La mamma di Igor Squeo, morto dopo un intervento della polizia: “Voglio sapere cos’è successo”

“Prono a terra, ammanettato mani e piedi, con cinque o più poliziotti che lo tenevano bloccato”. Così i sanitari intervenuti la notte della sua morte avrebbero trovato Igor Squeo prima dell’arresto cardiocircolatorio che gli è costato la vita. Sulla vicenda la famiglia chiede chiarezza e giustizia.
A cura di Chiara Daffini
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Igor Squeo
Igor Squeo

Igor Squeo muore a 33 anni, nella notte tra l'11 e il 12 giugno 2022, dopo un intervento di polizia e sanitari nel suo appartamento a Milano. Per indagare le circostanze che hanno portato all'arresto cardiocircolatorio del giovane e al conseguente decesso, la Procura di Milano apre un fascicolo, ma il pm chiede l'archiviazione del caso, valutando che il cuore di Igor si sia fermato a causa di un'overdose di cocaina.

Tesi, quest'ultima, che non convince la famiglia del giovane, e per cui il gip ha richiesto ulteriori approfondimenti di indagine. Al vaglio degli inquirenti sarebbero soprattutto i fatti avvenuti la notte in cui Igor è morto nell'appartamento che condivideva con la compagna (in quei giorni ricoverata in ospedale) e un coinquilino.

Tra i diversi elementi ancora poco chiari, ci sarebbero le manovre che gli agenti avrebbero utilizzato per immobilizzare Squeo, trovato in stato di forte agitazione. "C'è una sostanziale divergenza – spiega a Fanpage.it Ilaria Urzini, legale della famiglia Squeo – tra l'annotazione della volante intervenuta, che dice di aver tenuto Igor sempre in posizione laterale di sicurezza, e quello che è invece testimoniato sia nella relazione del medico che ha somministrato il Propofol sia nei racconti dei volontari della Croce Rossa. Questi ultimi riferiscono, tutti e quattro concordemente, di aver sempre visto Igor, quella notte, prono a terra, ammanettato mani e piedi, con cinque o più poliziotti che lo tenevano bloccato".

Una modalità che, stando ai racconti dei testimoni, sembrerebbe richiamare l'ormai tristemente nota "manovra Floyd", dal nome del cittadino afroamericano ucciso nel 2020 da un agente di polizia che gli aveva tenuto compresso il collo con il ginocchio per 9 minuti.

Come è morto Igor Squeo?

"Dalle testimonianze contenute negli atti di indagine – dice Urzini – emerge che Igor avrebbe conosciuto un ragazzo alle nove e mezzo della sera dell’11 giugno. I due avrebbero poi deciso di andare a ballare, ma sarebbero passati a cambiarsi a casa di Igor, dove avrebbero consumato della cocaina".

"Proprio in seguito all'assunzione della sostanza – prosegue Urzini – sarebbe nato un litigio fra i due ragazzi, avvenuto nella stanza di Igor. Allarmato dalle grida, il coinquilino di Igor avrebbe chiamato la polizia alle 2:45. Sarebbe arrivata quindi una prima volante, la quale dice di aver trovato Igor in stato di forte agitazione, di aver cercato di tranquillizzarlo utilizzando per due volte il taser, l'arco di avvertimento non la scarica elettrica, senza però ottenere risultati. Per questo motivo gli agenti avrebbero chiesto i rinforzi di altre sei volanti e di un'ambulanza con medico a bordo. Sarà quest'ultimo a somministrare a Igor il Propofol, un sedativo normalmente utilizzato in anestesia generale; passano due minuti e Igor va in arresto cardiocircolatorio".

Da sinistra: Ilaria Urzini e Franca Pisano
Da sinistra: Ilaria Urzini e Franca Pisano

Il cuore di Igor Squeo smette di battere per la prima volta, in casa, alle 4.15. Il secondo arresto cardiocircolatorio è registrato alle 5.07, mentre il 33enne stava per essere trasferito in ambulanza. Verrà poi portato nella sala emo dinamica dell'Ospedale Maggiore, dove se ne constata il decesso alle 6:45.

Nemmeno un'ora dopo sua madre, Franca Pisano, riceve una chiamata dal Policlinico di Milano: "Erano le 7:30 circa di domenica mattina e una voce femminile dall'altro capo del telefono mi ha chiesto se Igor Squeo fosse mio figlio – racconta a Fanpage.it Franca Pisano -, ho risposto di sì, allora quella voce ha pronunciato l'ultima frase che sono riuscita ad ascoltare con lucidità in quella conversazione: ‘Guardi, suo figlio ha avuto un arresto cardiaco ed è morto‘".

La signora Pisano, insieme al compagno e all'altro figlio, si precipita al Policlinico: "Quando me l'hanno fatto vedere – ricorda – era sdraiato su un lettino, coperto fino al collo e con il viso tutto incerottato. Suo fratello l'ha scoperto e aveva tutto il corpo fasciato fuorché le spalle, la faccia, il collo e le braccia. Ricordo di aver parlato con una dottoressa quel giorno e mi aveva detto che non avevano trovato nessuna occlusione alle coronarie, sembrava tutto regolare". Per chiarire le circostanze in cui il giovane è morto, la procura di Milano apre un fascicolo di indagine.

