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Milano, il venditore di rose gettato nella Darsena trova un lavoro grazie alla Caritas

La notte dell’11 luglio Sahabuddin Chokdar, 55enne venditore di rose bengalese, venne spinto senza motivo da due ragazzi nelle acque della Darsena, a Milano. Da allora, per la paura, aveva smesso di lavorare, rinunciando a quei pochi soldi che, in parte, inviava alla famiglia che non vede da anni. Adesso, grazie a una raccolta fondi, la Caritas Ambrosiana aiuterà l’uomo e la sua famiglia. Sahabuddin ha anche trovato un lavoro grazie a un ristoratore milanese.
A cura di Francesco Loiacono
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Sahabuddin Chokdar
Sahabuddin Chokdar

Sahabuddin Chokdar, il 55enne venditore di rose bengalese che la notte dell'11 luglio venne spinto senza motivo da due ragazzi nelle acque della Darsena, a Milano, ha trovato un nuovo lavoro. A comunicare la bella notizia sono state la Caritas Ambrosiana e il quotidiano "La Repubblica", che aveva lanciato una gara di solidarietà tra i propri lettori per aiutare lo sfortunato cittadino bengalese. Dalla notte dell'immotivata aggressione, infatti, Sahabuddin aveva deciso, spaventato per la violenza nei suoi confronti, di smettere di vendere rose di sera, un'attività che svolgeva per poter racimolare qualche soldo con cui pagarsi un posto letto in una casa popolare e inviare qualcosa alla sua famiglia: i genitori, la moglie e i cinque figli, che non vede dal 2012.

La storia di Sahabuddin: povertà e dignità

La vicenda di Sahabuddin dovrebbe aiutare a capire come dietro le persone che incontriamo nel quotidiano, e che spesso trattiamo con stizza o ignoriamo, si possano nascondere storie di grande povertà e al tempo stesso di grande dignità. Sahabuddin infatti nel suo Paese non è mai andato a scuola ma ha subito iniziato fin da piccolo a lavorare nei campi. Nel 2012 ha deciso di lasciare il suo Paese per cercare fortuna all'estero: è iniziata un'odissea che lo ha portato in Turchia, poi nelle famigerate carceri libiche e quindi in Italia, ad Aosta e poi a Milano. Nel capoluogo lombardo aveva lavorato per un periodo in un'impresa di pulizie, prima di essere messo in cassa integrazione. Quindi la scelta di vendere rose alle coppie a passeggio nei luoghi della movida, fino a quando non è rimasto vittima dell'aspetto più violento della stessa, ritrovandosi in acqua senza motivo.

Dalla sera dell'aggressione Sahabuddin ha perso il cellulare, unico mezzo con cui si teneva in contatto con la famiglia: per una settimana non ha potuto chiamarli, facendoli preoccupare. Ma soprattutto il 55enne aveva perso l'unica forma di sostentamento, spaventato da quanto gli era accaduto. Adesso però la solidarietà dei milanesi sta cercando di ricompensarlo: grazie a una raccolta fondi sono stati raccolti 6.459 euro, soldi che la Caritas Ambrosiana utilizzerà per aiutare lui e la sua famiglia. Inoltre, Sahabuddin inizierà a lavorare in un ristorante, Oyster e Samba in via Poliziano, come lavapiatti e addetto alle pulizie, mentre in parallelo si sta pensando di fargli frequentare un corso di italiano per aiutare il suo inserimento.

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