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Neonata risulta positiva alla droga, ma la madre è pulita: le tolgono i figli per tre mesi

Una bambina appena nata risulta positiva alle anfetamine e viene tolta alla madre senza neanche farle il test della droga. L’esame del capello dimostrerà che la donna non ha mai fatto uso di stupefacenti. Il giudice le dà ragione ma per tre mesi hanno dovuto vivere in comunità, lontane dal padre.
A cura di Ilaria Quattrone
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Misho e Mariyana hanno quattro figli. Vivono in Italia da alcuni anni e Misho lavora in una ditta di metano. Durante l'ultimo parto di Mariyana accade qualcosa di improbabile e che sconvolge le loro vite: l'ospedale di Milano in cui la loro bimba è nata esegue, a causa di un problema al cuore, alcuni esami su quest'ultima prima di sottoporla a un intervento chirurgico.

La clinica milanese trova nelle urine della loro bimba tracce di anfetamine che hanno spinto poi un Tribunale a trasferire la donna e i figli più piccoli in una comunità. In quei tre mesi, Mariyana decide di sottoporsi al test del capello: questo infatti mantiene tracce di sostanze stupefacenti per un anno dal loro primo utilizzo.

L'esame risulta negativo: il giudice, considerate le relazioni della comunità e gli esiti del test, decide di far tornare a casa la donna e i suoi due bimbi.

Cos’è successo durante la tua ultima gravidanza, Mariyana?

La piccola è nata alla clinica Mangiagalli di Milano. Il parto avrebbe potuto presentare alcune difficoltà e, per questo, è stato scelto di farla nascere con il cesareo. Quando è nata era un chilo e ottocento grammi.

Il giorno dopo la nascita, si è presentata un’assistente sociale e mi ha chiesto se poteva vedersi con me e mio marito per parlare di una certa cosa. Le ho chiesto cosa fosse successo e, al momento, mi ha tranquillizzata.

Quando è arrivato mio marito in ospedale,  insieme ad altre due persone (un’altra signora e un dottore) ci hanno comunicato che mia figlia aveva un piccolo buco nel cuore. Mi sono messa a piangere e ho chiesto se si trattasse di qualcosa di grave.

Dopo una settimana, se il buchino non si fosse chiuso da solo, avrebbero sottoposto la bimba a un intervento. Così le hanno fatto alcuni esami clinici e da quello delle urine hanno scoperto che la piccola era positiva alle anfetamine.

Io non sapevo cosa fossero le anfetamine e mi hanno spiegato che si trattava soltanto di una piccola infezione.

Come hai reagito quando hai scoperto di cosa si trattava realmente? 

Mi sono girata verso il dottore, che aveva già fatto nascere la mia bimba più grande, e gli ho detto che sapeva benissimo io chi fossi e che di certo non mi drogavo. Anche lui ha confermato di essere rimasto scioccato da questa notizia.

Alla mia richiesta di fare anche a me tutte le analisi necessarie per dimostrare che ero pulita, mi hanno detto che non era possibile perché ormai era passato troppo tempo e non avrebbero trovato alcuna traccia di eventuali droghe.

Quindi siamo andati noi a fare i test in tre cliniche private diverse e tutti sono risultati negativi. Ma, nonostante questo, hanno trasferito me e i figli più più piccoli in una comunità.

Com'è stato quel periodo per te, Misho?

Ricordo che un giorno sono arrivati dieci poliziotti con gli assistenti sociali: hanno preso i bimbi e mia moglie. Non sapevo dove si trovassero. Se fosse stato vero che mia moglie si drogava, avrei dato ragione a tutti loro. Nel nostro caso però non era così, considerando che è risultata negativa.

Dopo che hanno fatto un sopralluogo in casa, mentre mia moglie era in comunità, hanno anche scritto che vivevamo in dodici in una casa. Ma non hanno specificato che è un appartamento di più di dodici stanze.

Ti sei mai chiesto la ragione di tutto questo? 

Inizialmente ho pensato che mia moglie mi stesse mentendo. Siamo arrivati al punto che ci stavamo lasciando, perché credevo che si drogasse e che per questo avevano portato via i nostri bimbi. I primi dieci giorni non sapevo neanche dove fossero. Poi mi hanno dato il permesso di vederli una volta a settimana per trenta minuti.

Poi, in base all'esito degli esami su mia moglie, mi sono convinto che, sapendo che siamo stranieri, arrivati da poco in Italia e che non parliamo bene la lingua, hanno pensato che avremmo rifiutato di andare in comunità e in questo modo avremmo perso per sempre le tracce dei nostri piccoli.

Io adesso voglio giustizia per quello che ci hanno fatto e, se non la avrò, farò ricorso alla Corte di Strasburgo.

Mariyana, cos'è successo in comunità?

Dopo due settimane, mi hanno detto che avrei dovuto iniziare un percorso con uno psicologo e avrei dovuto sottopormi due volte a settimana al test delle urine.

Al mio primo appuntamento c'erano un'assistente sociale e un medico. Nel primo incontro mi hanno fatto spiegare la mia storia. Durante quello con la psicologa ero un po’ agitata. Lei ha parlato un po’ con me, le ho spiegato come sono andate le cose, ho fatto alcuni esami.

Dopo il secondo e il terzo incontro, la dottoressa mi ha detto: "Tu sei normale, si vede che non sei drogata, ti consiglio di fare l’esame del capello." Ci hanno spiegato che il test del capello rileva tracce che risalgono anche all’anno precedente. Serve, infatti, almeno un anno per far sparire le tracce di droga dal capello.

Ho aspettato un mese per i risultati. Quando sono arrivati, erano negativi. Ci siamo chiesti: com’è possibile che la piccola sia positiva e la madre è negativa? Perché se mia figlia è positiva per forza dovevo esserlo anche io.

Quei risultati li hanno mandati direttamente all’assistente sociale. Dopo una settimana siamo andati in tribunale e lì il giudice mi ha detto che ero pulita, che non era colpa mia, che avrei dovuto trovare il colpevole. Io ho chiesto: "giudice posso tornare a casa con i bimbi?" e lui mi ha detto: "Dammi una settimana, sistemiamo i documenti e poi potrete tornare a casa".

Dopo quattro o cinque giorni è arrivata una mail in cui mi dicevano che ero libera. Ero molto felice e anche il personale del comunità lo era per me. Perché anche in comunità mi hanno detto che era la storia più assurda che avessero mai sentito. Non so come ci vedete ora, ma quattro mesi fa eravamo come stracci.

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