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L’immunologo Abrignani a Fanpage: “La quarta dose a tutti non ha senso, sì al vaccino contro Omicron”

A Fanpage.it Sergio Abrignani, immunologo dell’Università degli Studi di Milano, spiega l’importanza della quarta dose per i fragili, così come non porta nessun vantaggio significativo in termini di protezione dalla malattia severa per tutti gli altri.
Intervista a Prof. Sergio Abrignani
Immunologo dell'Università degli studi di Milano, ex membro del Comitato tecnico scientifico
A cura di Giorgia Venturini
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Immagine di repertorio
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Secondo l'ultimo monitoraggio Gimbe tutti gli indicatori Covid sono in calo, ma i numeri restano ancora alti. In questi giorni si parla di sotto varianti e della possibilità di togliere le mascherine anche nei luoghi al chiuso. Intanto in Lombardia da oggi si sta procedendo con la somministrazione della quarta dose ai fragili e agli over 80. Milano e le altre province lombarde sono state al centro della pandemia fin da gennaio-febbraio 2020. Eppure come è possibile che ci sono lombardi che non hanno ancora preso il Covid? Ha spiegato tutto a Fanpage.it Sergio Abrignani, immunologo dell’Università degli Studi di Milano.

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Professore, quanti sono i lombardi che non sono venuti a contatto con il virus Sars-Cov2?

Non dovrebbero essere tanti, ma non abbiamo un numero esatto perché non conosciamo la percentuale delle persone non vaccinate che sono infettate in modo asintomatico. Chi è vaccinato invece ha il 65 per cento di possibilità di
non infettarsi, quindi percentualmente sono molti di più i vaccinati che sono riusciti finora a evitare il contagio.

La differenza l'ha fatta anche l'alta contagiosità di Omicron?

Il ceppo Wuhan, arrivato in Lombardia a gennaio-febbraio 2020, era relativamente poco infettivo. Aveva un R0 di 2.5, vuol dire che un infettato poteva infettare a sua volta due persone e mezzo. Con la variante Alfa il numero è salito a 4. Con la variante Omicron2 R0 invece è attorno a 13-15. Questo vuol dire che all'inizio della pandemia il numero di infettati nel periodo di picco era 30-40mila al giorno, con Omicron siamo arrivati a più di 200mila ed era sicuramente un numero sotto stimato. Nei primi venti mesi di pandemia si è probabilmente infettato un 8-10 per cento di cittadini lombardi. Con l'arrivo di Omicron, solo negli ultimi quattro mesi è probabile che si sia infettato almeno un quarto dei lombardi.

Oggi si torna a parlare di varianti, come Xf e Xe. C'è il rischio di una nuova ondata?

Non sembrerebbe. La variante Xf esisteva già dallo scorso gennaio: è la ricombinazione della variante Delta e della variante Omicron e risale al periodo in cui ancora entrambe circolavano insieme. Delta non circola più da mesi, è stata spazzata via completamente da Omicron. La variante Xe è invece la ricombinazione di Omicron 1 e Omicron 2. La variante Xe è leggermente più contagiosa e non dovrebbe cambiare il quadro epidemiologico delle varianti Omicron.

Quando sono pericolose le varianti?

Quando si combinano tre caratteristiche: quando sono estremamente diffusive, quando causano una malattia particolarmente aggressiva e quando sfuggono alla copertura vaccinale per quanto riguarda la protezione dalla malattia severa. Le nuove varianti (Omicron 1, 2 e le ricombinazioni fra queste) che circolano oggi sono molto diffusive ma causano malattia meno aggressiva e tre dosi dei vaccini attuali coprono almeno al 90 per cento dalla malattia severa, quindi vanno seguite con attenzione ma senza terribili ansie.

Da oggi in Lombardia si è iniziato a somministrare la quarta dose agli over 80. A breve sarà necessario anche agli under 80?

Come sappiamo da altri vaccini contro malattie infettive (ad esempio epatite B), le vaccinazioni ripetute più del classico schema delle tre dosi, possono essere utili agli immuno-compromessi e ai fragili (over 80 e ospiti delle rsa). Per tutti gli altri casi la quarta dose non porta nessun vantaggio significativo in termini di protezione dalla malattia severa. I dati disponibili oggi indicano che nei soggetti non fragili, quindi per la stragrande maggioranza degli italiani, bastano le tre dosi di vaccino
anti-Covid e che estendere la quarta dose anche al resto della popolazione avrebbe un senso molto emotivo e poco scientifico. Mi lasci anche dire che più che pensare alla quarta dose dovremmo pensare a vaccinare con la terza dose quei milioni di italiani che hanno ricevuto solo due dosi e che forse non sanno che 5-6 mesi dopo la seconda dose la protezione dalla malattia severa scende al 60-70 per cento.

Ci potranno allora essere diversi vaccini?

Diverso è il discorso di cambiare vaccino: se Omicron restasse ancora la variante dominante, per il prossimo autunno potrebbe essere disponibile un vaccino che contenga anche la spike di Omicron oltre che quella Wuhan del vaccino attuale. Il tentativo è quello di prevenire l'infezione, perché tre dosi dei vaccini studiati contro il ceppo Wuhan sono efficaci al 90 per cento contro la malattia grave anche per quanto riguarda Omicron ma proteggono "solo" al 60-65 per cento dal’Infezione. In questo periodo Pfizer e Moderna stanno sperimentando un nuovo vaccino a mRNA che contenga la spike di Omicron ma anche un vaccino anti-influenzale. E’ chiaro che in questo caso si parlerà di un nuovo vaccino e non di quarte o quinte dosi.

In questi giorni si sta discutendo anche di togliere le mascherine al chiuso, cosa ne pensa?

Dopo due anni non abbiamo debellato ancora la pandemia e portare la mascherina al chiuso vuol dire mitigare il rischio e significa proteggere sé stessi e proteggere gli altri. Per questo dal punto di vista medico tenere la mascherina al chiuso
ha ancora senso.

Cosa accadrà per lei il prossimo autunno? Ritorneremo ad avere ondate e picchi Covid?

Il prossimo autunno circolerà ancora il virus, questo è molto, molto probabile. La stragrande maggioranza degli italiani è però vaccinato. A rischio elevato di ospedalizzazione restano comunque gli over 50 non vaccinati e gli over 80 vaccinati con multiborbidità. Di quelli che finiscono in terapia intensiva la maggioranza non è vaccinato, di quelli che muoiono la maggioranza non è vaccinata o è vaccinata con una dose o con due dosi da più di 4 mesi. Ma se contiamo che in Italia fra gli over50 i non vaccinati sono circa il 6 per cento (1,6 milioni su 26,8 milioni di over 50) chiaro che i vaccinati hanno una protezione contro la malattia severa e la morte di circa 20 volte in più rispetto a un non vaccinato. L’ISS ha stimato che negli ultimi 16 mesi con i vaccini abbiamo evitato circa 150mila morti da Covid. Ancora oggi, ogni giorno in Italia muoiono decine di italiani non vaccinati che non sarebbero morti se fossero stati vaccinati e questa è una realtà terribile.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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