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La Lombardia firma un’ordinanza anti caldo per i lavoratori: “Ora meno discrezionalità alle aziende”

La Regione Lombardia ha firmato un’ordinanza per vietare che i lavoratori esposti alle alte temperature debbano lavorare nelle ore più calde. Lo stop scatterà dalle 12:30 alle 16:00 nei giorni che un’apposita piattaforma dell’Inail definirà ad alto rischio. Le categorie interessate sono quelle di cantieri, cave, aziende agricole e florovivaistiche all’aperto.
A cura di Alice De Luca
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Dalla mezzanotte di questa sera entrerà in vigore l'ordinanza che Regione Lombardia, su sollecitazione dei sindacati, ha emesso a tutela dei lavoratori esposti alle temperature estreme che operano all'aperto. Il provvedimento prevede che alcune categorie di professionisti (operai in aree edili, cave, aziende agricole e florovivaistiche) potranno interrompere le loro attività tra le 12:30 e le 16:00 nelle giornate che un'apposita piattaforma dell'Inail (Worklimate) definirà ad alto rischio per il caldo. I responsabili delle aziende che non rispetteranno i limiti rischieranno l'arresto fino a tre mesi o un'ammenda fino a 206 euro.

"Siamo molto soddisfatti – ha detto a Fanpage.it Katiuscia Calabretta, segretaria generale della Cgil nel settore edile – anche perché noi avevamo richiesto un'ordinanza anche l'anno scorso senza ottenere una risposta positiva". La Lombardia si unirà ora alle altre regioni, come Toscana, Puglia e Sicilia, che hanno già emesso un provvedimento di questo tipo, e a Piemonte ed Emilia Romagna che l'hanno firmata oggi.

Cosa cambia con l'ordinanza anti caldo

L'ordinanza regolamenta lo stop del lavoro con il caldo: una decisione che in assenza di un provvedimento rimaneva nelle mani dei datori di lavoro: "Nel settore edile – spiega Calabretta – abbiamo un ammortizzatore sociale che è la cassa integrazione ordinaria per eventi meteo. Si potrebbe utilizzare anche per il forte caldo, ma serve che la temperatura reale o percepita superi i 35°. Questa è una possibilità che però rimane a discrezione dell'azienda, che decide se utilizzarla oppure no. Ora invece, grazie all'ordinanza, abbiamo un elemento in più per imporre alle aziende lo stop".

In alcuni casi il rimedio al caldo per questi lavoratori poteva essere anche lo spostamento degli orari lavorativi, ma questa soluzione non è sempre praticabile: "Un conto è lavorare di notte su un'autostrada isolata e lontana dai centri abitati – dice Calabretta – un altro è rifare una strada in città, dove non si può lavorare di notte o la mattina presto per il problema del rumore".

Come funziona l'interruzione del lavoro

L'interruzione del lavoro può avvenire a determinate condizioni, cioè quando il sito apposito segnala che la giornata ha un livello di rischio alto. Non c'è però una temperatura precisa: "La piattaforma – continua Calabretta – calcola il rischio sulla base di diversi fattori come i gradi, ma anche l'umidità". I lavoratori coinvolti dall'ordinanza sono quelli che lavorano nel settore edile, nelle cave, nelle aziende agricole e florovivaistiche.

Chi beneficerà dell'ordinanza anti caldo

"Si tratta di categorie a rischio – spiega ancora Calabretta – Basti pensare agli operai che lavorano nei cantieri stradali sotto il sole e che magari usano anche il bitume e il catrame, materiali che già di per sé emanano calore. Oppure pensa quelli che fanno le impermeabilizzazioni sui tetti, che lavorano sui ponteggi o che fanno la carpenteria in ferro negli scavi per le costruzioni di palazzine".

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