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Muore a 19 anni per un rogo in Psichiatria, assolti gli addetti antincendio: ora accertamenti sull’ospedale

Sono stati assolti i due addetti all’anticendio del Papa Giovanni XXIII imputati per la morte di Elena Casetto. La giudice, però, ha disposto ulteriori accertamenti su eventuali responsabilità dell’ospedale.
A cura di Enrico Spaccini
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Elena Casetto
Elena Casetto

Sono stati assolti "perché il fatto non sussiste" i due addetti del servizio antincendio dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo imputati per l'omicidio colposo di Elena Casetto e per incendio colposo. La 19enne, ricoverata nel reparto di Psichiatria e contenuta al letto dopo un tentativo di suicidio, era deceduta il 13 agosto 2019 in seguito a un incendio scaturito dall'accendino che era riuscita a nascondersi addosso sfuggito ai controlli del personale. Come sostenuto dai legali difensori, i due dipendenti avevano solo un minuto e 26 secondi per intervenire, valutare e spegnere le fiamme. La giudice Laura Garufi, però, ha rinviato gli atti alla pm Letizia Ruggeri chiedendole un approfondimento sulle responsabilità dell'ospedale.

I ritardi contestati dalla pm

La pm Ruggeri contestava ad Alessandro Boccamino, 33enne di Lissone, ed Eugenio Gallifuoco, 32enne di Paderno Dugnano, una serie di lacune e ritardi che si sarebbero verificati dal momento in cui avevano ricevuto il segnale d'allarme a quando avevano allertato i vigili del fuoco. Secondo l'accusa, i due dipendenti della società di Udine che gestiva il servizio anticendio dell'ospedale bergamasco, non avevano valutato in modo corretto la gravità di quanto stava accadendo, avevano usato un estintore al posto del più potente idrante e avevano perso tempo nell'indossare i dispositivi antincendio.

Per la Procura, Casetto si sarebbe forse potuta salvare se i due addetti avessero rispettato i tempi e le azioni previste dal piano antincendio.

La perizia del medico legale e la decisione della giudice

Stando a quanto emerso dalla perizia svolta dal medico legale Francesco De Ferrari, il decesso della 19enne sarebbe "avvenuto nell'arco di un certo numero di secondo, non meglio quantificabile, e non di alcuni minuti". Inoltre, gli avvocati difensori Francesca Privitera e Stefano Buonocore hanno ribadito come la simulazione dell'incendio svolta durante il procedimento giudiziario avesse dimostrato che sarebbe stato possibile spegnere il rogo intervenendo entro 3 minuti e 33 secondi dal momento dell'accensione.

Considerando i tempi dell'allarme antincendio, Boccamino e Gallifuoco, che avrebbero fatto di tutto in modo corretto, avrebbero avuto un minuto e 26 secondi per intervenire, valutare e spegnere l'incendio. Nell'udienza dell'8 aprile, la giudice Laura Garufi ha deciso di assolvere dalle accuse di omicidio colposo e incendio colposo i due addetti alla sicurezza.

La vicenda, però, non è finita qui. La giudice, infatti, ha dato mandato alla pm Ruggeri di eseguire ulteriori approfondimenti circa eventuali responsabilità nella sottovalutazione dei rischi da parte dei vertici dell'ospedale, a partire dalla responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'ospedale.

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