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Covid 19

L’epidemiologo La Vecchia: “Misure sulla quarantena sono blande, sapremo impatto Omicron tra 10 giorni”

L’epidemiologo e professore dell’Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia, in un’intervista a Fanpage,it, ha commentato le misure sulle quarantene adottate ieri dal governo per contenere l’aumento dei contagi, definendole “nel complesso blande”. Il vero impatto di Omicron sui ricoveri “si saprà tra dieci giorni”
A cura di Simona Buscaglia
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Le misure adottate ieri sulle quarantene sono "interlocutorie", nel complesso "blande", e hanno lo scopo di attendere il tempo necessario per capire il reale impatto della variante Omicron sui ricoveri. A dirlo in un'intervista a Fanpage.it è l'epidemiologo e professore dell'Università Statale Carlo La Vecchia.

Con la riduzione dei giorni di quarantena non rischiamo un'esplosione di casi in Lombardia?

L'esplosione dei casi non è un rischio, se non è una certezza è estremamente probabile, indipendentemente dalle misure prese ieri. Pensiamo poi che è il 29 dicembre: se si fa una stretta si annuncia dopo Capodanno, ed è anche comprensibile. Se fra dieci giorni il numero di ricoveri resta basso e gli ospedali reggono, questa sarà una delle tante ondate, purtroppo con il suo carico di morti, ma il sistema reggerà. Se invece aumenteranno, cosa che temo, i ricoverati anche di mille al giorno allora verranno prese misure più restrittive

Stiamo scommettendo sul fatto che Omicron non causi effetti gravi sui vaccinati?

La misura di ieri sulla diminuzione della quarantena è ragionevole, questo prescinde dal fatto che la Omicron sia più o meno grave. Noi sappiamo che il picco di contagiosità è nei giorni intorno alla comparsa dei sintomi quindi la riduzione della quarantena è una misura pratica. Le proposte sulle restrizioni sui non vaccinati anche lì sono ragionevoli. Nel complesso ieri non è stato fatto molto, le misure sono blande nel complesso e hanno un impatto pratico, soprattutto per certi servizi, come i trasporti, dove non possiamo avere molte persone in quarantena. L'impatto sulla diffusione della Omicron è modesto. La logica dietro a queste misure è che soltanto fra uno o due settimane capiremo l'impatto della Omicron sulla malattia grave e quindi sui ricoveri. Eventuali misure più restrittive verranno prese lì: se il sistema sanitario reggerà probabilmente riusciremo a superare questa ondata con queste misure. Certo, molte Regioni diventeranno gialle e arancioni, questo è scontato, si rischia anche il rosso a breve per alcune, penso anche alla Lombardia. Ieri è stato fatto quello che si poteva fare

Serve quindi tempo per capire il reale impatto dell variante Omicron, non si conosce una previsione di quando ci sarà il picco?

Le misure di ieri sono interlocutorie. Nel breve termine è una situazione di forte stress negli ospedali ma gestibile: ieri erano 10578 ricoverati, il picco di oltre 34mila era stato registrato a fine novembre dell'anno scorso dove però la situazione era fuori controllo, tutto era dedicato al Covid, quindi abbiamo uno spazio di qualche giorno per capire. Non lo sa nessuno quanti infettati Omicron ci saranno, soprattutto quanti vaccinati sviluppino malattie grave e necessitino del ricovero. L'epidemia è arrivata a metà dicembre, è esplosa verso il 25 dicembre e si vedranno gli effetti quindi tra una settimana o al massimo dieci giorni.

Quale urgenza bisogna affrontare sulla gestione dei ricoveri?

Quello che serve adesso sono i posti a bassa intensità di cura, tipo infermeria, dove mettere i pazienti Covid che hanno patologie, che non si rimandano a casa perché sono in dubbio sull'evoluzione della malattia e che richiedono un'osservazione gestibile da poco personale, al massimo un po' di ossigeno. I Covid hotel non sono sistemi efficienti, questi pazienti devono essere osservati da personale sanitario non possono stare chiusi in una stanza e oltretutto i medici, che già sono pochi, non possono girare.

In caso di un aumento significativo dei contagi e dei ricoveri l'ipotesi di un lockdown sarebbe una misura necessaria o eccessiva?

Nulla è lontano dalla realtà, ma in linea generale i lockdown prima si fanno meglio è, quindi potremmo avere perso l'occasione di farne uno efficace. Farlo quando il ciclo epidemico è esploso serve solo a farlo accettare maggiormente dai cittadini, perché dal punto di vista politico è più facile, ma i cicli pandemici hanno dei cicli naturali, farlo quando sta finendo da solo non serve a molto. Non so dire quando finirà l'ondata Omicron, quelli che dicono che finirà a gennaio fanno stregoneria. La prossima settimana arriveremo a ben oltre 100mila casi ma a un certo punto l'ondata non potrà continuare all'infinito. Se si avesse il timore che il sistema sanitario vada in crisi fra 15 giorni si dovrebbe fare un lockdown adesso, ma ora è stato scelto di vedere come va e poi decidere, che è comunque una scelta ragionevole. Se le cose andassero male le due prospettive sono: usare le regole attuali, e quindi quasi tutte le regioni andranno in zona rossa come lo scorso autunno, oppure cambiarle ulteriormente e metterne di più restrittive. Di fatto, anche con queste regole, fra poco molta parte d'Italia diventerà rossa. Era impensabile fare un lockdown qualche giorno fa, forse si sarebbe guadagnato tempo ma non è detto che si sarebbe evitata l'ondata. Aspettare vuol dire in sostanza preparare gli ospedali

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