Secondo la legale della famiglia, l'assenza di anomalie o affaticamento cardiaco è uno dei tasselli ancora da mettere a posto: "L'ipotesi accusatoria – spiega – attribuisce la morte di Igor a un’intossicazione acuta da cocaina rispetto alla quale non vi sono però dei segni nel cuore che si sarebbero dovuti trovare. Al contrario, sono stati evidenziati segni di insufficienza respiratoria acuta sul cadavere di Igor, come le petecchie rinvenute nei polmoni".

La consulenza della Procura

Dopo mesi di indagini, il pm incaricato chiede l'archiviazione del caso, ritenendo che l'arresto cardiocircolatorio che ha portato Igor alla morte sia stato causato dalla cocaina. "La richiesta di archiviazione del pubblico ministero – afferma Urzini –  è basata esclusivamente sulla consulenza da lui disposta e redatta da un medico legale e da un tossicologo, i quali dicono che la morte di Igor è dovuta a intossicazione acuta da cocaina sulla base di metodi che non sono scientificamente affidabili, così come da loro stessi ammesso".

"I consulenti della procura – precisa la legale – sono partiti dalle quantità di sostanza rinvenuta nel corpo di Igor e ne hanno dedotto la quantità che sarebbe stata assunta in vita, ma, come ancora una volta da loro ammesso, l'autopsia era stata fatta undici giorni dopo la morte, quindi i tessuti erano degradati. Inoltre avvengono, post mortem, fenomeni di disidratazione dei tessuti che concentrano le sostanze e c’è anche il problema del deflusso del sangue, che quindi porta le sostanze a spostarsi, quindi è chiaro che le concentrazioni che vengono trovate in un comparto del corpo (cardiaco, renale ecc) con questo procedimento non sono affidabili, per tale motivo abbiamo chiesto esami istologici dei tessuti anziché le sole analisi del sangue".

"Uno degli errori più marchiani che è stato fatto in questa consulenza – continua la legale – è che è stato indicato un orario errato per l'assunzione della cocaina. Dalle quantità rinvenute nel sangue, i consulenti della procura hanno affermato che la cocaina sarebbe stata assunta 60-90 minuti prima della morte, quando in realtà secondo la testimonianza del coinquilino, contenuta negli atti, la lite tra Igor e il ragazzo conosciuto quella sera sarebbe avvenuta, in seguito all'assunzione di coca, all'una e mezza circa, quindi quantomeno cinque ore prima della morte di Igor".

Tra i punti ancora da chiarire ci sono le modalità e i successivi effetti scaturiti dalla somministrazione del Propofol. "Quello che noi abbiamo rilevato – spiega l'avvocata – è che l'ossigenazione di Igor al momento della somministrazione del sedativo era solo all'82%, quando in una persona sana dovrebbe essere almeno al 94-95%. La nostra ipotesi è che sia diminuita la sua ossigenazione a seguito della compressione toracica agita dalla polizia, su cui si è innestata la somministrazione del Propofol, che ha anche un forte effetto di depressione respiratoria".

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L'intervento della polizia

"C'è una sostanziale divergenza – sostiene Urzini – tra l'annotazione della volante intervenuta, che dice di aver tenuto Igor sempre in posizione laterale di sicurezza, e quello che è invece testimoniato sia nella relazione del medico che ha somministrato il Propofol sia nei racconti dei volontari della Croce Rossa. Questi ultimi riferiscono, tutti e quattro concordemente, di aver sempre visto Igor, quella notte, prono a terra, ammanettato mani e piedi, con cinque o più poliziotti che lo tenevano bloccato".

"Un ulteriore problema – aggiunge la legale – è che, contrariamente alle linee guida previste per la sedazione al di fuori delle sale operatorie, Igor non è stato monitorato prima della somministrazione del sedativo, ma solo subito dopo, poiché, secondo quanto hanno riferito gli operatori intervenuti, era troppo agitato per poter rilevare i parametri".

Verità per Igor

"Igor era un ragazzo comune – dice la sua mamma -, aveva una compagna, un lavoro, tanti progetti. Mio figlio può aver sbagliato e nessuno più di me lo crede, però per me è qua, è come se dovesse arrivare da un momento all'altro. Guardo le sue foto ed è troppo reale ma al tempo stesso inverosimile quello che è successo".

Il 20 maggio scadranno i sei mesi dati dal gip al pm per l'integrazione della consulenza e verrà quindi nuovamente chiesta dal pubblico ministero archiviazione o rinvio a giudizio. "Il fatto che Igor avesse assunto droga – commenta l'avvocata Urzini – credo abbia influito sul modo in cui le indagini sono state portate avanti, nel senso che quando c'è di mezzo la droga, vera o presunta, queste vittime vengono ritenute di serie Z. Si attribuisce la morte all'assunzione di droghe e si cerca di chiudere velocemente".

"Non ho nulla contro le forze di polizia, i carabinieri e i medici – conclude la mamma di Igor -, che mi dicano però, esattamente, perché mio figlio è morto".

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