video suggerito
video suggerito

Katia “La Nera”, il manager prestanome e i “Glovo” che portano cocaina in città: il romanzo criminale della Barona

Katia Elena Adragna, soprannominata “La Nera”, teneva le redini del traffico di droga che faceva capo al clan Calajò nel quartiere Barona, Milano: tra i clienti anche politici e uomini influenti della città. Nelle indagini di Procura e Carabinieri la gestione dello spaccio con finti rider e il denaro riciclato attraverso un imprenditore di locali alla moda.
A cura di Francesca Del Boca
22 CONDIVISIONI
Immagine

Il quartier generale è quello della Barona, tra le case popolari di via De Pretis e via Lope de Vega. E proprio nell'estrema periferia sud di Milano, dove finiscono i palazzi e inizia la campagna, aveva sede la centrale dello spaccio milanese che, per la Procura di Milano e il reparto Ros dei Carabinieri, era a tutti gli effetti una vera e propria "associazione criminale".

Il vertice? Katia Elena Adragna, soprannominata "La Bionda" o "La Nera", 46 anni, promotrice e organizzatrice arrestata questa mattina insieme ad altre 18 persone (e 24 indagate) con l'accusa di aver gestito dal 2020 una massiccia attività di confezionamento e spaccio droga (cocaina, hashish, marijuana) per conto del clan Calajò, proseguendo l'attività con la sua cellula "Nuova Barona" mentre i capi storici si trovavano reclusi in carcere a Opera. 

Un business più che redditizio, che riforniva di stupefacenti anche imprenditori, politici, uomini influenti di tutta la città. E una filiera, ricostruita dagli inquirenti nelle carte visionate da Fanpage.it, e ormai rodata nel minimo dettaglio tra l'acquisto all'estero di "ingenti quantitativi" di sostanze e lo smercio nelle principali piazze di spaccio (Barona, Gratosoglio, Baggio e Quarto Oggiaro) attraverso un'organizzazione di tipo verticistico, con precise ripartizioni di ruoli.

L'organizzazione criminale della "Nuova Barona"

In alto Luca, Andrea e Nazzareno Calajò, i signori della droga di Milano sud, le compagne, i parenti e i loro fedelissimi "scagnozzi", un piccolo esercito addetto anche alla sicurezza dei boss: il "guardaspalle" Lsaid Mohamed Abdelkader "Momo" Mohamed, il custode delle armi Francesco "Il Bello" Bisi, Massimiliano "Massimino Spara – Spara" Mazzanti, Vladimiro "Vladi" Rallo, Matteo Cuccurullo. Un gradino sotto, i "cavallini" Sabrina De Carli e Antonia Minasi che più volte, stando a quanto emerso dalle indagini, avrebbero viaggiato da Milano a Livorno per il trasporto dello stupefacente e il ritiro del denaro da parte di alcuni camionisti provenienti dalla Sardegna.

E ancora figure chiave come Laura Aneli, in codice "Pocahontas", addetta alla distribuzione e vendita dello stupefacente, procacciatrice di "clienti" e incaricata di incassare i proventi illeciti per conto di Luca Calajò, nonché di trasportare, stoccare, confezionare e vendere al dettaglio lo stupefacente alla Barona e quartieri limitrofi, con base operativa presso i numerosi appartamenti adibiti a "imbosco" della droga, oltre una trentina: in primis il "punto vendita" di via De Pretis 11 alla Barona e numerose case sparse tra Rozzano e Casarile (Pavia), "punto di ritrovo" per la custodia dei cripto-telefoni e del denaro contante. E ancora, nell'organizzazione criminale di cui Katia "La Nera" teneva saldamente le redini, l'immancabile braccio destro della "lady della droga" milanese Ermanno Adriano "Adri" Carta, addetto al "recupero crediti" con i consumatori. 

Il manager dei ristoranti milanesi prestanome dei Calajò

Con loro Alessandro Elia Anthony "Pinuzza" Davì, Simone "Piccolo" Granillo, e Francesco Paolo "Ciccio" Fasciano, che ricoprivano il ruolo di organizzatori e coordinatori dello smercio tra Via Ovada, Via De Nicola, Via De Pretis, Via Teramo e Via Don Primo Mazzolari. E figure esterne ma allo stesso tempo preziosissime come Alessandro Mastromatteo, imprenditore nel campo della ristorazione che a Milano ha inaugurato locali alla moda e sushi bar ed ex compagno della corteggiatrice del programma Mediaset Uomini&Donne Diletta Pagliano (non indagata). Per chi indaga, in realtà, il prestanome ufficiale del clan, incaricato delle operazioni finanziarie e bancarie finalizzate al riciclaggio dei proventi illeciti per conto di Luca Calajò.

I pusher travestiti da rider

Al di sotto una fittissima rete di spacciatori al dettaglio ("Tuono", "Patty", "Nuvola", "Spider", "Lenzuolo", "Misha") che cedevano dosi di cocaina in città camuffandosi da rider, tutti elencati all'interno dell'agenda personale di Katia "La Nera" con tanto di nomi di clienti, grammatura ceduta e corrispettivi ricevuti. Corrieri regolarmente stipendiati, con denaro contante e/o con quantitativi di stupefacente per uso personale.

Per i "Glovo", come venivano soprannominati nelle conversazioni intercettate, che mettevano a disposizione la propria autovettura per il trasporto e la distribuzione dello stupefacente era inoltre previsto, oltre al rimborso dei costi del carburante, anche un'ulteriore indennità in droga o denaro"Il servizio Glovo è pure gratis", spiega, spazientita, Katia Adragna a un cliente che pretende uno sconto di 10 euro. "Se volete la priorità e la fretta, allora inizio a farlo pagare… io ci mangio di questo, non lo faccio per sport, non è un gioco. È per portare da mangiare alla mia famiglia".

22 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views