattore nucleare di potenza. Quando è stato costruito erano state fatte analisi e ricerche sul territorio di carattere idrologico e sismico, anche sulle falde. Non si andrebbe mai a costruire un reattore in Umbria per il suo pericolo sismico

Quali sono i tempi di autorizzazione e possibile realizzazione di una centrale?
Per quelle di nuova generazione dai 5 ai 7 anni, non è qualcosa che si risolve in qualche mese. Si parte dalla figura del geologo si arriva poi all'ingegnere nucleare, poi al politico e infine alla comunità europea. L'ente di controllo italiano è l'ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare (Isin), l'organo fondamentale a cui bisognerebbe sottoporre, se si passasse al nucleare, tutta la documentazione tecnica prima della costruzione, geologica idrica e tecnica. Bisogna infatti partire poi con tutta una serie di prove e procedure che devono essere rispettate e approvate. È un processo quindi molto lungo

Quali sono le caratteristiche di una centrale nucleare di ultima generazione?
I sistemi di sicurezza intrinseca, ridondante e manuale sicuramente sono cambiati molto, e sono avanzati. Oltre ai materiali, legati soprattutto alla tipologia di reattore, per esempio si sono fatti passi avanti nel tipo di raffreddamento e nel contenimento multiplo. Sono stati sviluppati metodi di sicurezza ad esempio contro gli attacchi terroristici. L'impianto ha delle strutture e barriere più esterne che sono costruite anche per contenere l'impatto ad esempio di un aeromobile di media grandezza dirottato contro una centrale nucleare, una difesa in profondità. I combustibili di nuova generazione sono progettati per una avere una massima efficienza. Il rendimento energetico è poi ovviamente maggiore rispetto a quello dei vecchi impianti.

Per poter fare un ‘Piano Nucleare' però deve essere fatta molta informazione scientifica e non pseudoscientifica. È sempre stato un fattore culturale perché quando si parla di nucleare la maggior parte dei cittadini non conosce in modo approfondito la materia, fa paura solo il nome ‘centrale nucleare'. Io lavoro da anni nel nucleare di ricerca, sono direttore d'impianto, e ci sono sistemi di sicurezza, che possono essere gestiti bene, a fronte di fondi che investano in tal senso, e questi impianti sono sicuri. Il rischio relativo ad ogni impianto è mai nullo ma ormai si può parlare di percentuali bassissime. Io andrei ad abitare di fianco a una centrale nucleare e lo dico dal punto di vista scientifico e non politico o di altro tipo.

Ha senso parlare di nucleare "green"?
Credo che non ci sia nulla di 100 per cento green neanche nei pannelli solari e nell'eolico perché non è che non s'inquina producendoli. È sicuramente più semplice smaltire una pala eolica di mille tonnellate di acciaio rispetto a due tonnellate di combustibile nucleare, e ha anche un costo diverso però il vero "green" non esiste.

E per quanto riguarda le scorie?

La questione del deposito nucleare nazionale è di attualità ed è una questione molto delicata.  Ad esempio gli elementi combustibile a fine ciclo vengono tolti dal nocciolo, fatti raffreddare perché sono molto radioattivi, e dopo un periodo, che può durare anche alcuni anni dal raffreddamento, vengono riprocessati e ritrattati in impianti appositi. Per le centrali a Caorso e a Trino gli elementi combustibili non sono stati tenuti in Italia ma mandati all'estero dove avevano degli impianti specializzati.

Di cosa vi occupate al Lena (Laboratorio di Energia Nucleare Applicata)?

Il reattore Triga è stato costruito nel 1965, è vecchio ma ‘dal cuore giovane', è di bassa potenza e ha quindi una vita molto più lunga, non come quelli di potenza. Facciamo molta ricerca che va dalla chimica alla chimica nucleare, fino alla fisica delle radiazioni, allo studio dei materiali, oltre alla radiobiologia. Siamo coinvolti in progetti nazionali e internazionali nella diffusione della cultura nucleare attraverso corsi formazione e informazione e didattica. Prima del Covid ospitavamo ogni anno dai 2 mila ai 2500 studenti ogni anno.

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