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Mamma stalkera l’amica della figlia ventenne: “Le hai rubato il fidanzato, devi pagare”

Una 50enne di Monza è stata condannata a sei anni di reclusione per atti di stalking nei confronti della rivale in amore della figlia ventenne. I pedinamenti, le minacce via social e la foto con la pistola: “Non avrò pace finché mia figlia non sarà ripagata di tutto il dolore”
A cura di Francesca Del Boca
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Il tribunale di Monza
Il tribunale di Monza

La competizione tra due ragazzine per l'amore di un coetaneo. Quando una delle due riesce finalmente a conquistare il cuore del ragazzo, l'altra corre a consolarsi tra le braccia della mamma: un copione già visto tante volte. Stavolta, però, c'è una pistola di mezzo. E minacce, pedinamenti, intimazioni di ogni genere. È successo a Monza: una donna, una 50enne brianzola, è stata condannata a sei anni (con la condizionale, e al pagamento di un risarcimento pari a 2 mila euro a fronte di una richiesta di 40 mila) per stalking nei confronti di una ventenne, colpevole di essere la rivale in amore della figlia ventenne.

Le minacce

Tutto inizia nel 2016, quando tra le due ragazzine scatta la rivalità per un ragazzo. Quando i rapporti si guastano, la madre di una delle due inizia a prendere di mira l'ex amica e la nuova coppia con messaggi aggressivi, in pubblico sui social e in privato su Whatsapp. "Non avrò pace finché mia figlia non sarà ripagata di tutto il dolore che le avete provocato… dovete stare attenti voi due, avete finito di stare tranquilli". Così per un anno intero, fino al 2017.

La pistola

Un continuo. "È una mia fissa… quei due la devono pagare… non mi darò pace finché non li vedrò soffrire il doppio entrambi… Tanto prima o poi dovrai attraversare mentre guido io". Fino a un post su Facebook in cui la donna impugna una pistola, e la scritta a corredo: "Se per difendere la mia vita e quella dei miei cari devo usarla, io la uso senza problemi". Intanto, fuori dai social, continuavano i pedinamenti alla ragazzina e le richieste di informazioni sul suo conto al vicinato. La vittima ha anche sostenuto di aver dovuto fare ricorso alla terapia psicologica, e di aver accusato disturbi dell’alimentazione.

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