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Lealtà Azione protesta a Milano: “Non ci aspettavamo un voltafaccia da Meloni”

Circa 200 persone hanno manifestato lungo le vie attigue a piazzale Cadorna, in centro a Milano, su iniziativa del movimento neo fascista Lealtà Azione. L’obiettivo del presidio, organizzato dal comitato “Uniti contro la guerra”, era chiedere al governo lo stop dell’invio di armi a Kiev.
A cura di Chiara Daffini
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Il corteo di Lealtà Azione
Il corteo di Lealtà Azione

Formalmente l'unica bandiera accettata doveva essere il tricolore. E nei fatti, a ben vedere, la regola è stata rispettata, ma accanto al rosso-bianco-verde italiano sventola anche qualche bianco-blu-rosso russo. Una doppia triade "amica", assicurano i partecipanti.

"Basta con questo governo guerrafondaio – dice a Fanpage.it Lorenzo Berti, presidente dell'associazione Venti dell'Est -. Invece di inviare armi a Kiev, l'Italia dovrebbe avere una posizione neutrale come la Turchia ".

"L'Ucraina – continua Luciano Tovaglieri, dirigente nazionale di Ancora Italia – non doveva violare gli accordi di Minsk, la guerra è alimentata e voluta dalla Nato".

Gli fa eco Maurizio Murelli, condannato a 18 anni per i disordini del 1973, dove restò ucciso l'agente Antonio Marino: "L'unica cosa su cui dissento in questa manifestazione per la pace – dice a Fanapge.it – è la pace stessa. Io farei la guerra, ma dall'altra parte, quella dei russi. Sono loro le vittime".

Pace (economica) per gli italiani

Prima ancora delle armi – che dagli altoparlanti si grida "abbiamo pure dato gratis" – e della Nato, la scritta "Basta" che ondeggia sugli striscioni nella piazza affollata è verso le sanzioni alla Russia.

"Le sanzioni – spiega Gianluca Caman, del gruppo FederAzione Lealtà Azione – stanno mettendo in ginocchio le nostre famiglie e le nostre imprese, di fatto colpiscono la popolazione civile".

Come la guerra, d'altronde, ma quella è oltre confine: "Noi pensiamo agli italiani, non dobbiamo pagare per una guerra non nostra", ribadiscono a ripetizione i vari esponenti del movimento neo fascista.

Una pace, dunque, solo per gli italiani e forse anche per i russi, rappresentati al corteo da esponenti di associazioni russofile e attivisti con lo stemma dell'impero russo.

Il corteo ha sfilato con fiaccole, bandiere e fumogeni
Il corteo ha sfilato con fiaccole, bandiere e fumogeni

Speranze (disilluse) nella politica

Non manca, tra gli oratori che si passano il megafono, qualche deluso dalla neo premier Giorgia Meloni: "Non mi aspettavo – dice a Fanpage.it Amedeo Avondet, un tempo militante in Fratelli d'Italia, oggi parte di Italia Unita – un simile voltafaccia da Meloni, soprattutto per l'aumento delle accise".

Più tenero l'ex sindaco e tutt'ora membro di FdI Gianni Alemanno, presente in piazza: "Ovviamente continuo ad avere fiducia nel governo, ma non sono d'accordo sulla gestione del conflitto russo-ucraino. Oggi siamo qui per chiedere una tregua di Natale e l'apertura di un tavolo di trattative realistico".

Secondo Caman, invece, non si può essere delusi se non si nutrivano speranze: "Il governo Meloni è la prosecuzione senza discontinuità del governo Draghi, solo che il primo era tecnico, il secondo è politico".

Nemmeno le imminenti regionali sembrano riscaldare gli animi: "Tra i candidati noti – dicono da Lealtà Azione – non sapremmo proprio chi scegliere". Almanno invece: "Penso che Fontana si meriti la fiducia delle persone".

Il corteo prosegue fino a sera, tra canti, fumogeni, freddo e bandiere. "Questa è l'Italia profonda, questa è l'Italia vera", gridano dal megafono. E per fortuna qualche passante si guarda attorno stranito.

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