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Milano, i monopattini nell’occhio del ciclone: la Procura indaga 8 manager di società di noleggio

La Procura di Milano ha deciso di aprire un’indagine nei confronti dei manager di otto società di noleggio dei monopattini elettrici. Secondo i pubblici ministeri non avrebbero rispettato tre dei requisiti previsti nel bando pubblicato dal Comune che reintroduceva la possibilità dello sharing di veicoli elettrici.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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Prosegue la battaglia legata ai monopattini elettrici. Alle questioni legate alla sicurezza, si aggiunge un'indagine nei confronti dei manager di otto società di noleggio che secondo la Procura di Milano non avrebbero rispettato tre dei requisiti previsti nel bando comunale di ottobre 2019 che reintroduceva il noleggio in città.

Il Comune potrebbe valutare la revoca delle concessioni

Bird Rides Italy srl, Bit Mobility srl Emtramsit srl, Helbiz Italia srl, Lime Technology Italia srl, Lmts Italy srl, Voi Technology Italia srl e Wind Mobility Gmbh sono i nomi delle società nell'occhio del ciclone. Come riportato dal "Corriere della Sera", il pubblico ministero Maura Ripamonti sostiene che i manager abbiano violato l'articolo 650 del codice penale. Questo punisce tutti coloro che non osservano un provvedimento dato dall'autorità per ragioni – tra le altre – di sicurezza pubblica o d'ordine pubblico. Qualora dovesse esserci una condanna, la pena prevede: un arresto fino a tre mesi o un'ammenda fino a 206 euro. In ogni caso, le società dovranno adeguarsi alle misure richieste dal Comune e qualora non lo facessero l'amministrazione potrebbe scegliere di revocare le concessioni.

Già ad agosto 2019 era stato vietato il noleggio di monopattini

Per la Giunta di Palazzo Marino non sarebbe la prima volta: la prima e unica revoca è avvenuta il 15 agosto del 2019. Scelta che poi qualche mese più tardi era stata abbandonata. A ottobre era apparso un bando che consentiva di mettere a disposizione i propri mezzi purché questi rispettassero diversi requisiti: ogni operatore non doveva avere più di 750 monopattini, dovevano avere un numero identificativo ben visibile e tecnologia capace di evitare che venissero abbandonate in zone di sosta diverse da quelle indicate. E sono proprio questi – secondo gli inquirenti – gli standard che non sono stati rispettati. Secondo i pm le società avrebbero un numero maggiore di veicoli perché sfrutterebbero la distinzione tra mezzi in strada e in magazzino. I metodi utilizzati per impedire la sosta selvaggia sarebbero insufficienti e inefficienti mentre i numeri identificativi sarebbero illeggibili o facilmente rimovibili. Adesso quindi si cercherà di individuare le responsabilità dei manager e chissà che questa decisione – insieme al numero crescente di incidenti causati o in cui sono coinvolti i monopattini – non spinga il Comune a ritirare la concessione una volta per tutte.

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