Leoncavallo, rinviato ancora lo sfratto al 9 settembre: “Apriremo una raccolta fondi per la nuova sede”

Lo sgombero del Leoncavallo è stato rinviato ancora una volta, la nuova data è il 9 settembre. Intanto, le associazione sono in trattativa con il Comune di Milano per l’ottenimento di una nuova sede in via San Dionigi, in zona Porto di Mare, e hanno annunciato l’apertura di una raccolta fondi per finanziare i lavori.
A cura di Enrico Spaccini
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Marina Boer con l’ufficiale giudiziario (foto di Simone Giancristofaro – Fanpage.it)
Marina Boer con l’ufficiale giudiziario (foto di Simone Giancristofaro – Fanpage.it)

È stato rinviato per la 133esima volta lo sgombero del Leoncavallo. Anche questa mattina, martedì 15 luglio, l'ufficiale giudiziario si è presentato in via Watteau, in zona Greco a Milano, per consegnare l'ordine di sfratto e, dopo la notifica dei documenti, rimandare le pratiche al prossimo 9 settembre. Circa 140 persone si erano riunite all'ex cartiera per presidiare il centro sociale, tra queste anche la presidente dell'associazione ‘Mamme Antifasciste', Marina Boer, che in qualità di responsabile legale è destinataria della richiesta di risarcimento da 3 milioni di euro avanzata dal ministero dell'Interno: "Non potrò pagarlo mai, quando scadranno i 60 giorni che era il termine fissato nella lettera del 25 giugno, vedremo che cosa succederà".

Lo sgombero è stato, dunque, rinviato in attesa che i gestori del Leoncavallo raggiungano un'intesa con il Comune di Milano per il trasferimento delle attività in un capannone di via San Dionigi, in zona Porto di Mare. Una trattativa che deve fare i conti con il fatto che la struttura abbandonata dovrà essere sottoposta a un importante lavoro di restauro e di rimozione di amianto. "Ci vogliono tanti soldi, almeno 300mila euro, soprattutto per fare la bonifica dell’amianto nel tetto", ha spiegato Boer, "stiamo cercando qualcuno che ci finanzi o magari abbiamo anche pensato di avviare una raccolta fondi".

Dopodiché ci sarà da discutere anche il costo dell'affitto, che verrà comunque decurtato del 70 per cento per gli scopi sociali dell’impresa. "Ci hanno detto che sul canone che avanza saranno spalmati i costi dei lavori necessari sugli anni della concessione", ha aggiunto la presidente delle ‘Mamme Antifasciste', "i tempi sono lunghi e le spese ingenti, abbiamo chiesto il diritto d'uso per 50 anni".

Come ha spiegato Daniele Farina a Fanpage.it, la raccolta fondi "servirà per fare un tentativo con la nuova sede e non andrà al ministero dell'Interno, perché alle cose ingiuste si resiste". Il portavoce del Leoncavallo si riferisce alla richiesta di risarcimento per 3 milioni di euro avanzata dal Viminale nei confronti di Boer, in quanto responsabile legale dell'associazione ‘Mamme Antifasciste'. Il ministero dell'Interno nei mesi scorsi ha provveduto a risarcire la società ‘L'Orologio' del Gruppo Cabassi, su disposizione della Corte d'Appello di Milano, perché "inadempiente" davanti all'occupazione dell'ex cartiera di sua proprietà e per 30 anni occupata dal centro sociale, e ora ha chiesto la restituzione di quel denaro.

"Non potrò pagarlo mai", ha dichiarato Boer, "gli avvocati mi hanno detto che la procedura prevede un sequestro preventivo di casa mia, che è l’unico bene che possiedo e che non vale nemmeno lontanamente 3 milioni". Al termine dei 60 giorni fissati dalla lettera del 25 giugno si potrebbe tenere, quindi, una causa contro la presidente delle ‘Mamme Antifasciste'.

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