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Quando torneranno a scuola gli studenti della Lombardia dopo la decisione del TAR

Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso del comitato “A Scuola” che chiedeva la sospensione dell’ordinanza di Regione Lombardia che prolungava la didattica a distanza fino al 25 gennaio. Da Regione fanno però sapere che si valuterà un possibile reclamo: “I riferimenti normativi che hanno orientato il giudice non hanno tenuto conto del fatto che i territori possano adottare misure più restrittive di quelle previste dai vari Dpcm”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Regione Lombardia sta valutando il ricorso contro la decisione del Tribunale amministrativo regionale di sospendere l'ordinanza che proroga la didattica a distanza per gli istituti superiori fino al 25 gennaio prossimo. Stando a quanto riporta una nota stampa, da Palazzo Lombardia fanno sapere infatti che: "Prendiamo atto della decisione del Tribunale amministrativo regionale e ci riserviamo, dopo aver valutato nel dettaglio le motivazioni dello stesso, di proporre reclamo". I giudici intanto sostengono che l'ordinanza debba essere sospesa solo nella parte in cui disciplina la didattica a distanza nel periodo compreso tra l'11 gennaio e il 15 gennaio. Stando alla disposizione del Tar, i ragazzi potrebbero rientrare già da domani, 14 gennaio. Un'ipotesi su cui però ancora non c'è nessuna certezza.

Il Tar accogliere il ricorso presentato dal comitato "A scuola"

Proprio ieri, mercoledì 13 gennaio, il Tar ha accolto il ricorso presentato dal comitato "A scuola", formato da genitori e studenti, favorevoli a un ritorno tra i banchi di scuola per gli istituti superiori e contrari all'ordinanza dell'8 gennaio adottata dal presidente di Regione, Attilio Fontana, che prevede il prolungamento della Dad fino al 25 gennaio. Per i giudici amministrativi, il pericolo che l'ordinanza vuole affrontare non è il rientro in presenza "ma il rischio di assembramenti correlati agli spostamenti degli studenti". Per questo motivo, il Tar sostiene che la misura disposta sia irragionevole: "Anziché intervenire su questo fenomeno, vieta radicalmente la didattica in presenza per le scuole di secondo grado, didattica che l'ordinanza neppure indica come causa in sé di possibile contagio".

La posizione di Regione Lombardia

Nonostante le indicazioni del tribunale, Regione sostiene che i riferimenti normativi che hanno orientato il giudice non hanno tenuto conto del fatto che i territori possano adottare misure più restrittive di quelle previste dai vari Dpcm. Inoltre, sempre secondo Palazzo Lombardia, c'è da valutare la possibilità che il territorio possa dal 16 gennaio in poi tornare in zona rossa: un'eventualità che potrebbe posticipare ulteriormente il ritorno tra i banchi di scuola. Allo stesso modo, per il Comitato, l'ordinanza non considerato i tavoli prefettizi che avevano elaborato piani per un ritorno in presenza in totale sicurezza. Per il Tar infine con l'ordinanza non si è tenuto conto del "diritto fondamentale all’istruzione e della oggettiva ricaduta delle misure adottate sulla crescita, maturazione e socializzazione degli studenti, obiettivi propri dell’attività scolastica".

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