“Non avevo i soldi per mangiare”: come Irene Pivetti è finita a lavorare per mille euro al mese

Sono trascorsi più di 31 anni da quando Irene Pivetti era stata eletta alla presidenze della Camera. Era il 15 aprile 1994 e di anni ne aveva proprio 31, diventando così la più giovane di sempre a ricoprire il ruolo della terza carica dello Stato. Oggi di anni ne ha 62 e la politica sembra ormai appartenere a un'altra vita, della quale rimane solo il ricordo. Le vicende giudiziarie l'hanno travolta nel 2020: la prima accusa è di aver comprato mascherine dalla Cina per 35 milioni di euro rivelatesi poi contraffatte e inadeguate, mentre la seconda è di aver finto la vendita di tre Ferrari a un'azienda cinese, cosa che ha portato il sequestro di circa 3,5 milioni di euro e una condanna in primo grado a 4 anni di reclusione. In una recente intervista ha raccontato: "Non mi vergogno a dire che non avevo i soldi per mangiare. Ho venduto tutto quello che potevo ai rigattieri, anche i regali di nozze".
L'entrata in politica con la Lega Lombarda e l'elezione a presidente della Camera
Pivetti è entrata in politica nel 1990, con la carica di responsabile della Consulta Cattolica della Lega Lombarda. Il partito di Umberto Bossi si stava affermando a livello nazionale, oltre che locale in Lombardia, e nel 1992 Pivetti viene eletta deputata. Le elezioni politiche del 1994, che hanno portato al primo governo presieduto da Silvio Berlusconi, la riconfermano e viene anche eletta a 31 anni alla presidenza della Camera.
Dopo diversi dissidi interni, Pivetti è uscita dalla Lega nel 1996 per poi fondare il movimento Italia Federale, confluito in seguito in Rinnovamneto italiano e Udeur. Dal 2001 non ha più ricoperto ruoli politici di rilievo, ricominciando a svolgere consulenze per imprese di vari settori.
Le vicende processuali e la confisca di oltre 3 milioni di euro
I problemi giudiziari per Pivetti sono iniziati nell'aprile del 2020 quando, durante la pandemia di Covid-19, la guardia di finanza ha sequestrato circa mezzo milione di mascherine importate dalla Cina da un'azienda riconducibile all'ex presidente della Camera per un valore complessivo di 35 milioni di euro. Per l'accusa, quei prodotti sarebbero stati inadeguati per fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto, con il marchio CE contraffatto e consegnate alla Protezione civile per un valore inferiore a quello concordato. Lo scorso novembre al Tribunale di Busto Arsizio si è aperto il processo che vede Pivetti imputata per 82 capi d'imputazione, tra cui frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. In un'intervista a Fanpage.it, aveva dichiarato: "Sono certissima di essere più che innocente e che i fatti si incaricheranno di dimostrare quanto questa storia sia falsa".
A settembre, invece, il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado l'ex presidente della Camera a 4 anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio. Secondo l'accusa, nel 2016 Pivetti avrebbe partecipato alla finta compravendita di tre Ferrari Granturismo della Isolani Racing Team con l'obiettivo di sottrarle al fisco. In particolare, avrebbe acquistato la scuderia per 1,2 milioni di euro per poi rivenderla a 10 milioni alla società cinese More & More investment. Sulle carte, sarebbero state cedute anche le tre Ferrari insieme al marchio, cosa che per gli investigatori non sarebbe accaduto: le vetture sarebbero rimaste a Isolani, il quale a sua volta avrebbe provato a piazzarle in Spagna. Questa vicenda aveva portato nel 2021 un sequestro da 3,4 milioni di euro nei confronti di Pivetti.
Il lavoro in cooperativa e lo stipendio da mille euro al mese
"Mi hanno distrutto l'immagine, tolto la credibilità e annientata economicamente. Non mi vergogno a dire che non avevo i soldi per mangiare. Ho venduto tutto quello che potevo ai rigattieri, anche i regali di nozze", ha detto Pivetti in un'intervista a Il Giornale. L'ex presidente della Camera ha raccontato di aver vissuto un periodo della sua vita in cui si ha dovuto rivolgersi alla Caritas di San Vincenzo per chiedere del cibo, fino a quando ha trovato lavoro nella cooperativa Mac Servizi che gestisce un ristorante sociale a Monza. "Ero diventata come appestata. Nessuna azienda accettava che facessi consulenza. Mi sono ritrovata completamente sola", ha detto ancora.
Come aveva raccontato già in un'intervista a Fanpage.it, Pivetti di percepire uno stipendio da mille euro al mese: "Non mi sento caduta per niente, sono molto contenta di quello che sto facendo". Ora si occupa principalmente di progetti culturali con l'associazione Amicizia Italia-Cina. Nel frattempo, i due procedimenti giudiziari nei suoi confronti sono ancora aperti: "Potrei finire dentro, ingiustamente, ma è possibile che il processo non finisca mai. E allora ho deciso di non aspettare per tornare alla vita. Devo vivere oggi".