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Mattia Maestri, il paziente 1 di Codogno, dopo il Covid partecipa a una gara di triathlon: “È una rinascita”

A due anni dalla terapia intensiva, il primo paziente italiano con un tampone positivo si mette alla prova con quattro chilometri di nuoto, 180 di bicicletta e una maratona completa . “Quando scenderò in gara il mio primo pensiero sarà per mio padre, morto per colpa del virus”.
A cura di Francesca Del Boca
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20 febbraio 2020. L'Italia, da questa data, non sarà più come prima. Inizia un incubo chiamato pandemia, che chiuderà il mondo in casa per mesi e che lascerà strascichi per i prossimi decenni a venire.

Tutto inizia con lui, Mattia Maestri, 40 anni, di Codogno. È il primo paziente diagnosticato Covid in Italia, segno che ormai il virus è arrivato anche qua. Giovane, atletico, appassionato di sport. Quella notte di febbraio viene ricoverato in Rianimazione per tre settimane e passa mesi in ospedale. E oggi corre la maratona dell'Ironman di Cervia, la più difficile gara di triathlon che esista: quattro chilometri di nuoto, oltre 180 chilometri di bicicletta e una maratona completa (ovvero 42,195 chilometri di corsa). Una sfida per la quale si sta preparando da un anno.

Un simbolo di rinascita

Ma non solo una sfida che riguarda il corpo, i muscoli, la resistenza, la velocità. "È un simbolo di rinascita. Dopo il Covid mi è venuta ancora più voglia di farlo. Di mettermi alla prova. L'ho deciso circa un anno fa e ho iniziato la preparazione con un coach bravissimo, mi alleno tutti i giorni. È un sogno nel cassetto che ho ripreso in mano", si è raccontato in un'intervista a La Repubblica.

La prova del respiro

Una ritorno alla vita attraverso lo sport. L'allenamento del respiro, contro quei tempi in cui il respiro non c'era più. Cortissimo, quasi inesistente. Strozzato in fondo ai polmoni infestati dal virus. "Per me lo sport è stato una medicina. Rappresenta tantissimo nella vita, quando faccio sport sono felice. Avere degli obiettivi ti tiene impegnato e ti dà uno scopo, una motivazione. E questo vale ancora di più dopo che si è subìto qualcosa di grave".

Dedicato al padre

Sfida personale, e tanto altro ancora. Mattia, per colpa del Covid, ha perso anche il padre. "Purtroppo mio papà non ce l'ha fatta. Come spesso succede ho iniziato ad appassionarmi allo sport tramite mio padre, ed è una passione che condividevo con lui. Quando scenderò in gara, tra qualche giorno, il mio primo pensiero sarà per lui".

Vincere la sfida

Senza paura, e soprattutto senza difficoltà. Il rischio c'era: il fiato, per uno sportivo come Mattia, è tutto. E il Covid rischiava di spezzarglielo per sempre. "Ho la fortuna di non avere nessun tipo di strascico, la malattia non ha lasciato nessun segno sul mio corpo. Dopo due anni sono tornato come prima, sto bene e mi sento bene".

Insomma, per dirla con le sue parole: "Adesso non mi resta che partecipare". E chissà, magari anche vincere. Non certo la competizione, ma una gara ancora più importante. Quella con sé stesso, e con la malattia che stava per portarselo via.

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