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L’acqua di Milano contaminata da Pfas, Greenpeace: “Sostanze pericolose anche a basse concentrazioni”

Greenpeace Italia ha analizzato i dati relativi ai campionamenti sulla qualità dell’acqua che scorre negli acquedotti milanesi. La concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche è inferiore ai limiti di legge, ma l’organizzazione ambientalista sostiene che la presenza di Pfas “può costituire un pericolo anche a concentrazioni molto basse”.
A cura di Fabio Pellaco
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A due settimane dall'ultimo rapporto di Greenpeace Italia sull'acqua potabile in Lombardia, l'organizzazione ambientalista riaccende l'attenzione sulla contaminazione da Pfas nella rete idrica della città di Milano. Nonostante nessun campione superi i limiti di legge attualmente vigenti, in 132 dei 462 rilevamenti effettuati è stata individuata la presenza delle sostanze perfluoroalchiliche.

Cosa sono i Pfas e la normativa vigente in Italia

I Pfas sono sostanze a base di carbonio e fluoro che vengono utilizzate in ambito industriale. Sono considerate "inquinanti eterni" perché quando vengono disperse nell'ambiente sono estremamente resistenti alla degradazione. Secondo Greenpeace la presenza di Pfas nell'acqua potabile desta preoccupazione perché "secondo le più recenti conoscenze scientifiche può costituire un pericolo anche a concentrazioni molto basse".

Prima che l'Italia recepisse l'ultima Direttiva europea sulla qualità delle acque potabili (2020/2184), il Decreto legislativo 31/2001 stabiliva come limite totale delle Pfas disciolte nell'acqua il valore di 500 nanogrammi per litro. A febbraio di quest'anno, il Decreto legislativo 18/2023 ha abrogato la precedente norma: i gestori dovranno così attenersi al limite di 100 nanogrammi per litro. Ma l'obbligo partirà solo dal 12 gennaio 2026, anche se il testo prevede di adottare la nuova soglia "con ogni tempestività".

I dati analizzati da Greenpeace dell'acqua di Milano

Greenpeace ha richiesto l'accesso ai dati delle rilevazioni effettuate da MM S.p.A., l'ente che gestisce il servizio idrico cittadino, e dall'Agenzia di Tutela della Salute Città Metropolitana di Milano. I campionamenti si riferiscono agli anni 2021, 2022 e a parte del 2023.

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"Anche se tutti i prelievi del territorio milanese sono inferiori ai limiti fissati dall'attuale Direttiva europea – ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -, in oltre un caso su quattro le concentrazioni risultano superiori ai valori più cautelativi per la salute umana fissati o proposti in altri Paesi come la Danimarca o gli Stati Uniti. I cittadini hanno il diritto di sapere di essere esposti a rischi che già oggi sono ritenuti inaccettabili in altre nazioni".

In 76 casi però le concentrazioni rilevate a Milano erano superiori ai limiti più restrittivi vigenti in Danimarca (2 nanogrammi per litro per la somma di quattro Pfas) o proposti negli Stati Uniti (4 nanogrammi per litro per i composti Pfoa e Pfos).

Le soluzioni per abbattere la presenza di queste sostanze

"Oggi promuoviamo un'operazione di trasparenza – prosegue Ungherese – offrendo alla cittadinanza di Milano la possibilità di consultare i livelli di contaminazione da Pfas in vari punti della rete acquedottistica cittadina: siamo costretti a farlo perché gli enti pubblici a cui spetta questa responsabilità, pur monitorando da anni la presenza di queste sostanze, non diffondono i risultati delle analisi".

Secondo Greenpeace il livello di Pfas riscontrato nella rete acquedottistica milanese può essere facilmente abbattuto tramite una soluzione emergenziale come l'installazione e/o il potenziamento di appositi sistemi di filtrazione. La richiesta rivolta a Regione Lombardia è di intervenire a monte e individuare tutte le fonti inquinanti, al fine di bloccare la contaminazione all'origine e riconvertire le produzioni industriali che ancora utilizzano queste sostanze

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