Le psicologhe accusate di aver manipolato Alessia Pifferi: “Il test per il QI era a scopo terapeutico”

Si è svolta a porte chiuse l'udienza che questa mattina, giovedì 11 settembre, ha aperto il processo chiamato ‘Pifferi bis'. Quattro psicologhe, il consulente della difesa e l'avvocata di Alessia Pifferi sono accusati dalla Procura di Milano di averla spinta a fingere gravi ritardi cognitivi e di aver manipolato gli accertamenti psicologici per aiutare l'imputata a evitare il massimo della pena. Davanti al gup Roberto Crepaldi, tre psicologhe hanno reso dichiarazioni spontanee nelle quali hanno sottolineato di aver "operato in modo conforme ai protocolli", versione sostenuta anche dal consulente sotto indagine Marco Garbarini. L'avvocata Pontenani, invece, parlerà il 22 settembre. Cinque dei sei indagati hanno scelto il giudizio con rito abbreviato, mentre una psicologa sarà processata con rito ordinario.
"Il test di Wais era a fini terapeutici, non peritali"
Le indagini coordinate dal pm Francesco De Tommasi contesta la presunta falsificazione del test di Wais al quale era stata sottoposta Pifferi e che aveva dato come risultato un quoziente intellettivo molto basso. Secondo l'accusa, quell'esame avrebbe fatto parte di un "piano precostituito" che aveva l'obiettivo di far riconoscere una semi infermità mentale dell'imputata, cosa che le avrebbe evitato il massimo della pena.
Durante l'udienza dell'11 settembre, le psicologhe hanno fornito la propria versione dei fatti con alcune dichiarazioni spontanee. Le professioniste hanno sottolineato che l'esame di Wais era arrivato all'esito "di un percorso di interventi di equipe e strutture del carcere, interventi richiesti dal personale e non abnormi", dato che "in media" i detenuti "venivano visitati 100 volte in 6 mesi" e "Pifferi ricevette 90 visite".
Le psicologhe hanno ricordato anche che altri "soggetti qualificati del carcere" di San Vittore, dove era detenuta Pifferi, avevano "visto che c'erano dei problemi" e che sussisteva un rischio suicidiario. Per questo motivo, hanno detto, si "è deciso di intervenire", anche "somministrando il test di Wais", non ai "fini peritali ma terapeutici". In sostanza, le psicologhe hanno ribadito di aver "operato in modo conforme ai protocolli" e di aver agito sempre "in scienza e coscienza".
Gli avvocati difensori: "Ci aspettiamo l'assoluzione"
L'avvocato Mirko Mazzali, che difende una delle psicologhe indagate, ha dichiarato a fine udienza: "Ci aspettiamo l'assoluzione, è un'indagine sbagliata, che non andava fatta". Dello stesso avviso è Gianluigi Comunello, che insieme al collega Corrado Limentani difende Alessia Pontenani: "Alla luce dell'udienza di oggi e degli atti si arriverà ad un risultato assolutorio". Il rito abbreviato, ha spiegato, è stato scelto per "tempestività del giudizio".
Pontenani renderà dichiarazioni nella prossima udienza che si terrà il 22 settembre, quando inizieranno anche le discussioni. La difesa dell'avvocata di Pifferi ha depositato agli atti la perizia del processo d'appello, in cui Pifferi viene dipinta come un "soggetto che non poteva essere manipolato e plagiato", anche perché non ha "memoria a breve termine". Una prima decisione da parte del gup potrebbe arrivare il 9 ottobre.