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Muore dopo un intervento di riduzione dello stomaco: chiesta l’archiviazione, ma i familiari si oppongono

Anna Giugliano, 28 anni, è morta in seguito a un’operazione allo stomaco svoltasi all’ospedale Humanitas di Rozzano, Milano. La pm ha chiesto l’archiviazione del caso, ma la famiglia si opporrà.
A cura di Matilde Peretto
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(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Potrebbe non esserci nessuno indagato per la morte di Anna Giugliano, la 28enne operata allo stomaco all'ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) e deceduta 10 giorni dopo (il 19 marzo 2023) per un'infezione. Infatti, la pm Valentina Mondovì ha chiesto l'archiviazione del caso. La famiglia della donna si opporrà alla richiesta: vuole giustizia.

Cos'è successo ad Anna Giuliano

Anna Giuliano si era sottoposta a un intervento di chirurgia: voleva perdere peso e aveva deciso di farsi ridurre lo stomaco. Operata all'ospedale Humanitas di Rozzano, era stata dimessa in ottime condizioni. Dieci giorni dopo, però, era tornata al pronto soccorso a causa di forti dolori addominali. Dopo essere stata ricoverata in terapia intensiva e aver subito tre operazioni, la giovane donna era deceduta per shock settico da peritonite, come ha dimostrato l'autopsia.

I punti di sutura posizionati nello stomaco avevano ceduto e si era diffusa un'infezione interna che ha provocato la morte della donna, nonostante i tentativi fatti dai medici per salvarla. Dopo la denuncia da parte dei genitori di Giuliano, la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo sul quale era stato indagato il medico che l'aveva operata per omicidio colposo e poi anche quello che l'aveva seguita nel post operazione. Infine, oggi è stata chiesta l'archiviazione del caso.

Perché è stata chiesta l'archiviazione

"Gli esiti della indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati, né si ravvisano i presupposti per dare corso a ulteriori accertamenti", scrive la pm Valentina Mondovì tra le motivazioni della richiesta di archiviazione. Secondo i consulenti della Procura, l'intervento è stato eseguito secondo le linee guida e con modalità tecniche operative adeguate.

Anche le dimissioni di Anna Giugliano sono avvenute secondo le procedure e la donna era stata mandata a casa in condizioni di "stabilità clinica". Inoltre, non "era prevedibile", scrive la pm, quello che è successo dopo, ovvero il cedimento dei punti di sutura e la diffusione dell'infezione.

La posizione della famiglia della vittima

La famiglia Giuliano non ci sta. Si opporrà alla richiesta di archiviazione. Secondo l'avvocato della difesa, Simone Ciro Giordano, la vittima non è stata seguita nel modo corretto dopo l'operazione. La donna avrebbe chiamato più volte i medici avvisandoli di avere la febbre, ma la sua convocazione in ospedale sarebbe avvenuta troppo tardi (ben 36 ore dopo).

I periti della Procura, però, sostengono che era impossibile stabilire con certezza se con tempistiche più veloci la donna si sarebbe salvata. L'avvocato Giordano ha chiesto anche di sequestrare il telefono della donna per rilevare altre comunicazioni con i medici, ma il gip ha negato il sequestro. A breve, la famiglia presenterà l'opposizione alla richiesta di archiviazione.

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