Matteo “Baro” Barone, travolto e ucciso da un poliziotto fuori servizio: cosa ha detto l’agente nell’interrogatorio

La Procura di Milano disporrà a breve una consulenza cinematica per ricostruire l'incidente nel quale tre giorni fa Giusto Chiacchio, poliziotto 26enne fuori servizio, ha travolto e ucciso con la sua auto il 25enne Matteo Barone mentre stava attraversando sulle strisce pedonali in via Porpora a Milano. L'esame servirà soprattutto ad accertare la velocità a cui procedeva la macchina al momento dello schianto.
La serata nel locale prima dell'incidente
Chiacchio, risultato positivo all'alcol test con 0,63 grammi di alcol per litro di sangue, è stato interrogato ieri dal giudice per le indagini preliminari. Come ha spiegato a Fanpage.it il suo avvocato, Giuseppe Maria De Lalla, durante l'interrogatorio il 26enne ha raccontato al gip cosa è successo nelle ore prima dell'incidente, avvenuto attorno all'alba di sabato 6 settembre. "La sera prima dell'incidente Chiacchio è entrato in un locale prima dell'una di notte e ne è uscito più di due ore dopo, attorno alle 3:30. In quel lasso di tempo aveva consumato due gin tonic e l'incidente c'è stato alle 5:00 del mattino. Verso mezzanotte e mezza aveva anche cenato".
Il momento dello schianto
Il poliziotto ha anche fatto mettere a verbale che al momento dell'incidente la sua auto andava a una velocità compresa tra i 50 e i 70 chilometri orari. "Ha frenato sull'impatto e poi ha fatto quello per cui è addestrato – ha spiegato l'avvocato – è sceso dalla macchina, ha cercato di prestare i primi soccorsi, ha chiamato l'ambulanza e poi la Polizia". De Lalla ha escluso l'ipotesi che Chiacchio stesse usando il cellulare mentre era alla guida dell'auto: "In realtà pare che fosse la vittima che stava usando il telefono. Avrebbe mandato un vocale a un'amica in cui le diceva che la festa era stata molto bella e che lei aveva fatto male a non venire. Avrebbe detto anche di essere troppo ubriaco per spiegarle e che poi le avrebbe raccontato. Alla stregua di questo, bisognerà fare gli esami tossicologici anche su questo ragazzo".
La presunta sorveglianza sanitaria
L'avvocato De Lalla ha spiegato a Fanpage.it anche le circostanze della sorveglianza sanitaria a cui era stato sottoposto Chiacchio: "La sorveglianza sanitaria non c'era più. Nel 2023, due anni prima di questa vicenza, Chiacchio è uscito con gli amici, ha bevuto ma non era alla guida di nessuna auto. É stato poco bene in discoteca ed è stato portato in ospedale, L'hanno ricoverato e poi dimesso ma, siccome è un poliziotto, hanno voluto approfondire la cosa e per i due mesi successivi è stato sottoposto a controlli periodici sull'uso di stupefacenti e alcol. I risultati sono sempre stati zero quindi gli hanno ridato l'arma e ha ricominciato a fare regolarmente il suo lavoro. Quindi la sorveglianza è avvenuta due anni prima per due mesi e per ragioni che non c'entrano nulla".
La scarcerazione e le motivazioni del giudice
Ieri il gip Roberto Crepaldi ha convalidato l'arresto del poliziotto ma non ha disposto misure cautelari a suo carico, anche se il pubblico ministero Maurizio Ascione aveva chiesto per lui il carcere. Il 26enne è stato quindi liberato, mentre nei prossimi giorni i medici legali svolgeranno l'autopsia su Barone, come diposto dal pm. Tra le motivazioni che hanno spinto il gip a non prevedere misure cautelari c'è la mancanza di rischio di reiterazione del reato, anche perché la patente di Chiacchio è stata sospesa. Non c'è "dubbio che si tratti di un fatto grave", ha scritto il giudice, perché ha "determinato la morte di un giovane ragazzo" e l'investitore "pur ammettendo" ha "dimostrato nell'interrogatorio di convalida una scarsa dose di empatia nei confronti della vittima", ma i "profili di colpa non sono allo stato" tali "da destare particolare allarme" sulla sua personalità.
La "velocità", ha aggiunto il giudice, "era certamente eccessiva ma non può essere attualmente stimata come condotta particolarmente spregiudicata" e "lo stato di intossicazione era certamente modesto". Il pm ha fatto notare che il 26enne si è allontanato dal pronto soccorso prima di aver svolto l'alcol test, effettuato poi solo dopo tre ore dall'incidente. Su questo ultimo punto l'avvocato De Lalla ha spiegato: "Lui non è stato portato in ospedale per gli accertamenti ma per un codice verde perché aveva dolori al torace e ad una caviglia. Quando lui è andato non gli hanno proposto formalmente di fare gli accertamenti, non esiste un verbale in cui lui ha dichiarato di non acconsentire agli accertamenti perché non gli è mai stato presentato. Formalmente non gli sono mai stati richiesti. Quando anche l'ultimo poliziotto che era intervenuto è andato via e lui è rimasto da solo, lui si è alzato ed è andato da un'amica che abita lì vicino. Lo hanno richiamato dopo un'ora chiedendogli di tornare per gli esami e lui è tornato".