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Luigi Morcaldi resta in carcere, la gip: “Ha ucciso Luciana Ronchi in modo cruento, sprezzante di farlo in pubblico”

Luigi Morcaldi resta in carcere per il femminicidio dell’ex moglie Luciana Ronchi. A deciderlo è stata la gip di Milano, Lorenza Pasquinelli che, nell’ordinanza di convalida del fermo, ha descritto l’aggressione messa in atto dall’uomo come un’azione “cruenta, sprezzante della pubblicità della situazione e indifferente a ogni possibile conseguenza”.
A cura di Giulia Ghirardi
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A sinistra: un frame dal video della telecamera di sorveglianza. A destra: Luigi Morcaldi.
A sinistra: un frame dal video della telecamera di sorveglianza. A destra: Luigi Morcaldi.

Lo scorso 22 ottobre Luigi Morcaldi ha ucciso l'ex moglie Luciana Ronchi con almeno 14 coltellate in via Giuseppina Grassini a Milano. Dunque, secondo una modalità "cruenta, sprezzante della pubblicità della situazione e con approccio psicologico evidentemente indifferente a ogni possibile conseguenza della sua azione". A scriverlo, nell'ordinanza di convalida del fermo, è stata la gip di Milano, Lorenza Pasquinelli, che ha disposto la custodia in carcere per Morcaldi per il femminicidio dell'ex moglie.

L'interrogatorio di Luigi Morcaldi

Durante l'interrogatorio davanti alla giudice, il 64enne, ora in carcere con l'accusa di omicidio aggravato, ha confessato di aver cercato di "spaventare con violenza" l'ex moglie e che, dopo il primo colpo, si sarebbe accanito a tal punto da non riuscire a fermarsi: "Quando l'ho vista, mi è venuta una rabbia, un odio, mi è salito tutto il male che mi hanno fatto in questi anni".

Riguardo all'aggressione vera e propria, però, Morcaldi ha riferito di aver colpito Ronchi con "solo due o tre coltellate". Dichiarazioni che, però, sembrerebbero essere smentite dal video dell'aggressione registrato da una videocamera di sorveglianza della zona dove si vede l'uomo scendere da uno scooter Beverly e accoltellare ripetutamente Ronchi che è poi deceduta all'ospedale Niguarda.

Secondo la gip, le dichiarazioni rese dal 64enne delineerebbero un quadro indiziario certamente "solido e specifico" dove occorrerebbe tenere conto anche della sua presenza la sera prima del delitto sotto la casa della vittima, la lettera "livorosa" al figlio e l'arma che è stata trovata su indicazione dello stesso Morcaldi. Infine, considerando il numero di coltellate inferte alla vittima e la zona delle ferite, per la giudice sarebbe evidente la "volontarietà del reato" a prescindere dai successivi tentativi di Morcaldi di "ridimensionare ex post l'intensità del dolo omicidiario".

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